ARTE E STORIA SUL LAGO  
 
Tipologia Uscita sul campo  
Durata 1/2 giornata  
Destinatari II ciclo Scuola Primaria - Scuola Secondaria I grado  
Mezzi +  
Bibliografia Attività didattiche  
     
     

L'itinerario parte dal piazzale del Ristorante Mirafiori di Viverone (SS 228/Strada Provinciale, 20). Seguendo le indicazioni, raggiunge in scuolabus la frazione Bertignano, dove si conservano, su un dosso isolato in direzione di Rolle, resti imponenti di un castello-ricetto. Attestata come castrum nel 1145, la struttura fu riedificata come ricetto fortificato all'inizio del XIV secolo e conserva a tutt'oggi le caratteristiche essenziali: a sud un resto di cinta muraria imponente; a nord-est una torre quadrata d'angolo con merlatura, all'interno della quale ci sono varie postazioni di scolo con lunga feritoia verticale; alcune abitazioni, disposte a "isole", con i caratteristici due piani fuori terra; un edificio religioso, l'Oratorio di San Giovanni Battista, a navata unica con soffitto ligneo, presumibilmente in origine cappella gentilizia dei domini de castro vevroni, che detenevano il feudo congiuntamente alla Chiesa di Vercelli.

Lasciato lo scuolabus presso la frazione, si prosegue a piedi verso il piccolo lago di Bertignano, che, come quello di Viverone, occupa una depressione scavata dalla parte più avanzata della lingua del Ghiacciaio Balteo durante il Pleistocene, riempitasi successivamente con l'acqua di scioglimento dei ghiacci nella fase Postglaciale. La zona è cosparsa di tralicci elettrici da esercitazione, eredità della centrale idroelettrica che funzionava all'inizio del '900. Il lago di Bertignano riveste una fondamentale importanza archeologica per il ritrovamento di due piroghe monossili scavate in tronchi d'albero, scoperte nel 1912 e nel 1978 e rispettivamente datate 250 d.C. e 1450 a.C., che testimoniano la frequentazione dell'area nella media età del Bronzo e nell'età tardoantica (Torino, Museo di Antichità).
Vicino al lago, con una comoda passeggiata lungo la sponda sinistra, si raggiunge la cava del Purcarel, una depressione naturale periodicamente invasa da acque stagnanti i cui mucchi di sassi, sconvolti in passato da ruspe per l'estrazione di ghiaia, insieme a frammenti di vasellame, testimoniano un insediamento palafitticolo più o meno stabile, non ancora indagato dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte. I rinvenimenti della Cava del Purcarel sono probabilmente da legare a quelli eccezionalmente cospicui del Lago di Viverone, sito eponimo della Cultura che caratterizza il Bronzo Medio della Padania Occidentale (metà del II millennio a.C., cultura di Viverone). I villaggi palafitticoli dell'Età del Bronzo in località Cascina Nuova, S. Antonio e soprattutto Emissario, scavati in più riprese dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte, hanno restituito materiali che attestano una relativa floridezza della popolazione, la cui economia era basata su una stretta integrazione fra agricoltura e allevamento, con un forte ruolo assegnato alla metallurgia.
Tornati a Bertignano, si scende in scuolabus a Viverone, raggiungendo la località Cella, dove si conservano i resti della cella di San Michele, inglobati negli edifici dell'l'azienda vitivinicola Enrietti. Attestata dall'inizio del '500 in avanti come "cella di S. Marco", la struttura dipendeva dal monastero benedettino cluniacense di S. Genuario, come appare dalla bolla di Papa Eugenio III del 15 maggio 1151, da un documento del 1159 dell'imperatore Federico I Barbarossa e tale appare ancora nella bolla di Papa Eugenio IV del 27 settembre 1438. Ai suoi monaci spettava il diritto di pesca nel lago. Divenne poi, nel secolo XIV, commenda e fu lasciata dai benedettini. Restano la chiesa, conservata parzialmente nell'originaria struttura romanica (esterno del lato nord e abside semicircolare) e il campanile, pure romanico, di pietra viva, alleggerito da monofore e bifore, sostenute da esili colonnine. L'interno fu rifatto con gusto barocco e la volta rialzata, al principio del XX secolo.
Risaliti sullo scuolabus, si prosegue per pochi chilometri in direzione Piverone, dove, poco lontano dal paese, in località Torrione, sorge uno dei più pittoreschi ruderi che si affacciano sul lago di Viverone: il cosiddetto "Gesion", antica rettoria dello scomparso villaggio di Livione, ricordato in un documento del 1209. La chiesa, dedicata a San Pietro è in stile romanico primitivo e si data presumibilmente al terzo quarto dell'XI secolo, ed è un esempio unico in tutto il Piemonte. Di robusta costruzione in pietrame, ha due colonnine, che reggono le arcate del piccolo presbiterio, costituite da due rozze stele di pietra, forse una volta coperte da un rivestimento che le rendeva cilindriche; semplici sono i due capitelli cubici. La zona del presbiterio risulta così isolata dai tre archetti, le due colonne e un basso muretto laterale. Curioso il campanile, che tiene il posto di una cupola, collocata sopra il piccolo presbiterio: è sormontato da una copertura piramidale, forse di influsso d'oltralpe. Notevole è la parte del presbiterio, coperta da una volta a vela, con apertura rettangolare nel mezzo, attraverso cui con una scala a pioli, si poteva passare per salire al campaniletto, munito di quattro finestre coronate da un piccolo cornicione ad archetti semicircolari in cotto. Le pareti, convenientemente stuccate, conservano ancora qualche traccia di affreschi; copriva la navata un soffitto a travi, forse capriate, di cui si vedono gli incastri nei muri.