DA VICTIMULAE ALLE CHIUSE  
 
Tipologia Uscita sul campo  
Durata 1/2 giornata  
Destinatari II ciclo Scuola Primaria - Scuola Secondaria I grado  
Mezzi +  
Bibliografia Attività didattiche  
     
     
L'itinerario parte dalla Scuola Elementare di Salussola. Usciti in scuolabus dal paese, si lascia a destra la cappella di San Grato e, superando un modesto rilievo, ci si collega alla vecchia strada per Dorzano, all'altezza di Chiappara.
La strada, che segue con ogni probabilità un tracciato di età romana, attraversa la valletta di San Secondo, presso cui la critica archeologica contemporanea è propensa a localizzare l'insediamento romano di Victimulae, legato dalle fonti antiche allo sfruttamento delle vicine aurifodinae della Bessa.Tale supposizione si fonda essenzialmente su un'abbondante documentazione archeologica di materiale romano e medievale (oltre al famoso "rilievo di Dorzano" si sono rinvenuti occasionalmente sarcofagi in pietra, mosaici, fistulae), oggi in parte disperso, e su un'attenta analisi delle fonti toponomastiche antiche. Un tassello importante all'ipotesi è stato fornito dal recente scavo stratigrafico di un edificio di culto paleocristiano (IV-V sec. d.C.) in regione Porte di San Secondo, conservato a livello di fondazione e perfettamente visibile. Si tratta di una piccola chiesa a tre navate, con abside a derro di cavallo, da identificare presumibilmente con la primitiva pieve di Victimulae. I resti emergono dal terreno a sinistra della strada, poco dopo il confine comunale fra Salussola e Dorzano.
Lasciati gli scavi, si oltrepassa il "Montasso", dove è da localizzare una ricca necropoli romana, e, entrati in Dorzano, si piega a destra in direzione Salomone. Attraversato il paese, si prosegue su una comoda carrozzabile per San Vitale e Pavarano, dove si lascia lo scuolabus. L'attuale abitato di Pavarano ha origini tarde, mentre il toponimo, attestato fin dal 1194, corrispondeva in origine ad una località posta circa un chilometro a nord est, dove tuttora esiste l'antico sito della rettoria di San Lorenzo (presso la Cascina San Lorenzo), che si raggiunge a piedi in pochi minuti lungo un'agevole strada.

Dall'area di San Lorenzo, con una breve escursione, si raggiunge il colle di Montaldo, dove si conserva una torre, ampiamente riedificata nel XVIII secolo, forse pertinente ad una fortificazione dello scomparso sito di San Lorenzo di Pavarano.

Teatro di lotte cruente sulla via che collegava Biellese, Vercellese e Canavese, la torre fu per secoli uno dei principali posti di vedetta nelle propaggini meridionali della Serra.

Nell'area di San Lorenzo si conservano anche due massi erratici legati a persistenze di culti precristiani: il Roc della Regina e il Roc della Pratasera. Nel primo, incavato a forma di sarcofago e inciso a coppelle, la fantasia popolare individuava, in alcune lievi incavature, i luoghi in cui un'ipotetica "Regina", identificata poi nella Madonna, avrebbe riposto ditale, forbici e filo. L'acqua piovana che ristagna nella cavità era ritenuta salutare e le donne vi si recavano per bagnare gli occhi e preservarli da ogni eventuale infermità. Tali elementi sono forse da ricondurre alle usanze religiose, poi cristianizzate, delle genti celtiche e al culto delle matres, che avrebbe dato anche origine alla leggenda di una regina barbara lì sepolta. Luogo significativo è pure quello in cui è posto il Roc della Pratasera o Pera Pichera, un altro masso erratico lasciato dal ghiacciaio balteo: sotto questa roccia le mamme erano solite dire di aver trovato i loro figli, tramandando così superstizioni, più o meno cristianizzate, indizianti l'esistenza di tradizioni pagane remote.

Ritornati sulla strada sterrata principale, si ripercorre il tragitto in senso inverso fino a Pavarano.

Qui, poco prima dell'abitato, si svolta a destra, proseguendo in direzione ovest.Dopo una decina di minuti, si lascia alla propria sinistra la deviazione per la Cascina Valetto, e si prosegue lungo un comodo sentiero che costeggia le pendici del Monte Orsetto, il massimo rilievo della Serra meridionale (452 m s.l.m.), aggirandolo e raggiungendone la cima, segnalata da un grande masso erratico.Sfuggito ad una completa indagine scientifica, il sito del Monte Orsetto, di estremo interesse archeologico, è stato oggetto negli ultimi decenni di sondaggi e scavi occasionali, che hanno portato alla luce i resti di un imponente recinto, il cosiddetto "castelliere", articolato su più livelli dalle pendici alla sommità.

La denominazione di "castelliere" data alle strutture messe in evidenza (valli, resti di capanne) deriva dalla presunta analogia con alcuni castellieri celtici europei, insediamenti fortificati posti in posizione strategica sulla sommità di dossi e colli. In realtà, allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile suffragare con dati certi l'ipotesi di una attribuzione delle strutture all'età del Ferro: i materiali rinvenuti attestano solo una sicura frequentazione del sito in età medievale.

Esplorato il sito, con una comoda passeggiata si fa ritorno a Pavarano.