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KIZUNA
#1
di Kazuma
Kodaka
brossur.
sovrac., b/n, 210 pag, lire 16000
bimestrale,
per un pubblico adulto
KAPPA Edizioni
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A sei anni di distanza dall’uscita
dell’omonimo OAV per
la Yamato, i Kappa Boys introducono in Italia, finalmente, il manga
shonen
ai per eccellenza: KIZUNA. Il genere shonen ai (letteralmente:
amore tra ragazzi) ha ormai anche qui il suo affezionato pubblico di estimatori
ed estimatrici –anzi, prevalentemente di queste ultime- e dunque la provvidenziale
uscita di KIZUNA nelle fumetterie italiane colma un’esigenza sempre più
sentita. Se da un po’ di tempo a questa parte il genere shonen ai gode
di una certa popolarità è soprattutto merito dell’encomiabile
e instancabile lavoro di gruppi come
Cultur Club, operante dal 1994
per la diffusione e la creazione di yaoi e shonen ai; o dell’Associazione |
Culturale YSAL (Yaoi
Shounen Ai Lovers), di più recente costituzione ma altrettanto agguerrita.
Nelle fumetterie è sempre più facile imbattersi in autoproduzioni
–spesso anche di buona fattura, più spesso ancora acerbe- di yaoi
e shonen ai e le vendite di questi fumetti sono tutt’altro che trascurabili,
rapportate ad un’ottica di indipendenza e autoproduzione. Certo, c’è
ancora un grosso pregiudizio da sfatare: che sia un genere che interessa
solo donne e ragazze. Questo comincia a essere sempre meno vero, al di
là della (comprensibile?) gelosia delle principali protagoniste
e fautrici del fenomeno. |
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Tornando a KIZUNA, si deve
anzitutto specificare che è un manga destinato ad un pubblico mentalmente
adulto; in un paio di situazioni le scene di sesso sono piuttosto esplicite,
nonostante rispettino la particolare “censura giapponese” (divieto di rappresentazione
dei genitali e del pelo pubico). Naturalmente tutti i personaggi rappresentati
nel manga sono maggiorenni… L’edizione originale giapponese di KIZUNA risale
al 1992 e da allora ha fatto il giro del mondo, tradotto e apprezzato un
po’ ovunque. La storia riguarda una coppia di ragazzi: il biondo Ranmaru
Samejima, ex temutissimo campione nazionale di kendo, |
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e Kei Enjoji –nero, col codino.
Il loro è un amore passionale e sincero anche se pieno di
quei piccoli litigi e momenti “no” che assillano ogni coppia al mondo.
Per un brutto scherzo del destino, Ranmaru salva la vita a Enjoji, restando
però fisicamente offeso in modo tale da dover abbandonare per sempre
il kendo. Il terribile incidente –che poi si scoprirà non
essere esattamente un “incidente”…- unisce ancora di più i due uomini
legandoli indissolubilmente per la vita. L’improvviso arrivo di un giovinetto
bellissimo e testardo, Kai Sagano, figlio di uno yakuza e perdutamente
innamorato di Ranmaru (almeno così pare), mette parecchio pepe e
movimento al menage, creando crisi, violenze, minacce… A quel punto la
faccenda prende una piega davvero inaspettata e vicende amorose, affari
di yakuza, club gay, vecchi corruttori, ricordi d’infanzia e stranissime
parentele, s’incrociano in |
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una girandola di avvenimenti da
seguire con la massima concentrazione, portando il manga a una splendida
quanto complicata tensione narrativa, che l’autrice gestisce inizialmente
con un pochino di confusione, poi sempre meglio. I tipici canoni e stereotipi
dello shonen ai più tradizionale sono perfettamente rispettati: |
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Ranmaru è biondo-rossiccio,
efebico, passivo e incline alla sottomissione; Enjoji e moro, più
aitante e alto, attivo e deciso, portato a guidare il rapporto. Anche il
disegno naturalmente è un perfetto esempio dei canoni del genere
e l’autrice dimostra un’ottima perizia tecnica, disegnando in modo accattivante
e bilanciato, privilegiando i corpi e le espressioni senza trascurare (troppo)
gli sfondi e l’ambiente. Le scene di sesso, o più semplicemente
quelle che descrivono scambi di effusioni che non
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necessariamente portano al rapporto
sessuale, sono rappresentate in modo estremamente romantico e “realistico”
e farebbero gridare inorridite tutte le vere-slepoj e le associazioni-di-genitori-ipocriti
d’Italia… Ma tant’è: la scritta in copertina parla chiaro e il prodotto
è esplicitamente destinato ad un pubblico adulto. Mentalmente adulto,
mi permetto personalmente di aggiungere. Dunque, please, eventualmente
inorridire a casa propria, grazie. Insomma, la storia è molto bella,
il volume è realizzato con cura e personalmente non vedo l’ora di
gustarmi le uscite successive. Un cenno su Kazuma Kodaka, l’autrice. Trentatreenne
nativa di Kobe, il suo debutto nel mondo dei manga risale al 1989 sulla
rivista Shonen Champion; successivamente le sue opere apparvero
anche su altre riviste giapponesi –come Seri Mystery Afternoon-
e per svariate case editrici (Biblos, Be-Boy, Be-Boy Gold…). Kodaka ha
anche un circolo di dojinshi chiamato "K2C" |
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(le dojinshi sono “fanzine”,
generalmente di buona qualità, che fungono da palestra per nuovi
autori/autrici, molte delle quali sono a tema shonen ai/yaoi). Molto amata
dai suoi numerosissimi fan, è considerata un’artista che “pur
basando il suo lavoro principalmente sul genere shonen ai/yaoi, e dunque
sui caratteri maschili, spazia anche in altri tipi di |
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narrazioni: realistiche, graffianti,
sentimentali, ironiche e talvolta anche horror…”
Ma questo KIZUNA # 1 non
presenta solo l’omonima storia, ma anche un piccolo apparato redazionale
ottimamente curato dal bravo Massimiliano De Giovanni nel quale
troviamo: l’angolo della posta, recensioni di manga sia “istituzionali”
che autoprodotti, libri, musica ecc., il tutto rigorosamente a tema
gay. Tutto ciò dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, l’apertura
mentale dei KAPPA BOYS, la loro genuina voglia di presentare buon
materiale senza lasciarsi intimorire dagli isterismi e le ipocrisie che
ancora, purtroppo, attanagliano la nostra Italietta. Il volume è
caldamente consigliato non solo alle e agli amanti del genere, ma a chiunque
ami il fumetto e abbia voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, scrollandosi
di dosso pregiudizi e “partiti presi”.
Orlando Furioso
Luglio 2001
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