Il campionamento è uno dei momenti più delicati ed
importanti dell’intero studio. Errori fatti durante questa fase possono compromettere in maniera anche
definitiva lo studio di un ambiente. Un buon campionamento dovrebbe essere quello che
raccoglie esemplari da tutti gli habitat presenti in una determinata
stazione. Per quanto riguarda la raccolta delle desmidiacee, devono
essere raccolti campioni di: 1.
Bentos: costituito
da organismi viventi che vivono sul fondo del bacino. La raccolta viene
effettuata con una grossa siringa la cui estremità viene tenuta dolcemente
appoggiata al fondo (con
un’inclinazione di circa 45°) e spostata lentamente durante la fase di
aspirazione. L’apertura dell’estremità aspirante dovrebbe essere di almeno
4-5 mm. E’ opportuno fare diverse piccole raccolte a mosaico all’interno di
un’area di 2-4 dm2 in modo da minimizzare la probabilità di
campionare situazioni particolari. 2.
Plancton: è
formato dagli organismi galleggianti. A volte di possono raccogliere a mano
ammassi di alghe filamentose galleggianti, tra le quali spesso si trovano
delle desmidiacee, ma la cosa migliore è utilizzare i retini da plancton. Questo sono costituiti da un
cono formato da una rete le cui maglie non dovrebbero avere dimensioni
inferiori ad 40 μm, la cui bocca viene tenuta aperta da un anello di diverso
diametro. All’estremità opposta (quella del vertice) viene messo un
contenitore di 100-200 ml entro il quale si concentra il materiale che entra
nel retino durante lo spostamento. Se il retino viene fissato ad un’asta
telescopica, il diametro della sua fauce dovrebbe essere di 2-4 dm e con esso
sono possibili solamente raccolte di plancton litorale. Se si vuole
raccogliere plancton dalle aree interne è necessario trascinare un retino
(eventualmente provvisto di galleggianti) da una sponda all’altra per mezzo
di un lungo cordino (10-50m). In questo caso è opportuno che la fauce del
retino sia di 4-6 dm. 3.
Periphyton (Aufwuchs): è costituito da una sottile pellicola di organismi che ricopre ogni substrato
immerso (steli e foglie di piante, rocce ecc…). Particolarmente interessanti
sono i substrati costituiti dalle foglie di piante acquatiche che spesso
offrono supporto a consistenti comunità algali. Particolarmente interessane è
la raccolta dei talli di Characeae (che formano
densi e spessi feltri a forma di cuscino sul fondo), foglie o fronde di Ranunculus (le foglie immerse dei ranuncoli acquatici sono
profondamente incise e formano dei densi cespi molto ricchi di alghe), Potamogeton, Nuphar, Nimphaea, Utricularia e via
dicendo. La raccolta delle piante sommerse deve essere fatta con cautela per
evitare il distacco degli organismi attaccati sulla loro superficie e il
materiale deve essere messo in un sacchetto di plastica. Per la preparazione
del materiale epifitico si rimanda al paragrafo dedicato alla preparazione e conservazione dei campioni.
E’ importante determinare e segnare la specie del vegetale che funge da
ospite o supporto. 4. Sfagni: non tutti gli habitat epifitici sono legati a piante sommerse. Molto importanti nello studio delle desmidiacee sono i campioni che vengono raccolti tra gli sfagni molto abbondanti nelle torbiere. Gli sfagni sono dei muschi caratteristici delle torbiere (gran parte della torba è spesso formata da sfagni morti e non decomposti) che crescono appena sopra il livello della falda. Per questo i cuscini che questi formano sono spesso imbevuti di acqua che per capillarità viene richiamata verso l’alto e possono ospitare ricche comunità di desmidiacee (comunità sfagnicole). Per raccogliere il materiale tra gli sfagni è necessario tagliare con delle forbici le loro estremità (max. 6-7 cm, ne bastano 1-2 hg per ogni campione) e conservarle in un sacchetto di plastica. Questo materiale sarà trattato a casa secondo quanto descritto nel paragrafo dedicato alla preparazione e conservazione dei campioni. Sarebbe opportuno riuscire a determinare anche la specie di sfagno che offre il supporto alle comunità algali. |
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