...ROLLING STONES...
Sono la più grande
Rock'n'Roll band di sempre?
Loro lo sostenevano già a fine anni '60,
opponendosi al pubblico beatlesiano amante della musica più soft e
sophisticated. Se i Quattro di Liverpool erano più popolari di Gesù Cristo, le
Pietre Rotolanti lo erano almeno quanto il Diavolo.
Sono stati i pionieri del rock blues-based, quello che ha partorito l'hard rock,
quello che si ribella, quello che fa ribollire il sangue nelle vene. Con Mick
Jagger hanno inventato il prototipo del frontman, macho, ironico e malizioso.
Con Keith Richards hanno consacrato la figura del chitarrista mistico e
maledetto. E con Brian Jones hanno introdotto il ricercatore musicale colto,
curioso e innovativo.
I tre, spalleggiati dalla sezione ritmica costituita da Bill Wyman al basso e
Charlie Watts alla batteria, hanno eclissato tutti gli altri gruppi della scena
inglese (Animals, Them, Who) a partire dagli anni '60. Saldamente ancorati al
blues, non l'hanno mai abbandonato
nemmeno quando, raggiunta la grande popolarità, hanno incominciato a introdurre
elementi di pop. Ogni gruppo, ogni chitarrista, ogni musicista, ogni aspirante
rockstar ha ascoltato almeno una volta i Rolling
Stones. E la loro storia, costellata di infiniti aneddoti, scandali, tragedie,
cambiamenti, eccessi, tonfi trionfi e riff, è diventata leggenda:
la leggenda del Rock'n'Roll.
Tutto incomincia alla Dartford Maypole County Primary School, dove studiano e
giocano i bambini Mick Jagger e Keith Richards. A dire la verità per i
successivi dieci anni non si frequentano molto, fino a quando Dick Taylor, un
amico comune che andava alla Sidcup Art School con Keith, li fa incontrare; è il
1960.
Mick allora non aveva proprio in mente di diventare un idolo delle folle, dato
che studiava alla London School of Economics; eppure militava con Taylor nei
Little Boy Blue And The Blue Boys. Keith si unisce subito al gruppo e di lì a un
anno da Cheltenham arriva anche Brian Jones
che si posiziona alla voce e alla chitarra: strano, visto che era
scappato da scuola per suonare sassofono e clarinetto. Ma le loro strade si
erano già incrociate.
Jones ha un caschetto biondo, grande cultura musicale,
una curiosità infinita e la tendenza a esagerare.
A 16 anni era fuggito in Scandinavia e aveva già due figli illegittimi. Poi si
era mosso verso Londra, dove aveva iniziato a suonare nei Blues Inc. di Alexis
Corner, ma poco dopo si era messo a cercare nuovi compari per un gruppo tutto
suo. Trovato il pianista Ian Stewart, si era dato il nome di Elmo Jones e
suonava all'Ealing Blues Club. Qui si riconcilia con i Blues Inc., che avevano
incorporato il batterista Charlie Watts e ogni tanto ospitavano dei cameo di
Jagger e Richards. I tre diventano amici e incominciano a suonare con Dick
Taylor e Ian Stewart; Mick è il cantante dei Blues Inc.
L'esordio non è dei migliori: il primo demo, registrato con l'aiuto del
batterista Tony Chapman, viene rifiutato dalla EMI
e Taylor abbandona il gruppo per iscriversi al Royal College of Art (in seguito
fonderà i Pretty Things). Ma prima della sua partenza la band aveva trovato il
nome giusto, The Rolling Stones, preso in prestito da una canzone di Muddy
Waters.
Il 12 Luglio 1962 è la data del primo concerto dei Rolling Stones, al Marquee
Club di Londra; la formazione: Mick Jagger, Keith Richards, Brian Jones, Ian
Stewart, Mick Avory e Dick Taylor, tornato per poche settimane nel gruppo e poi
sostituito con Bill Wyman (proveniente dai Cliftons). Di lì a poco molla anche
Avory (si unirà ai Kinks), in favore di Tony Chapman, che però non si rivelerà
all'altezza: così, dopo un corteggiamento di mesi,
Charlie Watts, che aveva abbandonato i Blues Inc. per lavorare in
pubblicità, dice sì. La lineup degli Stones è completata.
Nel 1963 la band prende fissa dimora al Crawdaddy Club per 8 mesi, vedendo
crescere i fans concerto dopo concerto. Cresce anche l'attenzione degli addetti
ai lavori e si fa vivo Andrew Loog Oldham, che diventa il manager; seppure non
molto esperto di musica, Oldham ha il talento per la promozione e
si inventa l'immagine dei 'bad boys', in
opposizione a quella 'acqua e sapone' dei Beatles. E, dietro la sua
insistenza, il mite Stewart viene allontanato dalla band: in realtà non
abbandonerà mai gli Stones, continuando a lavorare come roadie, suonando in
studio e dal vivo fino alla sua morte nel 1985.
Oldham procura anche un contratto con la Decca Records, che li porta in sala
d'incisione a realizzare il singolo "Come On", una cover di Chuck Berry.
Discreta l'accoglienza in classifica (21° posto); ma è già tempo del bis, "I
Wanna Be Your Man", rivisitazione di un brano (nientemeno che) di
Lennon-McCartney, che arriva nella Top 15.
Altra cover nel 1964, stavolta di Buddy Holly ("Not Fade Away") e altro
progresso (numero 3 nel Regno Unito e numero 48 in
Usa). Gli Stones, insomma, incominciano a diventare famosi, almeno
in patria, anche grazie alla loro immagine di
ragazzacci che titilla la stampa inglese molto più dei Beatles.
Uno dei primi scandali è quello della pisciata di gruppo in pubblico. Fanno rock
duro, trascinante, emozionale; hanno sangue blues nelle vene; sono ribelli, sono
pericolosi, sono eccessivi; sono gli anti-Beatles;
hanno tutto per piacere anche al pubblico americano.
Nella primavera del 1964 arriva il primo album,
"Rolling Stones", un pacchetto di cover che lancia il singolo "It's
All Over Now" al primo posto in patria. L'estate li vede impegnati in un
turbolento tour oltreoceano, con annessa registrazione dell'EP "Five By Five"
alla Chess Records di Chicago; nel frattempo "Little Red Rooster" sale in cima
alle chart inglesi.
Basta con le cover, dice Oldham, ora siamo famosi, ma è tempo di cambiare: nel
giugno '64 esce il primo singolo originale dei Rolling Stones, "Tell Me (You're
Coming Back)" che entra nella Top 40 americana; poco dopo
la loro versione di "Time Is On My Side" (di Irma
Thomas) sfonda per la prima volta il muro della Top Ten Usa. Inizia così
una serie pressoché infinita di hit. E non era ancora arrivata "(I Can't Get No)
Satisfaction".
La più celebre canzone del quintetto inglese vede la luce nel 1965, sulle note
di un guitar-riff con cui si cercava di replicare il suono di una sezione di
fiati. "Satisfaction" fa subito crack e diventa l'inno di una generazione. È
nato uno stile fatto di rasoiate blues, ritmi travolgenti e testi espliciti e
sardonici; è nato l'hard rock.
Al numero 1 per 4 settimane, il pezzo inaugura una
striscia di hit lunga ben due anni, comprendente "Get Off My Cloud",
"19th Nervous Breakdown", "As Tears Go By" e "Have You Seen Your Mother, Baby,
Standing in the Shadow?", tutti entrati di diritto nella storia del rock.
I Beatles lavorano ad album sempre più complessi, gli Stones decidono di
accettare la sfida e nel 1966 sfornano "Aftermath",
il primo senza cover. il disco risente di molte
influenze diverse, soprattutto del gusto di Brian Jones per i sound esotici: il
sitar in "Paint It, Black" e i ritmi ipnotici orientali in "I'm Going Home" su
tutti.
"Between the Buttons" (1967), il disco più pop degli Stones, continua su questa
strada. L'uscita del disco è segnata da due famosi
incidenti. Il primo è quello di "Let's Spend the Night Together"
(il B-side di "Ruby Tuesday"), che Jagger, sotto minaccia di censura, fu
costretto a cantare all'Ed Sullivan Show alterando le parole: ne uscì un
mormorio incomprensibile e comicissimo. Il secondo è quello dell'arresto in
febbraio di Mick e Keith (e poco dopo di Brian) per possesso di droga, che
comunque portò alla sospensione della pena.
Dopo le esperienze mistiche di Jagger (con la compagna Marianne Faithfull)
insieme ai Beatles presso il santone Maharishi Mahesh Yogi, arriva il singolo "Dandelion"/"We
Love You", un pop psichedelico che anticipa la risposta stonesiana a "Sgt.
Pepper", ovvero "Their Satanic Majesties Request". Accolto con indifferenza,
sarà l'ultima divagazione acida del gruppo,
che dal 1968 torna al sano rock'n'roll, dopo avere sostituito il manager Oldham
con Allen Klein.
Richards sintonizza la chitarra sui toni aperti e
mette a punto il definitivo marchio di fabbrica dei Rolling Stones,
quel sound sudato e potente che segna per sempre la storia della musica. Come
risorti, gli Stones vedono il maligno singolo "Jumpin' Jack Flash" scalare le
classifiche, in attesa del nuovo LP, "Beggar's Banquet",
una delle pietre miliari della musica leggera.
Ritardato di 5 mesi per la controversa copertina coi graffiti, è un concentrato
di energia blues venata di country, di tradizione e di ricerca. Il brano di
apertura è "Simpathy For The Devil", che con il suo crescendo di percussioni
disegna uno dei loop più osannati di tutti i tempi; la voce di Jagger, che
impersona il Diavolo con ironia, è provocatoria più che mai e fa accapponare la
pelle dei benpensanti. Il mito dei ragazzacci cresce a dismisura. Ma il disco è
anche il simbolo della diaspora di Brian Jones,
devastato dalla tossicodipendenza e dal risentimento verso le
personalità dominanti di Jagger e Richards. Jones lascia la band il 9 giugno
1969, denunciando la diversità di vedute artistiche col resto della band.
Il 3 luglio verrà trovato morto nella sua piscina;
la perizia del coroner parlerà di 'incidente', dando vita a infinite illazioni
sulle cause del decesso e innalzando il biondino di Cheltenham nel paradiso
delle icone maledette del rock.
Il suo sostituto è Mick Taylor,
chitarrista proveniente dai Bluesbreakers di John Mayall, che inizia a
collaborare con la band all'album "Let It Bleed" nell'autunno 1969 (non rientra
nella formazione di "Honky Tonk Women", singolo inciso pochi giorni dopo il
funerale di Jones).
Nelle studio session di "Let It Bleed" è ancora presente la mano di Jones, ma la
direzione è quella di "Beggar's Banquet", la 'terza fase' dei Rolling Stones,
caratterizzata da una sensibilità musicale meno raffinata e più energica.
Dopo tre anni di assenza dagli Usa, parte un tour intitolato "The World's
Greatest Rock & Roll Band", che spazza tutti i record di pubblico. Ma è
macchiato dalla celeberrima tragedia di Altamont,
quando alcuni membri degli Hell's Angels che lavoravano nel servizio di
sicurezza del concerto (assunti su consiglio dei Greatful Dead), picchiano a
morte Meredith Hunter, un ragazzo di colore. La band interrompe lo show su "Sympathy
for the Devil", che tra l'altro verrà accusata di avere incitato l'omicidio.
Il live "Get Yer Ya-Ya's Out" (1970) è l'ultimo album per la Decca/London,
poiché il gruppo fonda la Rolling Stones Records, una costola dell'Atlantic
Records.
Da brava star, Jagger si dedica al cinema, con "Performance" (di Nicolas Roeg,
1970) e sposa la modella nicaraguese Bianca Perez Morena de Macias, entrando a
tutti gli effetti nel jet-set. Richards preferisce dedicarsi alla musica,
lavorando con il pioniere del country-rock Gram Parsone e facendo crescere la
propria influenza sul gruppo: "Sticky Fingers" (1971) è il primo album per la
nuova etichetta.
L'anno dopo gli Stones emigrano in Francia per sfuggire alle tasse e condividono
la stessa casa, incidendo il doppio "Exile on Main Street".
Considerato un po' ripetitivo, il disco verrà rivalutato di lì a poco fino a
diventare, a detta dei critici, uno dei migliori lavori del gruppo.
Gli anni successivi sono quelli della classica involuzione, con Jagger impegnato
a fare la celebrità e Richards travolto dalla droga. Il risultato è il
mantenimento della popolarità ma un lento declino del rispetto:
i Rolling Stones hanno già dato tutto?
Emblematici sono i due dischi successivi: "Goats Head Soup", pubblicato nel
1973, raggiunge il numero uno delle classifiche, così come "It's Only Rock 'N'
Roll" (1974), ma l'accoglienza da parte della critica è più che mai fredda.
Taylor lascia la band e, scartato Jeff Beck, dal 1976 il nuovo chitarrista degli
Stones è Ron Wood, proveniente dai
Faces and Rod Stewart. Nello stesso anno esce "Black N' Blue" (Wood partecipa
solo in pochi brani) e fino alla fine dei '70 tutti si concentrano più su
progetti personali che sulla band, con Wyman e Wood a pubblicare album 'solo'.
Richards viene arrestato in Canada (1977) insieme alla convivente Anita
Pallenberg per possesso di eroina, ma decide di
disintossicarsi e la sentenza viene sospesa.
Arriva una nuova fase storica per la band, percorsa da dischi altalenanti. Nel
1978 si ritrovano per "Some Girls", una energica risposta a punk, new wave e
disco (i trend dell'epoca); è un inaspettato successo e l'immagine del gruppo,
anche grazie all'hit "Miss You", ne esce decisamente restaurata.
Ma "Emotional Rescue" (1980), trionfo commerciale recensito tiepidamente,
provvede a ri-dissipare il consenso appena recuperato. "Tattoo You" viene
accolto meglio, spinto dai singoli "Start Me Up" e "Waiting on a Friend", che lo
mantengono in testa alle classifiche per nove settimane. Il tour che ne
consegue, nel 1982, è uno dei più mastodontici mai affrontati dal gruppo, con
concerti nei megastadi che si trasformano in riti di autocelebrazione; il
regista Hal Ashby ne trae un film ("Let's Spend the Night Together") e
l'etichetta un live ("Still Life"). Per la data italiana,
Mick Jagger indossa la maglia numero 20 di Paolo Rossi,
l'attaccante della Nazionale Azzurra che furoreggia ai mondiali di calcio in
Spagna.
Ma se negli stadi il tutto esaurito è un'abitudine per tutti gli anni '80 e '90,
"Tattoo You" sarà l'ultimo LP a dominare la cima delle classifiche, anche per
l'ostilità crescente tra Mick e Keith,
che incrina il clima nella band. A partire da "Undercover" del 1983, infatti, il
duo incomincia a litigare sulla direzione musicale da prendere, con il cantante
deciso a virare verso un sound più in linea con le tendenze contemporanee e il
chitarrista che non vuole abbandonare le radici rock-blues. Il disco sarà una
via di mezzo senza nerbo.
"Dirty Work" (1986) è anche peggio, penalizzato dalla scarsa vena di Jagger,
concentrato soprattutto nella sua carriera da solista; e una volta che 'La
Bocca' decide di non fare seguire un tour al disco,
anche Richards opta per un disco in proprio: "Talk Is Cheap" (1988),
che viene premiato con caldissime recensioni e buoni riscontri di vendita.
L'avventura da indipendente di Jagger invece è un fallimento che lo riporta a
più miti consigli.
così nel 1989 i vecchi leoni si ritrovano per realizzare "Steel Wheels", un buon
album oscurato dal tour, che stabilisce diversi record di box office incassando
oltre 140 milioni di dollari.
Segue il live "Flashback", che subito dopo vede
l'addio di Bill Wyman, autore anche di un libro, "Stone Alone",
molto critico verso i compagni. Lo sostituirà Daryl Jones, un possente bassista
dal passato funk e jazz (Miles Davis), che introduce ritmi più sostenuti
rispetto allo stile del predecessore. Il clima rilassato produce "Voodoo Lounge";
gli Stones sono tornati in gran forma e si sente: l'album riceve le migliori
recensioni dopo tanti anni e vince il primo Grammi Awards per il Miglior Disco
Rock, mentre il tour è una marcia trionfale, ancora più di "Steel Wheels".
"Stripped" è il relativo live unplugged (autunno 1995), a cui segue "Bridges to
Babylon" (1997) e un altro live, "No Security" (1998).
Mick fa sempre la star, sposa modelle (Jerry Hall), divorzia, semina figli
illegittimi, compra isole, produce film e vi recita ("Enigma", 2002); Keith
passa periodi in cliniche svizzere a farsi rinnovare tutto il sangue del corpo,
ma non molla mai la Fender e si diverte a suonare con i con i più grandi (Bob
Dylan, Tom Waits). Sardonici, mai domi, autodichiaratisi dei 'sopravvissuti' e
già entrati nel Mito, i Rolling Stones le hanno passate tutte e sono arrivati al
punto in cui si fa musica solo per divertirsi, come agli inizi. Per questo hanno
ancora cose da dire e bacini da far muovere.
Oltre il Mito c'è sempre un tour mondiale, come nel 2002, anche senza un album
da promuovere: e naturalmente un live ("Live Licks"), che esce nel 2004. Poi nel
2005 i ragazzacci tornano in studio per registrare un album. "A
Bigger Bang", prodotto da Don Was esce in estate) preceduto dal
singolo "Street Of Love/Rough Justice") e fa subito parlare di sé: è duro,
impegnato e decisamente schierato contro la guerra in Iraq e la politica del
presidente americano George W. Bush: il brano "Sweet Neocon" è una rasoiata
contro di lui, senza tanti giri di parole: "Tu dici di essere un buon cristiano,
per me sei solo un ipocrita. Tu ti ritieni patriota, beh io penso che tu sia
pieno di m***a". L'album è un rock blues à la Stones, con la band in gran
spolvero e una gran voglia di raccontare la contemporaneità in musica; anche per
questo schizza in cime alle classifiche di tutto il mondo e viene portato in
giro per il mondo nell'ennesimo tour intercontinentale.