Musicista geniale e chitarrista
tanto eccezionale quanto sbadato (data la sua scarsa propensione a incidere più
di una volta i suoi assoli, questi, in particolare nelle prime produzioni della
sua ex-band, sono contemporaneamente bellissimi e approssimativi), Jimmy Page
nasce il nove gennaio 1944 a Heston (Inghilterra). Già nella sua adolescenza
viene riconosciuto come strumentista fuori dal comune, iniziando prestissimo a
operare come session-man in quel di Londra a metà degli anni sessanta.
Dopo un rifiuto iniziale, l’artista accetta nel 1966 l’offerta di entrare come
bassista negli Yardbirds: ciò può sembrare strano, date le sue doti
chitarristiche, ma bisogna considerare che al momento nella band il ruolo
desiderato era occupato da Jeff Beck (che aveva da poco sostituito Eric Clapton:
bei tempi, eh?), da sempre considerato dal nostro artista come un modello di
tecnica. Dopo un breve periodo, comunque, Beck passerà la mano a Page, per poi
rientrare e dar vita a un duetto chitarristico da leccarsi i baffi.
Con la fine degli Yardbirds, Page fonda nel 1968 i New Yardbirds, che in breve
diventeranno i Led Zeppelin, chiamando a raccolta musicisti d’eccezione come
John Paul Jones (basso), John Bonham (batteria), Robert Plant (voce). Pietra
miliare nella storia del rock, i Led Zeppelin incidono album assolutamente
formidabili ("Led Zeppelin" I, II, III e IV, "Houses Of The Holy", e altri)
codificando una volta per tutte il genere hard-rock e realizzando il sogno di
Jimmy di poter incidere brani il cui suono ricordi quello di ‘un esercito di
chitarre’.
Dopo la morte di John Bonham (1980) i Led Zeppelin si sciolgono, e Jimmy cade in
una profonda depressione che lo porta a non toccare la chitarra per quasi un
anno. L’incisione di una colonna sonora ("Death Wish II") nel 1982 interrompe il
silenzio dell’artista, mentre nel 1984 il progetto Honeydrippers porta Page
nuovamente a collaborare con Robert Plant. Nel 1988, dopo una breve esperienza
con Paul Rodgers all’interno dei Firm, Page realizza il suo primo album solista
("Outrider"), che rivela come le sue qualità, pur su tono minore, non si siano
affatto offuscate, né sul piano tecnico-inventivo ("Prison Blues"), né su quello
compositivo ("Emerald Eyes").
Il 1993 vede una collaborazione con David Coverdale, ex-vocalist dei Deep Purple
e dei Whitesnake ("Coverdale/Page"), e di lì a poco, dopo la conclusione di
questo progetto, il chitarrista decide di riprendere a suonare con Robert Plant
(con il quale si era già esibito a metà degli anni ottanta in una mitica
performance al Live Aid). I frutti: la realizzazione nel 1994 di un MTV
Unplugged e conseguentemente quella di un album ("No Quarter") di rivisitazioni
zeppeliniane, senza contare una serie di tour in cui i due dimostrano tutta
l’energia dei vecchi tempi. Nel 1998 i due incideranno ancora insieme, questa
volta un album del tutto originale prodotto da Steve Albini: "Walking Into
Clarksdale".