...DURAN DURAN...
Sono loro il volto ‘mainstream’ dell’electro-pop
anni ’80: richiamando alla memoria la beatlemania che negli anni ’60 vide
milioni di teenager in delirio per i quattro di Liverpool, i Duran Duran
(cinque, di Birmingham) emersero due decenni dopo i Fab Four per riportare le
folle di music-fan di tutto il mondo alla vera gloria delle pop-icon.
Emersi dalla wave post-punk britannica, hanno preso l’immagine dei Sex Pistols,
l’hanno rivisitata in modo più soft à la
Bowie e Roxy Music
e hanno aggiunto il funk degli Chic per dare vita a una formula esplosiva, che
li ha visti dominare le classifiche della prima metà anni ’80. Merito,
soprattutto, di un’avvenenza e telegenia che pochi loro contemporanei potevano
vantare, oltre a una spiccata propensione cinematica nei loro video che, a
distanza di anni dal loro ‘making’, richiamano tutto l’edonismo reganiano che
imperversava in quel periodo. Top model, località esotiche, champagne, sfilate,
erotismo perverso. Sono tutti elementi che hanno fatto la fama di Simon Le Bon e
soci, insieme a un inconfondibile sound synth merito del genio talentuoso di
Nick Rhodes.
Le origini di questo fenomeno risalgono al 1978, quando i compagni di
scuola Nick Rhodes (tastiere) e John Taylor (chitarra) mettono su una band
insieme a Simon Colley (basso, clarinetto) e Stephen Duffy (vocal). Ispirandosi
a un personaggio del film cult anni ’60 “Barbarella”, di Roger Vadim, si
battezzano Duran Duran e iniziano a suonare concerti nel club di Birmingham che
si chiama – manco a farlo apposta - Barbarella, utilizzando una
drum-machine.
Nell’arco di un anno sia Duffy che Colley lasciano la formazione e vengono
sostituiti dal vocalist di TV Eye, Andy Wickett e dal batterista Roger Taylor.
Dopo aver inciso un demo, John si dà al basso per lasciare il posto al nuovo
chitarrista John Curtis (il quale avrebbe abbandonato dopo pochi mesi). Grazie a
un annuncio sulla rivista Melody Maker, trovano il chitarrista
‘definitivo’ in Andy Taylor, ma hanno ancora bisogno di un vocalist: Wickett se
ne va nel 1979 e – dopo una lunga ricerca – viene rimpiazzato dall’ex-frontman
della punkband Dog Days, Simon LeBon (che era pure uno studente di recitazione
alla Birmingham University).
Alla fine del 1980 i cinque sono già molto popolari all’interno dell’emergente
movimento britannico New Romantic, del quale diventano re indiscussi nella
primavera 1981, all’indomani della pubblicazione del loro primo singolo per la
EMI Records, “Planet Earth”. I media britannici cominciano a parlare di “pop
sensation”, opinione rafforzata da un’immagine del gruppo che si afferma
attraverso video cutting-edge: l’erotismo di “Girls On Films” diretto da Godley
& Creme (top model allo sbaraglio che godono della bella vita sopra e dietro la
passerella) porta l’album di debutto “Duran Duran” direttamente alla nr. 3 delle
chart UK e lo fa soggiornare in classifica per 118 settimane consecutive.
Approfittando della ‘congiunzione positiva’ Simon e soci pubblicano “Rio” nel
1982 che, grazie a hit come “Hungry Like The Wolf”, “Save A Prayer” e la
title-track (tutti accompagnati da promo diretti dal regista hollywoodiano
Russel Mulcahy), debutta alla nr. 2. Ma se l’Europa è in delirio per i Duran
(Lady Diana addirittura li definisce la sua band preferita), non lo stesso si
può dire degli States, dove viene pubblicato proprio in questo periodo un EP di
remix, “Carnival”. Comunque la conquista dei territori d’Oltreoceano non tarda a
venire, grazie all’appoggio incondizionato di MTV che rimane folgorata dai
videoclip della band, evocativi di famosi film come “I Predatori dell’Arca
Perduta”, o “The Road Warrior”. Il superstardom arriva anche in America, dunque,
dove “Rio” entra in Top 10 nel 1983 vendendo più di due milioni di copie.
La conferma del nuovo status di divinità pop è “Seven And The Ragged
Tiger” uscito nel Natale 1983: si aggiudica la vetta della classifica degli
album UK e la nr. 8 in Usa, generando singoli ‘spacca-botteghino’ come “Union Of
The Snake” e “The Rephlex”.
Dopo tanti successi e un tour durato un anno e mezzo (con megaschermi e
coreografie da sballo, frutto dell’immaginazione del già citato Mulcahy), la
band decide di prendere una lunga pausa e ricaricare le batterie nella primavera
1984. A novembre riemergono con il singolo “Wild Boys” – prodotto da Nile
Rodgers degli Chic - nr. 1 in UK e Usa (diventato inno dei paninari
italiani grazie a una parodia di un famoso show TV del sabato sera), poi incluso
nell’album live “Arena” che appare a fine anno (in contemporanea con la loro
partecipazione al charity single dei Band Aid di Bono e Bob Geldof, “Do They
Know It’s Christmas”).
Il 1985 vede la febbre da duranmania scendere un po’: da semper fan
dichiarati di James Bond, i ragazzi vengono chiamati a incidere il theme-tune
per “007: Bersaglio Mobile”. “A View To A Kill” sarebbe diventato il ‘canto del
cigno’ della line-up originaria. A seguito di quell’esperienza infatti, i membri
della band decidono di esplorare progetti paralleli: Andy e John si uniscono a
Robert Palmer e al batterista degli Chic, Tony Thompson, per formare i Power
Station. Insieme, conosceranno il successo grazie a singoli funk-rock come “Some
Like It Hot” e “Get It On (Bang A Gong)”. Nick Rhodes, Roger Taylor e Simon
LeBon danno vita agli Arcadia, un esperimento ben più dark dei Duran Duran o dei
‘cugini’ Power Station, che nell’autunno 1985sforna “So Red The Rose” (ospiti
d’eccezione: Sting, David Gilmour, Herbie Hancock e Grace Jones).
A inizio ’86 Roger annuncia di volersi prendere un anno sabbatico, che poi si
trasforma in un’eternità. Andy segue il suo esempio e lascia i Duran in tre. A
colmare in qualche modo il posto dei ‘dispersi’ arriva Warren Cuccurullo
(ex-chitarrista dei Missing Persons, la band di Frank Zappa) e presto viene dato
alle stampe l’LP “Notorious”, il primo di materiale inedito a distanza di tre
anni. Nonostante raggiunga lo status di platino in Usa e trovi una hit con la
title-track, il disco non è paragonabile quanto ad accoglienza del pubblico ai
suoi predecessori. Né riescono nell’intento i tentativi seguenti: la popolarità
della band sembra ormai destinata a decadere. Il 1988 vede la release dell’album
“Big Thing”, da cui scaturiscono le hit “I Don’t Want Your Love” e “All She
Wants Is” (il cui video riceve un MTV Video Music Award per il suo spirito
innovativo), ma anche la prima incisione solista di John Taylor, autore della
colonna sonora del film-cult-erotico “9 Settimane e Mezzo” (diretto da Adrian
Lyne, con Kim Basinger e Mickey Rourke) con la catchy “I Do What I Do”.
“Decade”, il greatest hits del 1989 viene seguito a pochi mesi di distanza da
“Liberty”, unico disco dei Duran a non raggiungere vendite d’oro.
Nel 1993 il silenzio viene rotto da “Duran Duran (The Wedding Album)”, un lavoro
che si dimostra sorprendentemente maturo e pieno di soul e funk: hit come
“Ordinary World” e “Come Undone” fanno ritornare la febbre duraniana ma
scatenano anche alcune delle recensioni più positive che i brummies
abbiano mai ricevuto nella loro carriera. Tanto splendore trova il suo follow-up
in “Thank You”, una collezione di cover che, nonostante un’accoglienza freddina
da parte della critica, riesce ad entrare fra i dischi d’oro americani del 1995.
Fra i pezzi inclusi “Perfect Day” di Lou Reed (che vede un temporaneo ritorno di
Roger Taylor alla batteria) e “White Lines” di Grand Master Flash & The Furious
Five
Altri guai all’orizzonte nel 1996, quando John decide di abbandonare
definitivamente la band per perseguire una carriera solista, lasciando dietro di
sé LeBon, Rhodes e Cuccurullo a terminare i lavori di “Medazzaland”. Il disco,
del 1997, è un fallimento e porta alla rottura con la EMI Records, dopo 18 anni
di ‘idillio’. Le sorti del gruppo sembrano non trovare sollievo neppure nel
successivo “Pop Trash”, del 2000 (Edel). La fine definitiva sembra essere vicina
quando, l’anno dopo, Cuccurullo decide di ritornare con i Missing Persons.
A inizio 2003 tornano a far parlare di sé in tre occasioni: la prima – e la più
attesa – è quella che vede riunire il line-up originario di Simon, Nick, Andy,
Roger e John per un nuovo LP che si dice debba vedere la luce entro fine anno.
L’altra è la partecipazione di Nick Rhodes ai lavori di produzione del quarto
album dei bohemian di Portland Dandy Warhols, “Welcome To The Monkey
House” (in cui compare anche Simon LeBon come guest vocalist). Quindi la
decisione da parte della EMI di dare alle stampe un super-cofanetto contenente
tutti i singoli che la formazione ‘storica’ ha realizzato tra l’81 e l’85.
A settembre 2004, i Duran Duran tornano con "(Reach Up For The) Sunrise", il
primo singolo di "Astronaut", nuovo lavoro in studio del gruppo.
Ora l’interrogativo è: riusciranno a ritrovare la gloria che ha fatto loro
creare 11 album multi-platino, e vendere 70 milioni di copie in tutto il mondo?