...DEEP PURPLE...

Il più famoso riff della storia del rock. La band di “Smoke On The Water”. Basterebbe questo per chiudere qui la biografia dei Deep Purple. Che invece è più intricata di una soap opera.
Jon Lord, tastierista, Ritchie Blackmore, chitarrista e Nick Simper, bassista, tutti provenienti dai Roundabout, formano la band a Hertford, Gran Bretagna, nel 1968. A loro si aggregano subito dopo il batterista Ian Paice e il cantante Rod Evans provenienti dai Maze. È questa la prima delle
innumerevoli lineup dei Deep Purple, la cosidetta Mark1.
Ritchie Blackmore sfrutta la sua amicizia con il produttore della Parlophone Lawrence per registrare in
appena 18 ore di studio "Shades of Deep Purple", il loro esordio che con una paio di cover, "Hush" di Joe South e "Kentucky Woman" di Neil Diamond, riscuote più successo in USA che in Gran Bretagna.
Dopo un primo tour oltreoceano i cinque si rimettono al lavoro per “Book Of Taliesyn”, ma proprio durante quelle registrazioni cominciano ad affiorare i primi dissapori tra i membri della band. Jon Lord e Ritchie Blackmore volgliono competere sul terreno del rock con i Led Zeppelin, ma Simper ed Evans non hanno i connotati giusti per l’identità più heavy che la band si vuole dare. Complice anche il fallimento della casa discografica americana dopo “The Book Of Taliesyn” e “Deep Purple”, di cui si ricorda soprattutto “Kentucky Woman” di Neil Diamond, a Simper ed Evans viene dato il benservito e vengono arruolati, quasi di nascosto durante la lavorazione di “Deep Purple”, due ex membri degli Episode Six, Ian Gillan (già interprete del musical “Jesus Christ Superstar”) e Roger Glover.
È la svolta.
Nasce così una tra le più incredibili lineup della storia del rock di tutti tempi, la mitica Mark 2. Prima di entrare in studio per incidere “Deep Purple In Rock”, un autentico capolavoro, Jon Lord, da sempre appassionato di musica classica, riesce a convincere il resto del gruppo a partecipare al progetto di un concerto con la Royal Philamonic Orchestra. Nella mente di Lord sta prendedo forma l’idea di fondere rock e musica classica, e il concerto, con i 110 strumentisti diretti da Malcolm Arnold, è un successo strepitoso di pubblico e di vendite su vinile.
Il resto del gruppo però non vuole tentare la strada “prog” tanto cara a Lord ma spinge verso l'hard-rock, e l’incontro con il giovane produttore Martin Birch nel giugno del 1970 segna definitivamente il lancio verso il successo mondiale. Dal connubio Deep Purple – Martin Birch nasce infatti la
pietra miliare dell’hard rock, l’album “Deep Purple In Rock”.
Da qualche anno ormai alcuni gruppi, come Yes e Who, avevano intrapeso la strada dei suoni potenti, ma “Deep Purple In Rock” per l’epoca è un album violentissimo, un
hard rock granitico che gioca sui duelli – duetti tra la chitarra di Blackmore e l’Hammond di Lord e sulle acrobazie vocali di Gillan. "Speed King", "Black Night" e soprattutto la classicissima "Child in Time" entrano di colpo nell’empireo dei pezzi immortali.
Dopo “Fireball” del 1971, che ne consolida la fama mondiale, nel 1972 con “Machine Head” i Deep Purple entrano definitivamente nella leggenda. La band si trova a Montreux, in Svizzera, per registrare l’album per la loro casa discografica personale Purple Records, quando il Casinò dove dovevano incidere il disco finisce a fuoco e fiamme durante un concerto di Frank Zappa e dei suoi Mother Of Invention. La band assiste al divampare dell’incendio sopra le acque del lago di Ginevra e in quel preciso istante
nascono riff e testo di “Smoke On The Water”, completata nello studio mobile dei Rolling Stones e poi nel vicino Grand Hotel. Il più famoso brano rock di sempre era nato.
Dopo la performance di giugno al Rainbow's Theatre di Londra entrato nel guinnes dei primati come il
concerto più rumoroso dell’epoca, i Deep Purple iniziano una serie ininterrotta di date che li porta fin nel paese del Sol Levante. E proprio da questo tour nell’estremo oriente nasce il primo celeberrimo live della loro discografia, “Made In Japan”. Destinato inizialmente al solo mercato giapponese, il doppio dal vivo si guadagna immediatamente la considerazione di miglior disco live della storia, sfondando l’intero mercato mondiale.
Sulla spinta delle richieste del mercato discografico nel 1973 viene dato alle stampe "Who Do You Think We Are", un album forse poco pensato e sicuramente con una deludente risposta di vendite che accentua il contrasto tra Gillan e Blackmore. Il vocalist rassegna le dimissioni, per intraprendere la carriera solista, seguito poco dopo anche da Glover, licenziato dal sempre più egocentrico Blackmore. E così nell’agosto del 1973 si scrive la parola
fine alla storia della Mark2, più formidabile formazione hard rock di sempre.
Dopo appena un mese il trio superstite annuncia di aver ingaggiato Glenn Hughes, ex bassista dei Trapeze, ma il problema è trovare un front man capace di reggere l’impatto e l’assalto delle folle oceaniche che i Deep Purple richiamano. Dopo molti fallimenti una sera Ian Paice nota David Coverdale, il giovane cantante dei The Fabulosa Brothers e lo invita a un’audizione a Londra. Il ragazzo accetta la sfida e nel giro di una settimana
da commesso in un negozio diventa la nuova voce dei Deep Purple.
La Mark 3 dei Deep Purple da vita nel 1974 a “Burn” con i 7 minuti di “Mistreated” che diventano l’apoteosi della voce blues di Coverdale, e “Stormbringer”, che però evidenzia di nuovo i contrasti all’interno della band sulla direzione musicale da intraprendere. E infatti anche questa lineup non dura molto: Blackmore questa volta lascia dopo un litigio con Coverdale e da vita con Ronnie James Dio ai Rainbow Mentre Lord e Paice chiamano un nuovo chitarrista, Tommy Bolin, che però dopo evidenti segni di inaffidabilità dovuti alla sua dipendenza dalla droga muore per overdose nel 1976. Rimangono di quest’ultimo tormentato periodo l’introspettivo “Come Taste The Band” e soprattutto il secondo live della loro discografia, “Made In Europe” in cui suona ancora lo stesso Blackmore. Ma la band è davvero al collasso e
i Deep Purple decidono di sciogliere il gruppo.
Glover dopo qualche cimento come produttore raggiunge Blackmore nei Rainbow, David Coverdale dopo due album solisti con Lord e Paice da vita ai Whitesnake mentre Glenn Hughes, risolti i suoi problemi con la droga tenta di rifondare i Trapeze prima di fare anche una apparizione nei Black Sabbath. I Deep Purple sembrano davvero essere arrivati al loro punto di non ritorno.
Ci vogliono 8 anni di estenuanti trattative e di varie raccolte più o meno accettate dagli ex membri prima che nel 1984, clamorosamente, la Mark 2 torni insieme per incidere “Perfect Strangers”, un disco che resuscita il puro sound anni 70.
La reunion riscuote un enorme successo che i Deep Purple cercano di cavalcare pubblicando nel 1987 "The House of Blue Light", una prova mediocre che lascia freddi i fan e soprattutto non convince Gillan, che prontamente viene fatto accomodare per far posto a Joe Lynn-Turner, ex voce dei Rainbow.
Il tour mondiale da cui viene estratto "Nobody's Perfect" è ancora una volta un successo ma le prove in studio denotano ormai una stanchezza cronica all’interno della band che porta all’autentico fiasco di "Slaves & Masters" del 1990. I 5 tentano di dimostrare che si tratta solo di un episodio e le registrazioni di “The Battles Rages On” durano dal 1991 al 1993, con continui ripensamenti da parte della band che alla fine diventa teatro di un vero e proprio golpe: Lord, Paice e Glover cacciano Turner, cancellano le sue parti vocali dalle tracce già registrate e richiamano Gillan.
Ma Blackmore è insofferente a questa situazione e prima ancora della partenza del tour mondiale annuncia di voler lasciare la band durante la pausa tra le date europee e quelle giapponesi. L’ultima performance della Mark 2 dei Deep Purple è a Helsinki il 17 novembre 1993, prima che al posto di Backmore sia ingaggiato come tour man Joe Satriani.
Per festeggiare i venticinque anni di vita del gruppo i Deep Purple pubblicano il live "Come Hell Or High Water" che contiene tracce registrate solo con Blackmore e dopo Satriani nel 1995 viene assoldato Steve Morse, talentuoso chitarrista già dei Kansas, con cui i Deep Purple registrano prima “Perpendicular” e poi "Total Abandon", del 1998.
Ma le sorprese nella lunga e tortuosa vita della band non sono finite, visto che nel 2000, a distanza di ben 30 anni dalla prima registrazione, Lord riesce nuovamente a convincere il gruppo, con il giovane Steve Morris alla chitarra, a riprovare l’esperienza con la London Philarmonic Orchestra alla Royal Albert Hall di Londra. Un risultato straordinario, impreziosito dalla guest voice di Ronnie James Dio.
Due anni dopo Jon Lord annuncia anche il suo abbandono per motivi personali e con lui se ne va l’anima dei Deep Purple, l’uomo che li aveva fondati e che era sempre stato presente in tutti gli album pubblicati dai tempi lontani di “Shades Of Deep Purple”. E così "Bananas" è il primo disco dopo la rottura della più longeva coppia della storia del rock, con Ian Paice ultimo superstite e il grande vecchio dell’organo Hammond sostituito da Don Airey, uno dei migliori "session-man" su piazza, già tastierista ospite di Whitesnake e Rainbow, a continuare la cavalcata oltre i 100 milioni di album già venduti.

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