Articolo apparso su "Venerdì di Repubblica" il 12 maggio 2000
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La signora del latin-pop
Settanta milioni di dischi venduti, la nostalgia per Cuba e la storia di Elian: la Estefan, la più famosa star ispanica parla di musica, di Fidel e di un incidente che le ha spezzato la schiena e cambiato la vita. Fino al nuovo CD (il n.21), dopo il papa, Pavarotti e perfino Cossiga.

Monumenti di Gloria

Dal nostro inviato PAOLA ZANUTTINI

Miami, Gloria Estefan, 42 anni e milioni di dischi venduti, oggi si è vestita sobria: maglietta Moschino trasparente su reggiseno in tinta (amaranto) e un paio di jeans stracciati, ingentiliti in fondo da file di perline che tintinnano su tacchi arditi. Trasparenti anch'essi. Forse non è il massimo dell'eleganza, ma la più grande star latin-pop deve essere un po' colorata. Si vede comunque che queste frivolezze sono concessioni ai diktat dell'immagine: i muscoli dei suoi avambracci, la voce ruvida e le risate fragorose rivelano una personalità molto più terragna.
Estefan è arrivata al suo ventunesimo disco, che si chiama Alma Caribeña, e uscirà in Italia fra tre giorni: una trascinante escursione fra ritmi centro americani realizzata con il contributo di mostri sacri come Celia Cruz e José Feliciano, sotto la supervisione dell'inossidabile marito-produttore Emilio. Lo stesso che la scoprì quando da ragazzina cantava ai matrimoni e sognava di diventare una psicologa e l'ha trasformata invece in una star. Il disco è tutto in spagnolo come ormai avviene sempre più spesso da quando questa immigrata cubana ha scalato le classifiche americane cantando nella sua lingua. Entrare nella top ten generale Usa, non quella per ispanici, ha significato uscire dal ghetto, variopinto e fragrante ma sempre ghetto. Comporre ed eseguire (stavolta in inglese) l'inno delle Olimpiadi di Atlanta, esibirsi davanti al Papa o perfino con Pavarotti, avere come compagna di giochi della sua bambina la figlia della vicina di casa più rutilante del mondo, Madonna, che quando capita da queste parti si rifugia a Star Island, quartiere degli happy few già prediletto da Al Capone, sono gli altri segnali di un'integrazione avvenuta. La rassicurante e necessaria conferma che l'America è un grande paese , generoso di opportunità con tutti;
Se a queste soddisfazioni aggiungiamo una statua di cera eseguita dal museo Tussaud (rilevando il suo calco si è evidenziata la sua perfetta simmetria) e l'ineffabile omaggio che Francesco Cossiga le ha tributato scegliendo il suo brano Más Alla come inno ufficiale del Trifoglio, possiamo dire che Gloria Estefan è veramente una donna di successo.
È anche un'opinion leader: molto ascoltata sul caso Elián Gonzalés, il piccolo naufrago cubano conteso fra la comunità di profughi anticastristi di Miami e il padre che l'ha riconquistato dopo un blitz degli agenti federali. A conferirle questa autorevolezza è proprio la dualità che gli esordi della professione era considerata un handicap, rivelandosi poi la chiave del suo successo: "il cuore latino e il cervello americano".
"È questo doppio sguardo che mi consente di guardare alla vicenda con, maggior equilibrio, di capire che gli interessi di Elian sono stati messi in ombra dalla politica". E fin qui Gloria ostenta un ammirevole distacco, che si appanna nelle successive dichiarazioni: "Questa non è la storia di un padre e di un figlio, ma il simbolo della sofferenza dei piccoli cubani. È la dimostrazione del male che sta facendo Fidel Castro alle famiglie del Paese, dividendole. Là, i bambini sono controllati dallo stato: dall'età di 6 anni li mandano nei campi di lavoro e dagli 11 ai 14 anni, in piena pubertà, vengono prelevati per 4 mesi in campus promiscui dove le ragazze sono anche stuprate. Molte tornano incinte".
Come si può intuire, Gloria Estefan è fieramente anticastrista, anche se si è recentemente pronunciata contro le sanzioni americane nei confronti di Cuba. Ma è anche obiettiva. "Io sono convinta che il padre di Elián non sia stato libero di agire come voleva, lo hanno costretto a parlare per conto di Fidel. Un genitore normale si sarebbe trasferito qui, se non lo ha fatto vuol dire che è un comunista e questo non comporta necessariamente che sia un cattivo padre. Ma allora mi domando perché è venuto solo quattro mesi dopo il naufragio nel quale il bambino - non bisogna dimenticarlo - ha perso la madre. Il visto gli era stato offerto subito".
Questa radicalità ha le sue ragioni, anche tragiche, legate all'infanzia di Gloria. Suo padre, "un idealista, e anche un uomo molto bello" era motociclista nella scorta della moglie del dittatore Fulgencio Batista. "Il 31 dicembre del' 58, la sera prima del colpo di stato, arrivò a casa preocupatissimo, disse a mia madre che ci doveva portare via: io avevo due anni. Arrivammo a Miami, a Little Havana, e lui sparì: entrò nel gruppo segreto che preparava l'incursione alla Baia dei Porci, dove fu catturato. Lo rivedemmo nel '63, grazie a uno cambio di prigionieri organizzato da Kennedy". E poiché i veterani della Baia dei Porci potevano entrare nell'Us Army col grado di ufficiali, se imparavano l'inglese, il padre iniziò questa nuova carriera militare che lo potò prima in Texas e poi in Vietnam, dove i defoglianti distrussero il suo sistema neuro muscolare. Il bel motociclista idealista diventò un paralitico.
"Intanto mia madre era rimasta attaccatissima alle tradizioni cubane, perché era convinta di tornare da un giorno all'altro. Non ho potuto depilarmi le gambe e le sopracciglia fino a quindici anni perché a Cuba si usa così. Una volta mi ero appena fatta la doccia, mia madre mi disse che avevo ancora le ginocchia nere: le risposi che erano i peli. Ma lei era inflessibile. Basta pensare che fino a sei anni non mi ha fatto imparare l'inglese".
Insieme a queste già dolorose esperienze infantili e adolescenziali concorre, l'incidente automobilistico che nel '90 le ha spezzato la schiena, tenuta ora insieme da due lunghi chiodi che per fortuna, essendo al titanio, non fanno bip bip quando passa sotto i metal detector degli aeroporti. Molti compatrioti hanno contribuito alla sua guarigione con riti di santeria e la cosa non scompone minimamente il "cervello americano" di Gloria: "Pare abbia funzionato, no? Non ci trovo niente di male nella magia, specie quando è bianca. E poi non sono particolarmente dogmatica sulla religione".
In quella che ormai si potrebbe definire l'agiografia di Santa Gloria Estefan, molto dettagliata sella convalescenza dell'incidente, compare anche un gustoso aneddoto: il devoto Emilio le avrebbe regalato un paio di dalmata per celebrare la prima volta che si è arrampicata sui tacchi a spillo. Tacchi che, almeno sulla scena, le sono indispensabili per aumentare la sua statura davvero tascabile.
"Pura invenzione: la vera festa l'abbiamo fatta quattro mesi dopo l'incidente, quando sono riuscita a infilarmi da sola gli slip".

Paola Zanuttini

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