BOB DYLAN

E’ conosciuto come cantante e lo si ascolta parecchio, ma in realtà è raro trovare qualcuno che lo conosca come poeta e che lo abbia mai letto.
Robert Zimmermann nasce il 24 maggio del 1941 a Duluth, Minnesota, e all'inizio della sua carriera cambia il suo nome in Bob Dylan. In molti hanno creduto che l'avesse fatto in onore del famoso poeta gallese Dylan Thomas, che il cantautore ammira molto, ma in realtà nessuno è in grado di dire da dove sia derivato "Dylan", dato che egli stesso nella sua biografia ufficiale ha esplicitamente richiesto di far mettere in chiaro il malinteso che da sempre lo aveva affiancato a un poeta il cui stile non assomiglia affatto al suo. Già a dieci anni scappa di casa, dalla sua cittadina mineraria di confine col Canada, per andare a Chicago dove compra la sua prima chitarra; quindi all’età di diciassette anni e poi a diciotto torna nuovamente a fuggire fino a quando, mentre frequenta l’università del Minnesota, sparisce per sempre dalla famiglia. Nel frattempo impara da autodidatta a suonare la chitarra e scrive la sua prima ballata dedicata a Brigitte Bardot, diventa un menestrello ambulante e gira in autostop influenzato da Mexico City Blues di Kerouac e dalle tematiche di Ginsberg.
Nel 1959 trova il suo primo impiego fisso in un locale di strip-tease dove suona tra uno spettacolo e l’altro fischiato da un pubblico disinteressato e decisamente troppo ignorante per capire quelle parole così tristi e quelle immagini apparentemente troppo lontane dalla sensibilità comune. Nell’autunno del ’60 viene a sapere della malattia di Woody Guthrie, cantante folk dell’anteguerra, e lo va a trovare cominciando con questo una grande amicizia e iniziando così la propria carriera nei locali del Greenwich Village.
Al Community Theatre, dopo essere stato fischiato dai puristi del Newport Folk Festival che lo avevano accusato di contaminare il folk con il ritmo del rock ’n’ roll, viene salutato come l’inventore di un nuovo genere, il folk-rock. E infatti le sue ballate si svolgono secondo i ritmi del rock ‘n’ roll, usa la voce, la chitarra e l’armonica potenziati da mezzi elettrici secondo le tecniche del rock ‘n’ roll; le sue poesie sono spesso successione di strofe proprio come vuole la tradizione popolare, ma non parlano mai di amore consueto anzi trattano di quei temi cari ai giovani di quegli anni – e non solo -, di orrore per la violenza, di ingiustizia, di incomunicabilità e di sopruso in un mondo nucleare. Nei codici popolarissimi della musica rock Dylan ripropone la carica di energia ribelle che i Beats trovavano nel jazz; le tematiche di Ginsberg esplodono attraverso la voce un po’ roca di un "menestrello" che ha usato l’accortezza di evitare parole censurabili.
La Pivano, grande studiosa e amica dei Beats, afferma: "Ginsberg mi diceva che quella era la nuova generazione, quello era il nuovo poeta; e mi chiedeva se mi rendevo conto di quale mezzo formidabile di diffusione disponesse adesso il messaggio grazie a Dylan. Ora, mi diceva, attraverso quei dischi non censurabili, attraverso i jukeboxes e la radio, milioni di persone avrebbero ascoltato la protesta che l’establishment aveva soffocato fino allora col pretesto della ‘moralità’ e della censura".

Quante strade deve percorrere un uomo

Prima di poter essere chiamato uomo?

Si, e quanti mari deve navigare una bianca colomba

Prima di dormire nella sabbia?

Si, e quante volte devono volare le palle dei cannoni

Prima di essere bandite per sempre?

La risposta, amico, soffia nel vento

La risposta soffia nel vento"  

(Blowing in the Wind)

 
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