Darwin e la scoperta dell'evoluzione delle specie
(Sintesi da Cioffi.., Corso di filosofia.., cit., p.220 sgg.)

Sul finire del Settecento si era affacciata nella scienza l'idea della storicità della natura e delle specie viventi. Queste ultime non sarebbero state create già compiute agli inizi dei tempi (secondo la visione biblica tradizio-nale), ma deriverebbero da specie più semplici.
Diverse scoperte e dottrine avevano favorito l'affermarsi di questa idea. Nella letteratura del Sei-Settecento era diffusa la teoria della scala naturae; i vari esseri viventi presentano analogie di parti e funzioni e si differenziano per la maggiore o minore perfezione con cui esse sono realizzate; essi sono perciò ordinabili dai più semplici ai più complessi. Linneo (1707-78) - che pure professava il "creazionismo" - aveva fornito la più sistematica classificazione delle specie viventi, vegetali e animali, basandosi sulle differenti forme degli organi riproduttivi.
Gli studi di anatomia comparata ne avevano portato una sorta di conferma fattuale. Non si arrivava, però, a pensare a una derivazione nel tempo delle specie più complesse dalle più semplici: si pensava, piuttosto, in termini di variazioni nella realizzazione di uno stesso tipo originario, sorta di idea platonica del vivente. Del resto, le cronologie dell'universo allora più accreditate, di derivazione biblica, erano così ristrette che sembrava impossibile che ci fosse stato abbastanza tempo per processi plausibilmente molto lunghi, come la graduale trasformazione di una specie in un'altra completamente diversa.
Solo alcuni autori, quali Maupertuis o Buffon, come si visto nel secondo volume del nostro corso, avevano accennato alla possibilità di processi evolutivi all'origine della modificazione delle specie.
Erasmus Darwin (1744-1882) nel 1794 ipotizzò che causa dell'evoluzione fosse la facoltà propria dei viventi di acquistare nuove parti, sotto l'influenza di irritazioni e volizioni suscitate dalle sfide ambientali.

Jean-Baptiste de Lamark
Filosofia zoologica: la prima teoria dell'evoluzione

Le sue affermazioni:
1 - nella natura: spontanea tendenza all'organizzazione in perenne contrasto con una forza disgregativa opposta;
2 - trasformazione dovuta a due processi opposti;
3 - i caratteri nuovi acquisiti da un individuo nel corso della sua vita vengono trasmessi ai discendenti e si stabilizzano come caratteri della specie.

Erasmus Darwin
(1744-1882)

L'origine della specie
(1859)

SCHEMA
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La variazione continua della specie
- modello iniziale di tipo creazionistico
- ipotesi di una variazione continua nello spazio e nel tempo in corrispondenza del continuo variare della specie:
incompatibile con l'idea di creazione della specie
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Il meccanismo dell'evoluzione: la selezione naturale
- Galàpagos: non solo azione condizioni esterne e volontà degli organismi ….ma selezione
- Come?…Malthus: crescita geometrica (popolazione) e crescita aritmetica (risorse) e lotta per la sopravvivenza: i più forti…
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La sopravvivenza dei più adatti nella lotta per la vita
Il principio di variazione
e
Il principio di selezione naturale
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L'ORIGINE DELL'UOMO
- Conseguenza esplicitata da Thomas Huxley (1825-95)
- L'uomo perde la sua eccezionalità
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DIBATTITO SUL METODO di Darwin
Induttivista
o
Apriorista?
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SOLUZIONE POSSIBILE p.224
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CRITICHE
e rifiuto dell'estensione all'uomo delle teorie evoluzionistiche, anche da parte degli studiosi che accettavano l'evoluzionismo
(vedi Lyell e il cervello umano p.226)

Introduzione al Positivismo
August COMTE
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