LA CULTURA DELLA CONTESTAZIONE

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Dalla fine degli anni '60 la cultura è stata fortemente influenzata da fenomeni di costume che ne hanno caratterizzato le svolte nei vari settori, dal letterario al musicale, al figurativo al teatrale. Alla base di questi fenomeni possiamo individuare una tendenza generale: la contestazione. La cultura della contestazione ha interessato soprattutto il mondo giovanile, manifestandosi sia in America che in Europa con atteggiamenti ribellistici, provocatori,anticonformistici e trasgressivi. All'origine della rabbia giovanile stava la contestazione del sistema borghese capitalistico, l'ansia per un futuro su cui pesava il pericolo di una guerra at atomica e il violento scontro generazionale.
I giovani rifiutavano la loro società accusata di appiattire l'individuo e mercificare tutto, anche l'arte e il pensiero. Il principale fenomeno di protesta giovanile prendeva il nome di "beat generation", si sviluppò in America fra la metà degli anni '50 e '60, con forti concentrazioni a San Francisco e a New York; in esso interagiscono fattori psicologici, di costume e di moda e prese di posizione morali,intellettuali ed artistiche. La società americana di questo periodo, è percorsa da mille contraddizioni che finiscono per bloccarla in un immobilismo senza avvenire e senza speranza. Infatti,da un verso gli USA, che hanno combattuto in difesa della democrazia contro le barbarie naziste,sono considerati da molti il simbolo della libertà e della giustizia;dall'altro vivono sotto l'incubo della guerra fredda,costantemente minacciati dal rischio di un conflitto nucleare. Inoltre,la paura del comunismo,scatena una vera e propria persecuzione nei confronti di tutti coloro,
In particolare intellettuali ed artisti,che hanno manifestato o manifestano simpatie per la sinistra (la cosiddetta "caccia alle streghe" orchestrata dal senatore McCarthy). Tutto ciò crea un clima pesante che fa vacillare l'immagine del paese,da sempre considerato la culla della civiltà.Sul piano dei costumi,da un verso si assiste al dilagare del consumismo,nel quale sembra essersi incarnata la promessa di felicità,dall'altro persistono modelli di vita conformistici che bandiscono,come attività pericolose ed immorali,il ballo,le relazioni sessuali e le corse in motocicletta. I giovani della beat generation non si riconoscono in questo tipo di società ed esprimono il loro rifiuto con un atteggiamento nel quale confluiscono spinte diverse:
Ribellione,manifestata attraverso la scelta di un'esistenza vagabonda sulle strade d'America e attraverso la libertà sessuale,la voglia di una vita sfrenata e senza regole,l'esigenza d'autenticità e onesta in qualsiasi tipo di rapporto,vita comunitaria ecc. Essi, infatti, ritengono che solo rifiutando in blocco la civiltà moderna sia possibile salvare l'uomo come essere umano; scaturisce da qui quella che essi chiamano "disaffillazione"; in altre parole un totale e consapevole estraniamento dalla società. Si tratta di un atteggiamento volutamente passivo, che non si propone di abbattere le istituzioni per stabilirne altre più consone alle esigenze dell'uomo, ma contrappone, alla falsità della società borghese, la chiusura in un proprio mondo solitario,del quale fanno parte solo coloro che condividono gli stessi ideali. Ciò significa che mancava alla beat generation quello spirito eversivo proprio delle avanguardie storiche. Dietro a i loro atteggiamenti provocatori, non c'era la volontà ideologica di cambiare il sociale, ma solo il distacco e la fuga dai modelli societari. A tutto ciò essi reagivano con "l'assenza" una particolare categoria dello spirito, in cui coesisteva la fuga, il viaggio e il nomadismo. I beatnik, come essi amavano definirsi, basavano inoltre la loro esistenza su una socialità e moralità naturali, non regolate da leggi, e su un'assoluta onesta e franchezza;sono pacifisti, non hanno alcun interesse per il denaro,fanno uso di droghe e amano la musica jazz. Tutti questi atteggiamenti,trovano proprio piena espressione nel termine beat,che ha in inglese il significato di "battuto" e al tempo stesso di "beato".Vuole,cioè,esprimere da un lato il rifiuto volontario di una società,nei confronti della quale ci si sente profondamente necessariamente sconfitti e dall'altro la felicità che da quest'atteggiamento ne deriva.La protesta beat investiva in primo piano il comportamento e l'abbigliamento. Il linguaggio era aperto e libero,non privo di termini volutamente osceni. L'abbigliamento era dichiaratamente anticonvenzionale, basato su jeans e maglioni sdruciti, scarpe da tennis o di corda, occhiali scuri e medaglioni attorno al collo; la capigliatura tendeva a coprire le orecchie. Ciò crea un'ulteriore differenza con le avanguardie storiche,poiché mentre esse creavano una netta lacerazione con la società e la storia,il movimento beat apriva sempre più le porte al consumismo contemporaneo. Sul piano letterario, il movimento è stato tipologizzato in alcune opere del tempo,che sono diventate una sorta di Vangelo per i giovani beat:"Il giovane Holden" di Salinger, ove vi si descrive, con viva adesione al mondo giovanile e al suo gergo (slang), il senso di disagio e d'angoscia che caratterizzava le generazioni a contatto con la società consumistica,schiavizzata dal mito del denaro e del benessere. Ma soprattutto, il romanzo che può essere definito la bibbia dei beatnik "
Sulla strada", scritto nel 1951. Ne è protagonista Sal Paradise, il quale narra i suoi viaggi attraverso l'America del nord negli anni 47-50, e i suoi incontri con Karl Marx e Dean Moriarty. I tre giovani ricercano tutti i piaceri che la vita può dar loro, da quelli intellettuali alle visioni stimolate dall'alcool e dalla droga, alle eccitazioni provocate dalla velocità nella guida e dalla musica jazz, al godimento sessuale volto a colmare un profondo bisogno d'affetto. Al tempo stesso,però, acquisiscono anche l'esperienza vissuta dai vagabondi, dai poveri, dagli emarginati della società e ne traggono un profondo senso di solidarietà.Il romanzo si conclude con il ritorno alla tristezza del vivere quotidiano.Sul piano cinematografico, la figura del ribelle, sensibile ed infelice, è stata incarnata da attori quali James Dean, protagonista di "Gioventù bruciata" e da Marlon Brando nel film "il selvaggio", divenuti entrambi simboli della rivolta giovanile contro un mondo adulto visto come fonte di noia, di sottomissione e viltà.

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