EGITTO






LE ORIGINI

La storia egiziana può cominciare dall'eta paleolitica, anche se è una storia fatta solo di ipotesi e di supposizioni. Nel paleolitico, infatti, la vallata del Nilo era molto diversa da come si presenta oggi: il fiume copriva pressochè tutta la regione e questo fatto, unito al clima che era certamente piu umido di quello attuale, faceva si che uno sterminato acquitrinio si stendesse fino al Delta. II clima cominciò a mutare verso la fine del paleolitico, e con esso anche il Nilo modificò il suo corso, assumendo quello odierno. La lenta ma progressiva trasformazione in deserto delle zone limitrofe permise la concentrazione della vita umana proprio lungo le fertili rive del fiume. In epoca neolitica, il cui inizio e fatto risalire a circa 10.000 anni prima di Cristo, erano gia presenti due popolazioni ben distinte provenienti da altrettante zone diverse: un primo gruppo di razza africana, risalente dal centro dell'Africa, e un secondo di razza mediterranea, dal cuore dell'Asia. A queste due razze bisognerebbe aggiungerne una terza, quella che si crede proveniente dalla leggendaria Atlantide, e che avrebbe raggiunto la valle del Nilo passando per la Libia. Si formarono cosi due gruppi di civilta: uno si fermò nel nord del paese, sul Delta, e la formarono il primo agglomerato urbano, Merimda. L'altro gruppo si stabili nel sud con capoluogo a Tasa. II popolo egiziano, dunque, si scisse in due gia fin da questa remota epoca, e nonostante la successiva unificazione del paese, sopravvisse la divisione del territorio in "hesep", che i greci chiamarono "nomi": l'Alto Egitto ne aveva 22. quello Basso 20. Questa fu l'alba della civilta egiziana. Quei tempi che gli egiziani avrebbero chiamato "i tempi del Dio", quelli in cui, sul trono d'Egitto, sedeva il re Osiride. Questo regno terrestre del supremo dio egiziano e documentato da quel gruppo di testi pervenuto con il nome di Testi delle Piramidi. Osiride, secondo la leggenda, avrebbe fuso i due gruppi ma l'unificazione non sarebbe stata di lunga durata: bisognerà giungere al 3200 a.C. circa, perchè si possa parlare più propriamente di storia egiziana.

Unione fra Alto e Basso Egitto


La storia inizia con il re Narmer, che alcuni vogliono identificare nel mitico re Menes, a cui si deve la grande impresa dell'unione dei due regni, dopo la quale ebbe inizio la prima delle trentuno dinastie che si avvicendarono sul trono egiziano fino al 322. anno della conquista di Alessandro Magno. "Un fracassatore di teste egli è... non risparmia'': cosi si legge in un'antica iscrizione a proposito del re Narmer. E tale è infatti il tremendo atteggiamento in cui il re e ritratto nella celebre "stele di Narmer", una tavoletta di ardesia, alta 74 centimetri, databile circa al 3100 a.C., e proveniente da Hierakonpolis (l'antica Nekheb, attuale El Kab), città considerata sacra nel regno preistorico dell'Alto Egitto. Nella stele, che in realta e una tavoletta per cosmetici, vediamo su un lato il faraone che con una mano afferra i capelli del nemico già atterrato e con l'altra regge una clava. Il re, su questo lato della stele, porta in testa la corona conica dell'Alto Egitto, mentre sull'altro lato e raffigurato, davanti a numerosi nemici con le teste mozzate, con la corona del Basso Egitto. Le corone, simbolo della regalità, erano infatti tre: quella Bianca del Nord, quella Rossa dei Sud e quella Doppia, composta dall'unione delle due precedenti, che simboleggiava il regno unificato. Allo stesso modo l'avvoltoio era il simbolo dell'Alto Egitto e il cobra di quello Basso.


L'ANTICO IMPERO

L'Antico Impero, che inizia verso il 3200 a.C., è considerato da molti come il piu grande periodo di tutta la civiltà egiziana, ed e anche conosciuto con il nome di Impero Menfita: la capitale, infatti, si sposta da Abidos a Menfi (nome greco per Mennefert, capoluogo del I nomo del Basso Egitto). Durante questo primo periodo della storia egiziana si creano le leggi civili e religiose e prendono forma la scrittura e i canoni grtistici. I1 faraone Zoser, che inizia la terza dinastia, fece costruire il primo grande edificio in pietra dell'Egitto, la piramide di Sakkara. Egli nominò anche un primo ministro che lo coadiuvasse e lo aiutasse nell'amministrazione reale, che nel frattempo si era, per forza di cose, notevolmente estesa e complicata. Zoser promosse inoltre numerose spedizioni militari, verso la Nubia oltre la prima cateratta e verso il Sinai. La dinastia successiva, la quarta, inizia con Snefru che ideb un nuovo modo di costruire le piramidi con facce perfettamente lisce. Nel campo della magnificenza architettonica viene pero superato da altri tre faraoni della sua stessa dinastia: Keope, Kefren e Micerino, i "costruttori" del celebre complesso di Giza. Purtroppo di loro si sa ben poco: si sono conosciute solamente alcune spedizioni militari di Keope verso il Sinai. La quinta dinastia e oriunda della città di Heliopolis: fu detta perciò eliopolitana, in quanto i suoi primi tre faraoni sarebbero stati concepiti dalla moglie di un sacerdote di Ra con il dio stesso. Da quest'epoca in poi tutti i faraoni saranno chiamati regolarmente "figli di Ra". Si compongono, in questo periodo, i Testi delle Piramidi, e si conducono spedizioni militari in Asia e in Libia. Dell'ultima dinastia dell'Antico Impero, la personalita piu importante appare quella di Pepi II, che sale sul trono all'eta di sei anni e ci resta per novantaquattro anni: il suo fu il regno più lungo d'Egitto. Ma alla fine della sesta dinastia, viene a mancare il potere centrale, frazionato tra nomarchi(funzionari amministrativi) che si contendono il potere I'uno contro I'altro, senza che il faraone possa intervenire o opporsi. Si ha cosi il Primo periodo intermedio, un'epoca assai agitata e oscura, che vede 1'Egitto cadere in un lungo periodo di anarchia e di sconvolgimenti sociali: comprende un lasso di tempo che va da circa il 2180 a.C. con la VII dinastia, fino a circa il 2130 a.C., con l'inizio dell'undicesima.

IL MEDIO IMPERO

I1 Medio Impero ha inizio verso il 2060 a.C., con la fine dell'XI dinastia. Il faraone Montu-Hotep I ristabilisce il potere sul Basso Egitto servendosi dell'appoggio della "borghesia" egiziana. Con i suoi successori, MontuHotep II e Montu-Hotep III, si intensificano i commerci, si apre una via commerciale verso il mar Rosso e si riprende la politica di espansione verso la Nubia. Verso L'anno 2000 a.C., ebbe inizio la XII dinastia, una delle piu celebri e più grandi di tutta la storia egiziana. Il suo iniziatore e Amon-Emhat I, che potenzia il culto di Amon e lo eleva al rango di divinith principale. Grande amministratore, sotto di lui l'Egitto conosce un periodo di grande prosperita: in politica estera, Amon-Emhat porta i confini dell'Egitto nel cuore della Nubia, spingendosi fino a Korosko e combattendo contro le popolazioni libiche. Gli successe il figlio Sesostri I, che si impadroni delle miniere d'oro dell'uadi Allaki. Per assicurarsi la continuita della dinastia, Sesostri associo al trono il figlio maggiore: tutti i suoi successori seguiranno il suo esempio. Pochi documenti esistono invece sui regni dei suoi successori AmonEmhat II e Sesostri II: sappiamo tuttavia che strinsero con la Fenicia rapporti di commercio e fu bonificata la regione intorno al Fayum, dove Amon-Emhat II costruira una grandiosa residenza talmente complessa che i greci ricorderanno come il "Labirinto". Il suo successore, Sesostri III, fu uno dei maggiori sovrani che ebbe l'Egitto: con quattro campagne militari colonizzo definitivamente la Nubia, avanzo fino alla Palestina e costrui numerose fortezze alla frontiera col Sudan. Nello stesso penodo, si ebbe anche una discreta fioritura culturale, con la nascita di opere famose quali il Libro delle due vie e gli Insegnamenti di Amon Emhat. La XII dinastia conclude il periodo del Medio Impero; dopo ebbe inizio il cosiddetto Secondo periodo intermedio, ancora oggi il piu oscuro e il piu pieno di incertezze. E dominato dall'invasione di popolazioni straniere di stirpe semitica provenienti dall'est del Delta. Il sacerdote Manetone di Sebennito, che scrisse in lingua greca una storia dell'Egitto intitolata "Fatti memorabili dell'Egitto" chiamo questa popolazione Hyksos, deformazione della parola egiziana "Hekakhasut" che significa "capi dei paesi stranieri". Costoro invasero le fertili pianure del Delta, fortificarono la citta di Avaris e ne fecero la loro capitale. La vittoria degli Hyksos sugli egiziani dovette essere abbastanza facile, non solo perche trovarono un governo gia debole, ma anche perche disponevano di una potenza militare assai superiore a quella egiziana. Gli Hyksos rimasero sul suolo egiziano per circa un secolo, finche alcuni principi tebani riunirono intorno a se altre dinastie del1'Alto Egitto e si prepararono a combattere contro gli Hyksos. L'azione di riconquista e di liberazione fu portata a termine verso il 1622 a.C. da Ahmosis, fondatore della XVIII dinastia, che insegui i nemici fino alla Palestina meridionale e riunì sotto di se tutto quanto l'Egitto.

IL NUOVO IMPERO

Nel 1580 a.C. circa, il Nuovo Impero segna il trionfo del regno egiziano su tutto il mondo fino allora conosciuto: e un periodo di potenza militare, imperniata non più sulla difesa ma sulla conquista, e di massimo splendore artistico e culturale. Capitale e sempre Tebe e i sacerdoti del dio Amon diventano sempre più influenti. Gli immediati successori di Ahmosis, Thot-Mosis I e Thot-Mosis II, si dedicano soprattutto a conquiste e a spedizioni militari. Non cosi la regina Hatshepsut, che si proclama reggente dopo avere allontanato il nipote Thot-Mosis III e regna da sola per ventidue anni, portando la barba e vestendosi con abiti maschili. I1 pacil fico regno di Hatshepsut e ricco di fermenti artistici: viene infatti costruito il capolavoro architettonico che e il complesso funerario di Deir el-Bahari. Alla morte della zia, Thot-Mosis III riprese il trono, dopo aver fatto cancellare da tutti i monumenti il nome dell'usurpatrice: regna per 34 anni e sotto di lui l'Egitto vive uno dei suoi momenti piu splendidi. Con diciassette campagne militari in Asia, sconfigge definitivamente i Mitanni; le sue vittorie sono rimaste celebri: Kadesh, Megiddo, Karkhemish. L'impero egiziano si estese fino alle isole di Creta, Cipro e al gruppo delle Cicladi. Alla fine del suo regno, Thot-Mosis III si spinse fino alla quarta cateratta, portando cosi i confini da Napata nella Nubia (attuale Oebel Barkal) fino al fiume Eufrate. I suoi successori più immediati si limitano a mantenere questo stato di cose: nel 1372 a.C. sale sul trono egiziano Amon-Ofis IV, divenuto celebre nella storia non solo come il re-poeta, ma anche come il re-eretico o scismatico. Impaurito dal clero di Amon, che aveva creato quasi uno stato dentro lo stato, il faraone sostituisce la religione di Amon con quella di Aton, il disco solare, per la cui adorazione non c'era piu bisogno di simulacri; chiude perciò i templi e disperde i sacerdoti; abbandona Tebe e fonda una nuova capitale, AkhetAton ("l'orizzonte di Aton"), l'attuale Tell-el-Amarna. Come ultimo atto si cambia egli stesso il nome: non più Amon-Ofis che vuol dire "Amon è contento", bensi Akhen-Aton che significa "questo piace ad Aton". Lo scisma, tuttavia, non gli sopravvisse: la corona passò al giovanissimo Thot-Ank-Aton, che convinto anche dalla bellissima Nefertiti ("la bella che qui viene"), sposa-sorella di Akhen-Aton, dopo un po' tornò a Tebe, ripristinò il culto di Amon e mutò il proprio nome in quello di Thot-Ank-Amon. Questo re, morto misteriosamente a diciotto anni, è passato alla storia per l'avvincente scoperta della sua tomba fatta da Howard Carter nel 1922. Mentre l'Egitto cade sempre più nell'anarchia, il potere passa in mano ai militari: Horemheb, Ramsete I (un militare in carriera), Seti I che riprende la politica di conquista in Oriente ed infine Ramsete II, detto Ramsete il Grande, che impegno tutte le sue forze a sconfiggere l'armata degli Ittiti. La fermò a Kadesh, in una epica battaglia dall'esito dubbio e che non vide nè vincitori nè vinti. Nei suoi sessantasette anni di regno, al faraone piacque esprimere tutta la sua potenza in colossali monumenti (Abu Simbel, Karnak, Luxor). Alla sua morte gli successe il figlio Mineptah, e con lui iniziò la lenta ma inesorabile decadenza dell'impero egiziano: I'anarchia interna e l'arrivo delle popolazioni indoeuropee verso la fine del secondo millennio in Libia, in Asia e in tutta l'area del Mediterraneo, romperanno il già precario equilibrio interno. Il terzo periodo intermedio inizia nel 1085 a.C., con l'avvento della XXI dinastia e la capitale a Tanis; la dinastia successiva vede il potere in mano a re libici e più tardi a quelli etiopici (la capitale verrà spostata a Napata nel Sudan). A quest'epoca fa seguito quella saitico-persiana: nel 524 a.C., durante la XXVII dinastia, i Persiani di Cambise conquistano per la prima volta I'Egitto; nel 332 gli egiziani chiameranno in loro aiuto Alessandro Magno, accolto come un liberatore. Dichiarato "figlio di Ra" dall'oracolo di Luxor, fonda la nuova citta di Alessandria dove sarà sepolto nel 323 a.C. e diventata in seguito la capitale culturale del mondo antico. Alla sua morte ha inizio la dinastia tolemaica o lagida, che iniziò il processo di ellenizzazione del paese. I due secoli che precedono la nascita di Cristo vedono sempre più la decadenza del paese sopraffatto dalla crescente potenza di Roma: di quest'ultima l'Egitto diventò, infatti, una colonia. Infine, nel 595 d.C., alla morte di Teodosio, l'Egitto veniva a far parte dell'lmpero d'Oriente.

LA SOCIETA' DELL' ANTICO EGITTO

II Faraone

L'Egitto è sempre stato una monarchia assoluta, al cui vertice stava il re, chiamato Faraone, considerato come un dio vivente e destinato a raggiungere le altre divinità dopo una morte apparente. Portava il titolo di Figlio del Sole, rappresentava il potere religioso, politico e militare in tutto l'Egitto ed era affiancato da un "vizir" che stava a capo dell'esecutivo. Il vocabolo "faraone", in realta, è una deformazione greca di una parola egiziana che stava ad indicare il palazzo reale. E' soltanto nel Nuovo Impero, a partire dal 1580 a.C., che "faraone" andr a designare la stessa persona del sovrano.

Costituzione sociale e amministrativa

L'Egitto era diviso in classi. La piu rispettata era quella dei sacerdoti, a cui era affidata la cura del tempio. Ricchi e assai influenti, erano esenti da tasse e mantenuti a spese del tempio. Le altre classi erano quelle dei nobili, incaricati del supremo governo religioso e politico delle province, quella degli scribi, impiegati dell'amministrazione reale e quella del popolo propriamente detto, composto soprattutto da artigiani e contadini.

L'agricoltura

Paese essenzialmente agricolo fin dai tempi piu antichi,l'Egitto ha sempre prodotto frutta, fave,lenticchie, lino ma soprattutto cereali, grano e miglio, che venivano esportati in gran quantità. Come si puo osservare nei dipinti delle varie epoche che raffigurano il lavoro nei campi, gli attrezzi erano pressappoco quelli usati anche ai giorni nostri.

L'industria e il commercio

La scoperta, nelle tombe, di numerosi oggetti, ha dimostrato che gli antichi egiziani conoscevano e lavoravano con rara abilit8 oro, argento, rame e tagliavano le pietre preziose con incredibile perfezione. Esperti soprattutto nel creare "parure" (anelli, braccialetti, pendenti, orecchini), raggiunsero la perfezione creativa sotto la IV, la XII, la XVIII e la XX dinastia. Abili nel creare preziosi tessuti, erano anche valenti aitigiani di ceramiche, vetri, smalti. Non esisteva moneta di scambio: dopo aver raggiunto un accordo, una merce veniva barattata con un'altra. Con i popoli della Nubia, ad esempio, scambiavano i prodotti dell'agricoltura e dell'attivita manifatturiera: grano e cipolle, armi e gioielli, in cambio di legno e pellami, oro e avorio. Spezie e incenso venivano dall'Arabia, mentre una gran quantit8 di legno e cedro lo forniva la Fenicia. A partire dalla XVIII dinastia, gli egiziani intrecciarono relazioni di affari assai proficue con i paesi bagnati dal1'Eufrate e con le isole del Mediterraneo orientale: il rame, ad esempio, lo importavano da Cipro.

Le scienze

Secondo l'insegnamento dei sacerdoti, tutti i principi della scienza sarebbero stati trasmessi in origine all'uomo da Thot, il dio lunare, l'Hermes Trismegisto greco, il dio "tre volte onnipotente". Ad un altro dio, Hermes, si doveva la nascita delle istituzioni sociali dell'antico Egitto. Considerato I'inventore della scrittura, le sue opere erano scritte sotto I'ispirazione del dio supremo. L'antico Egitto fu molto progredito nell'astronomia: gli egiziani infatti, partendo dall'osservazione dei corpi celesti, avevano conteggiato un anno astronomico diviso in dodici mesi di trenta giorni ciaseuno; il tutto era raggruppato in tre stagioni agrarie di quattro mesi ciascuna: la stagione dell'inondazione, quella della semina e quella del raccolto. A questo totale di 360 giorni venivano aggiunti cinque giorni supplementari detti "epagomeni" che corrispondevano alle feste principali. Per quanto riguarda invece la scienza medica, fin dalle epoche piu antiche, era associata alla magia. Sono giunti fino a noi numerosi testi di medicina, alcuni di ginecologia, altri di formule e rimedi vari, altri ancora di chirurgia. Inoltre i medici egiziani conoscevano certamente le virtu terapeutiche di alcune piante.

LA RELIGIONE EGIZIANA

Le rappresentazioni delle numerosissime divinità scoperte negli antichi monumenti della terra egiziana hanno fatto si che sorgesse un grosso equivoco a proposito della religione degli abitanti di questa terra. Nell'antico Egitto la religione, che saremmo tentati di credere politeista, era in realta, al pari di tutte le grandi religioni, monoteista e oggi gli studiosi sono concordi nel considerare le numerose divinita dei templi egiziani come semplici attributi o intermediari dell'Essere supremo, cioe l'unico Dio, il solo riconosciuto e adorato dai sacerdoti, dagli iniziati e dai saggi che vivevano nel tempio. Al vertice del pantheon egiziano sedeva un Dio unico, immortale, increato, invisibile e nascosto nelle inesplorabili profondita della sua più intima essenza, generato da se stesso ed eterno, raccoglieva in sè tutti i caratteri divini. Cosi lo definivano i sacerdoti egiziani: colui che nasce da se stesso; il Principio di ogni forma vitale; il Padre dei padri; la Madre delle madri; e dicevano ancora: "da lui nasce l'essenza di tutti gli altri dei";"è per sua volonta che splende il sole, che la terra e separata dal firmamento e che l'armonia regna sul creato" Tuttavia, per rendere piu comprensibile al popolo egiziano la credenza in un'unica divinita, i sacerdoti espressero, attraverso rappresentazioni sensibili, i suoi attributi e le sue diverse personificaaioni. La più perfetta immagine di Dio era il Sole, attraverso suoi tre attributi principali che erano forma, luce e calore. L'anima del Sole fu chiamata Amon o AmonRa, che significa "Sole nascosto" e "padre della vita", tutte le altre divinita altro non sono che membra del suo corpo. Inoltre, secondo la teogonia egiziana, l'Essere supremo creatore dell'universo, unico nella sua essenza, non viene concepito come unica "persona". Il Dio e autogenerantesi: E di volta in volta Padre, Madre e Figlio di Dio, senza uscire da Dio stesso, originando in tal modo una divina triade. Le tre personificazioni sono "Dio in Dio" e non dividono l'unità della natura divina, bensì concorrono tutte e tre alla sua infinita perfezione. II Padre rappresenta l'energia creatrice, mentre il Figlio, con uno sdoppiamento del Padre, riafferma e manifesta i suoi eterni attributi. Ogni provincia egiziana aveva una sua propria triade, tutte unite strettamente le une alle altre: esse non compromettevano affatto l'unità divina, cosi come la suddivisione dell'Egitto in province non comprometteva l'unita del potere centrale. La triade principale, o grande triade, era quella di Abidos e comprendeva Osiride, Iside e Horus. Era la più popolare e la piu venerata in tutto I'Egitto, poiche Osiride era la personificazione del Bene ed era detto comunemente il "Dio Buono". La triade di Menfi comprendeva Ptah, Sekhmet e Nefertum; quella di Tebe, Amon, Mut e Khonsu. La trinits non era pero l'unico dogma della teologia egizia. Nei libri sacri, si trova il "peccato originale", la promessa di un dio redentore dei peccati, il rinnovamento dell'umanita, la resurrezione dopo la morte dei corpi. Ad ogni cambio di dinastia, corrispondeva una rivoluzione monoteista e l'Essere supremo prevaleva allora sull'adorazione delle altre divinità. La rivoluzione religiosa di Akhen-Aton era stata preceduta da quella di Menes, per non parlare di quella di Osiride (V millennio a.C.): secondo alcuni storici, all'epoca di Osiride, re di Tebe, (4.200 a.C.) ebbe luogo un grandissimo cambiamento religioso e questo re, considerato il più devoto fra tutti, fece adottare in tutto il regno il monoteismo. Ed e lo stesso Osiride che, una volta divinizzato, presiedera il tribunale supremo e giudichera l'anima del defunto. Secondo il rito della "psicocstasia" (letteralmente "pesatura dell'anima", cioè la cerimonia del giudizio finale del defunto), l'anima del trapassato, dopo la morte corporale, veniva trasportata su una barca sacra che solcava le acque dei Campi Elisi. Al passaggio della barca, si illuminavano le zone dove si trovavano gli spiriti dei dannati, che fremevano di gioia alla vista di quella poca luce che a loro era stata ormai negata. La barca proseguiva il suo viaggio e dopo aver attraversato una zona più chiara, che corrispondeva più o meno al nostro purgatorio, giungeva finalmente al supremo tribunale, presieduto da Osiride e dai suoi quarantadue giudici. II cuore del defunto veniva posto su uno dei piatti di una bilancia: sull'altro piatto veniva posta una piuma, simbolo della dea Maat. Se il defunto aveva fatto piu bene che male, allora diventava un "giusto di voce" e poteva far parte del corpo mistico del dio Osiride; in caso contrario il suo cuore veniva divorato da un mostro con la testa di coccodrillo e corpo di ippopotamo e allora non aveva piu possibilità di vita nell'aldilà. Il defunto cosi "giustificato" era allora ammesso allo Ialu, cioè ai Campi Elisi. Ci si può domandare, a questo punto, perchè nelle piramidi e nelle tombe siano stati ritrovati tantissimi oggetti di uso comune. Non bisogna dimenticare che la concezione fondamentale degli antichi egiziani, era che la vita umana continuava per l'eternita anche dopo la morte fisica. Ma nell'aldilà potevano accedere solo coloro che potevano continuare a godere di ciò di cui avevano goduto in vita: ecco allora la casa, i viveri e le bevande, i servi e gli oggetti necessari alla vita di tutti i giorni.

Gli animali sacri

Il monoteismo dell'antica religione egiziana puo apparire come una sorta di idolatria, tenendo presente che tutte le innumerevoli rappresentazioni degli dei del pantheon egiziano, altro non sono che emanazioni dell'unico Dio, raffigurazioni dell'aspetto eterno della divinità. In tal senso si deve capire il culto che nelle diverse regioni dell'Egitto veniva tributato al sole, alla terra, al cielo e a certi animali. Solo in epoca tarda, infatti, gli dei egiziani assunsero un aspetto umano: essi dapprima si erano incarnati in piante ed animali. La dea Hathor viveva in un albero di sicomoro; la dea Neith, che avrebbe partorito rimanendo vergine e che i greci avrebbero identificato con Atena, era venerata sotto forma di uno scudo con due frecce incrociate; Nefertum (identificato in Prometeo) aveva I'aspetto di un fiore di loto. Ma era soprattutto sotto la forma di animale che il dio egiziano si manifestava ai fedeli. Bastano pochi esempi: Horus era un falco, Thot un ibis, Bastet una gatta, Khnum un ariete. Ma accanto agli dei che si impersonificavano negli animali, era lo stesso animale che, quando aveva particolari requisiti e determinati segni, veniva adorato. Uno degli esempi più significativi, a questo proposito, era il culto fastoso che veniva tributato ad Apis, il toro sacro adorato a Menfi. Per essere riconosciuto sacro, questo animale doveva avere certe caratteristiche conosciute solo dai sacerdoti. Alla morte di un Apis, dopo aver osservato un lungo digiuno, i sacerdoti si mettevano alla ricerca di un altro Apis, che doveva avere un triangolo bianco sulla fronte, una macchia simile ad un'aquila sul collo e un'altra macchia a forma di falce lunare sul fianco. A Menfi I'animale viveva in recinti davanti al tempio di Ptah, il creatore del mondo, e qui la bestia riceveva le offerte dei suoi adoratori ed era venerato come oracolo. Fino alla XIX dinastia ogni toro aveva una sepoltura singola. Fu Ramsete II, poi, che lo fece seppellire in un mausoleo comune, detto serapeum: il nome deriva dal fatto che Apis morto, una volta divinizzato, diventava Osor-Apis, da cui i greci derivarono il nome di Serapis. In base a delle indicazioni precise contenute in un passo di Strabone, nel 1851, I'archeologo francese Auguste Mariette aveva ritrovato, a Sakkara, il mitico serapeum, un vasto sotterraneo, un lungo corridoio che nascondeva le camere sepolcrali. Qui erano contenuti i sarcofagi monolitici (di granito rosa, di calcare o di basalto), alti fino a quattro metri, pesanti fino a settanta tonnellate, che contenevano le mummie dei tori sacri, Gli antichi egiziani annoveravano fra gli animali sacri anche alcuni uccelli, grazie alla loro funzione in agricoltura. A Sakkara esiste ancora una necropoli di ibis, i pill sacri fra tutti gli uccelli, la cui specie si sta estinguendo. L'ibis doveva avere testa e collo senza piume, di un colore nero opaco; le zampe dovevano essere grigio-bluastre e il corpo bianco con piume nero-blu che ricadevano sulle ali. Da vivo era consacrato a Thot, quello che per i greci era il dio Hermes; da morto veniva mumrnificato per essere poi chiuso dentro vasi di argilla. Un culto tutto particolare era quello che la citta di Tebe tributava al coccodrillo dove I'animale viveva addomesticato e circondato dalla venerazione di tutti, con monili alle orecchie e anelli d'oro attaccati alle zampe. Ma non era cosi in tutte le citta dell'Egitto. Erodoto afferma che gli abitanti di Elefantina e dei dintorni, per esempio, non lo consideravano affatto sacro e non si facevano alcun scrupolo di mangiarlo. Un ruolo importantissimo nelia religione egiziana lo aveva il gatto, chiamato con voce onomatopeica "miaou", nome passato poi in altre lingue e da cui deriva anche il verbo "miagolare" La gatta, consacrata alla dea Bastet, simboleggiava il benefico caiore del sole: il suo culto veniva celebrato soprattutto nel Basso Egitto: la citta di Bubasti (l'odierna Zagazig) deve il suo nome alla presenza di un tempio dedicato a questa dea.

L'immortalità dell'anima

La principale delle credenze degli antichi egizi era l'immortalita dell'anima. Piramidi, mastabe e tombe furono tutte costruite per ospitare l'anima del defunto. Con la parola "Ka" si indicava lo spirito universale, il corpo fisico che anima tutto l'essere. Dopo la morte corporale, l'anima avvolge la mummia: diventa il suo "Ka", il suo "doppio" finche lo spirito di trasforma in "spirito astrale" e "Ka" e "Ba" (la scintilla divina, uno dei principi spirituali dell'individuo) si uniscono fra loro, tramite il cordone di Osiride, allo spirito superiore, per formare uno spirito solo. Numerosi affreschi che rappresentano l'immortalita dell'anima e altre scene religiose sono stati ritrovati nelle case di mattoni dove abitavano i faraoni. In tutti i templi funerari e nelle tombe erano raffigurate scene che simboleggiavano la sopravvivenza del defunto nell'aldila, cioe la vita eterna: venivano percio chiamate "case dell'eternita". Anche la croce ansata "Ankh" simboleggiava la vita futura con i tre attributi: pace, felicità e serenità.


RITO DELLA MUMMIFICAZIONE

La tecnica di imbalsamare i cadaveri e di trasformarli in mummie era considerata di origine divina e si faceva risalire a Horus, figlio di Osiride e di Iside. I1 termine mummia deriva dall'arabo "mumiya" o "mumyai", che, secondo il viaggiatore arabo del XII sccolo, Abd-el-Latif, significa bitume, o miscuglio di pece e mirra: un composto largamente usato nella manipolazione dei cadaveri e di cui si fece anche in Europa un intenso commercio in epoca medioevale. Anticamente veniva fatta la distinzione fra mummie naturali e mummie artificiali, considerando fra le prime quelle che si erano conservate intatte senza essere sottoposte ad un particolare trattamento. Ancora oggi si ritiene che la spettacolare conservazione dei cadaveri egiziani sia dovuta solo in secondo luogo alla perfetta tecnica di imbalsamazione, in quanto la causa principale sarebbe stata il clima estremamente arido dell'Egitto, che permette la totale assenza dei batteri nell'aria e nella sabbia. Grazie ai bassorilievi e ai dipinti conservati nelle tombe, sappiamo come si svolgevano le esequie nell'antico Egitto. I1 corteo funebre era aperto da un gruppo di schiavi che portavano offerte e oggetti di proprietà del defunto: se era un guerriero, le sue armi e il suo cavallo, se era un contadino i suoi strumenti di lavoro. Seguiva poi il gruppo delle prefiche, che alzavano alte e terribili grida, si strappavano i capelli e intonavano lamenti funebri. Infine, dopo il maestro di cerimonie il sacerdote, ecco il catafalco a forma di barca solare, che veniva issato su una specie di slitta trainata da un attacco di tori. Seguiva ia famiglia del defunto, i suoi amici e i parenti, tutti vestiti a lutto anch'essi intonanti pianti e grida di dolore. Chiudeva il corteo un ultimo gruppo di donne che proferiva l'elogio funebre del defunto: tutt'intorno, lungo il percorso, una folla di oziosi e di curiosi. Se la necropoli si trovava sull'altra riva del Nilo, allora il corteo si fermava per imbarcarsi su delle chiatte che attraversavano il fiume. Sull'opposta sponda, la mummia veniva nuovamente issata sul carro e i gruppi si riformavano nello stesso ordine precedente. Giunti infine sul luogo dell'ultima dimora, la mummia prima riceveva le offerte e gli ultimi addii dei parenti e degli amici; poi veniva effettuata la cosiddetta "cerimonia dell'apertura degli occhi e della bocca", con cui simbolicamente si restituivano al defunto i sensi che aveva avuto in vita. Infine la mummia veniva deposta nella quiete della sua tomba. Vediamo adesso come veniva mummificato il cadavere. Il corpo del defunto era affidato alle mani degli specialisti che procedevano all'imbalsamazione, la cui prima operazione consisteva nell'estrarre il cervello dalle narici per mezzo di un uncino. II cranio veniva in seguito riempito di un composto a base di bitume liquido che, raffreddandosi, lo induriva. Venivano poi tolti gli occhi che erano sostituiti da pupille di smalto. Per mezzo di una pietra assai tagliente veniva quindi praticata una incisione sul fianco sinistro del corpo, da dove erano estratti intestino e viscere. Questi ultimi, dopo essere stati sottoposti ad un procedimento a base di bitume bollente, venivano avvolti insieme al cervello e al fegato, e quindi chiusi in quattro canopi di argilla, di calcare o di alabastro, ma anche di pietra o di metal- lo, a seconda del censo del defunto. Questi vasi, deposti vicino alla mummia in un unico contenitore, avevano i coperchi sormontati da quattro testine differenti, che simboleggiavano i quattro geni funerari: una umana, una di sciacallo; una di sparviero e una cinocefala. L'interno del ventre e dello stomaco veniva quindi accuratamente lavato con vino di palma, poi seccato con una polvere a base di piante aromatiche e infine riempito com mirra triturata o con segatura di legno profumato. Cosi preparato, il corpo veniva immerso in un bagno di natron (che era carbonato di sodio allo stato naturale) e qui veniva lasciato per settanta giorni. Alla fine, sia la carne che i muscoli erano completamente riassorbiti e non rimaneva altro che la pelle attaccata alle ossa. I capelli degli uomini venivano tagliati corti, quelli delle donne erano invece lasciati in tutta la loro splendida lunghezza. Si prendevano quindi delle bende, strette e impregnate di resina nella parte inferiore, e con queste si avvolgeva prima ciascun dito separatamente, poi la mano e infine il braccio: la stessa operazione avveniva per ciascun arto, eccetto che per la testa, dove ii lavoro era più meticoloso. Per l'immediato contatto con la pelle veniva impiegata una tela assai simile alla mussola. La figura era ricoperta da più strati di stoffa con una aderenza cosi perfetta, che se si fossero tolte tutte insieme le bende, queste avrebbero potuto servire da stampo per riprodurre, in gesso, il ritratto del defunto. L'intero corpo veniva poi avvolto dalle bende per tutta la sua lunghezza. Questo veniva coliocato in posizione distesa, con le mani a croce sul petto oppure con le braccia distese lungo i fianchi. I cadaveri dei faraoni, invece, venivano avvolti in una tela o in una custodia d'oro lavorata a sbalzo, che riproduceva il defunto a rilievo. Pressoche perfetto è lo stato di conservazione delle mummie dei musei egiziani del Cairo, d'Alessandria e in quelli degli altri paesi. La mummia piu antica che conosciamo e quella di Sekkeram-Saef, uno dei figli di Pepi I (VI dinastia), scoperta a Sakkara, vicino a Menfi, nel 1881 e custodita attualmente al museo del Cairo. L'abilita degli imbalsamatori ha infatti permesso al tempo di tramandare le effigi dei grandi faraoni: nella testa avvizzita di Mernefta (che molti considerano il faraone dell'esodo ebraico) riconosciamo ancora il naso caratteristico della famiglia e le sopracciglia ancora folte; in quella di Ramsete II, i raggi X hanno dimostrato che il grande faraone soffriva senza dubbio di mal' di denti.


LA SCRITTURA GEROGLIFICA


La decifrazione della misteriosa scrittura egiziana ha da scmpre appassionato gli studiosi. Nel 1799, un certo capitano francese di nome Bouchard, dirigeva le opere di fortificazione al forte St. Julien, a poco più di quattro chilometri fuori dalla citta di Rosetta. Ad un trattto gli operai che lavoravano scoprirono una pietra che doveva diventare celebre nella storia dell'archeologia: si trattava della "stele di Rosetta", che ha permesso la decifrazione della scrittura geroglifica. Le vicende della Storia hanno fatto poi in modo che la pietra andasse in possesso degli inglesi, che ne hanno fatto uno dei reperti più importanti del British Museum. La pietra, una tavola di durissimo basalto nero, mostrava su una faccia una lunga iscrizione trilingue, con i testi sovrapposti. Delle tre iscrizioni la prima, di 14 righe, era di caratteri geroglifici. La seconda, di 32 righe, era demotica (dalla parola greca "demos" che significa popolo)e che designava un tipo di scrittura in uso presso il popolo, in opposizione a quella ieratica (da "hieros"), cioè sacra), che era riservata ai sacerdoti e ai saggi. La terza iscrizione, di 54 righe, era greca: comprensibile, dunque. Una volta tradotta, quest'ultima risultò essere un decreto sacerdotale in onore di Tolomeo Epifano e terminava con l'ordine formale che "questo decreto, inciso su tavola di pietra dura in triplice scrittura, geroglifica, demotica e greca, fosse scolpito in tutti i piu importanti templi d'Egitto" L'onore della decifrazione dei geroglifici spetta a due studiosi: I'inglese Thomas Young e il francese Francois Champollion che si erano messi al lavoro piu o meno nello stesso periodo di tempo e che dovevano vedere i loro sforzi coronati da successo. Tuttavia e Champollion che deve essere considerato, piu del suo rivale, il vero decifratore della scrittura geroglifica. Là dove Young andò per intuizione, Champollion ci giunse con metodo scientifico, avanzando cosi tanto nella sua ricerca che alla sua morte, avvenuta nel 1832, poteva lasciare una grammatica ed un dizionario. Ma in cosa consisteva, dunque, questa scrittura che i greci chiameranno geroglifica (da "hiero glyphicà", cioe "segni sacri")? Gli egiziani antichi chiamavano i loro testi scritti "parole degli dei". Secondo la tradizione, infatti la scrittura era stata insegnata agli uomini direttamente dal dio Thot, durante il regno terreno di Osiride. E la scrittura mantenne sempre, attraverso i secoli, un carattere di sacralità investita di poteri magici. Chi sapeva tracciare quei circa trecento segni che componevano la scrittura egiziana (ognuno dei quali indicava un suono o un oggetto), veniva tenuto in grande considerazione. I nomi dei re e delle regine erano racchiusi in un contorno che gli archeologi hanno chiamato "cartouche": fu proprio partendo dai nomi di Cleopatra e di Tolomeo, incisi dentro il loro cartiglio nella stele di Rosetta, che Champollion iniziò il suo lungo lavoro di decifrazione e di lettura, Gli antichi egiziani scolpivano i geroglifici sulla pietra dei templi o li dipingevano sulle pareti delle camere sepolcrali o li tracciavano con penne di giunco sui rotoli di papiro, l'antichissimo antenato della nostra carta. II papiro è una pianta perenne, una specie di giunco il cui fusto raggiunge un'altezza dai due ai cinque metri, e termina in alto con una ampia infiorescenza a forma di ombrello. Il midollo del gambo, bianco e spugnoso, veniva tagliato in sottili pellicole che venivano stese su una tavola e incollate ai bordi. A questo strato ne veniva sovrapposto un altro incrociato, che veniva bagnato e quindi fatto seccare al sole. Si otteneva cosi il foglio, che veniva pressato e quindi raschiato per renderlo piu sottile. I vari fogli erano poi incollati gli uni agli altri: ne risultava cosi una lunga striscia, che veniva arrotolata, dove si scriveva in colonne affiancate.


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