MANIFESTO DEGLI INTELLETTUALI FASCISTI

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IL FASCIMO E LO STATO

Di qui il carattere religioso del Fascismo. Questo carattere religioso e perciò intransigente, spiega il metodo di lotta seguito dal Fascismo nei quattro anni dal ’19 al ’22. I fascisti erano in minoranza, nel Paese e nel Parlamento, dove entrarono, piccolo nucleo, con le elezioni del 1921. Lo Stato costituzionale era perciò , e doveva essere, antifascista ed il Fascismo aveva contro di sé questo Stato che si diceva liberale; ed era liberale, ma del liberalismo che non conosce se non la libertà esteriore. Lo stato che è liberale perché si ritiene estraneo alla coscienza del libero cittadino. Non era perciò lo Stato vagheggiato dai socialisti. Ma non era lo Stato, la cui idea aveva potentemente operato nel periodo eroico italiano del nostro Risorgimento, quando lo Stato era sorto dall’opera di ristrette minoranze.

Contro tale Stato il Fascismo si accampò anch’esso con la forza della sua idea la quale, grazie al fascino che esercita sempre ogni idea religiosa che inviti al sacrificio, attrasse intorno a sé un numero rapidamente crescente di giovani e fu il partito dei giovani. Questo partito ebbe anche il suo inno della giovinezza che venne cantato dai fascisti con gioia di cuore esultante! E cominciò a essere, come la <<Giovane Italia>> mazziniana, la fede di tutti gli italiani sdegnosi del passato e bramosi del rinnovamento.

Era la fede stessa maturatasi nelle trincee e nel ripensamento inteso del sacrificio consumatosi nei campi di battaglia pel solo fine che potesse giustificarlo: la vita e la grandezza della Patria. Fede energica, violenta, non disposta a nulla rispettare che opponesse alla vita, alla grandezza della Patria.

Sorse così lo squadrismo. Giovani risoluti, armati, indossanti la camicia nera, ordinati militarmente, si misero contro la legge, forza armata contro lo Stato per fondare il nuovo Stato.

Lo squadrismo agì contro le forze disgregatrici antinazionali, la cui attività culminò nello sciopero generale del luglio 1922 e finalmente osò l’insurrezione del 28 ottobre 19, quando colonne armate di fascisti, dopo aver occupato gli edifici pubblici delle province, marciando su Roma.

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