Riferimenti storici e geografici
I cognomi proibiti
di Arrigo Petacco in: L'esodo - Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1999.
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La campagna per l'italianizzazione della Venezia Giulia assunse in breve tempo aspetti paradossali. Imposto ufficialmente l'uso della lingua italiana nelle scuole e negli uffici governativi, l'uso dello slavo diventò rischioso anche nelle conversazioni. Cartelli con la scritta «Qui si parla italiano» apparvero nei negozi e nei locali pubblici e fu persino proibito ai gruppi corali slavi di cantare nelle feste le loro canzoni. Il culmine del paradosso fu raggiunto nel 1927 quando venne imposta anche l'italianizzazione dei nomi dei paesi e dei cognomi di famiglia. L'operazione risultò piuttosto complessa e mise a dura prova i funzionari incaricati di eseguirla. Infatti, se per i centri abitati già si disponeva di una denominazione bilingue (Pola = Pula, Fiume = Rijeka, Parenzo = Porecv, Capodistria = Koper, ecc.), i cognomi slavi dovevano essere tradotti in italiano ora cancellando la classica finale in «ch» o in «c'», ora modificandoli arbitrariamente per renderli più facilmente pronunciabili nella nostra lingua. Ma ecco, per fare un esempio, un brano dell'ordinanza del prefetto di Pola indirizzata agli uffici anagrafici dei comuni e alla direzione delle scuole: «Per togliere gli storpiamenti di cognomi perpetrati dai politicanti slavi negli ultimi decenni, ho disposto che i cognomi degli abitanti di questo Comune vengano scritti come qui sotto elencati». Seguiva un lunghissimo elenco di cognomi slavi liberamente ridotti in italiano: Andretich = Andretti, Burich = Bubbi, Pulich = Pulli, Volcic' = Volci, Vidalich = Vidali e così via. Fra le vittime di questa paradossale epurazione figurano anche molti nomi illustri che poi hanno preferito mantenere la versione italiana, come quello del senatore a vita Leo Valiani che, nel 1927, quando era un giovane studente di Fiume, si chiamava Leo Weiczen. Ma va aggiunto, per correttezza, che molti autorevoli casati poterono conservare senza problemi i loro cognomi originari, come Cosulich, Suvic', Bisiach, Illic', ecc.
Questa politica intollerante, discriminatoria e, sotto certi aspetti, razzista adottata dal governo di Roma non mancò naturalmente di provocare la reazione degli slavi. Che non tardò a manifestarsi anche in maniera violenta. Collegate e aiutate dai vari gruppi di nazionalisti slavi e croati che già operavano clandestinamente in Jugoslavia, sorsero rapidamente, nelle zone dove più forte era la presenza slava, delle società segrete che, in varie occasioni, organizzarono attentati, imboscate e vere e proprie azioni di guerriglia. L'attività degli irredentisti slavi non era tuttavia unitaria poiché i suoi protagonisti risentivano degli odi e dei rancori che hanno sempre diviso, e continuano a dividere, le varie etnie. E ciò facilitava, naturalmente, l'opera delle nostre forze di polizia le quali non riusciranno comunque a venirne a capo malgrado i numerosi arresti, le deportazioni e le fucilazioni. In seguito, grazie anche all'apporto del Partito comunista italiano, già molto diffuso clandestinamente nella regione, i vari gruppi si uniranno in un fronte popolare che confluirà nella Resistenza jugoslava durante la seconda guerra mondiale.



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Revised - May 28th, 2001