Riferimenti storici e geografici
Cenno sulla storia dell'Istria (fino al 1600)
Nell'introduzione a: Memorie sacre e profane dell'Istria del dott. Prospero Petronio, datate 1681.
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Dopo la conquista romana, con la deduzione di Colonie a Trieste e Pola, fra il 50 e 40 circa a. C. e a Parenzo, sotto Tiberio, queste erano divenute città di una certa importanza e di una notevole floridezza.
Tutta la provincia ebbe allora un lungo periodo di prosperità che si protrasse ben oltre la caduta dell'Impero, perdurando anche nel periodo gotico e bizantino; l'invasione longobarda (568), durante la quale fu smantellata Trieste e si formò Giustinopoli per la venuta di profughi sull'isola, aveva interessato la sola parte settentrionale della regione.
Colla occupazione dei Franchi, negli ultimi anni dell'VIII secolo, anche l'Istria cadde nelle tristi condizioni imposte dal feudalesimo, dopo tanti secoli di autonomia municipale. E qui occorre osservare che la protesta degli Istriani nel Placito del Risano (804) contro le vessazioni del potere feudale e contro gruppi di slavi introdotti dal duca Giovanni, per quanto il documento relativo fosse pubblicato nell'«Italia sacra» dell'Ughelli, non era stata notata dal Petronio, nonostante la grande importanza del fatto.
I vescovi divennero in quei secoli sempre più ricchi e potenti per investiture di feudi dai Re d'Italia e dagli Imperatori, mentre in tutta la provincia, prima ducato e poi dal X secolo marca, dominavano i rappresentanti dei marchesi tedeschi.
Al principio del XIII secolo divennero marchesi d'Istria i Patriarchi d'Aquileia che mantennero il loro residuo potere temporale fino al 1420.
Intanto si era formata, nell'XI secolo, nel centro dell'Istria, la Contea di Pisino, perché i vescovi istriani, particolarmente di Pola e Parenzo, avevano dato molti feudi in «avocazia» ai conti di Gorizia, e questi col tempo se ne erano appropriati: quando nel 1374 si estinse la linea istriana dei conti di Gorizia, per patti prestabiliti, la Contea d'Istria passò in proprietà degli Arciduchi d'Austria, mentre quasi nello stesso tempo (1382) Trieste, per non cadere nelle mani di Venezia, si era data agli stessi Arciduchi.
Anche l'Istria come tutte le coste adriatiche dell'una e dell'altra sponda, fu più volte attaccata e depredata dai pirati Saraceni e specialmente Croati e Narentani nel IX e X secolo.
Muggia vecchia ne fu quasi distrutta, Rovigno saccheggiata, Cittanova, Umago, e Sipar pure gravemente danneggiate; particolarmente quest'ultima, che non si riprese mai più.
Venezia che lentamente si era costituita a notevole potenza già dall'epoca franca, impegnata a fondo nella lotta contro i pirati, abbisognava dell'alleanza e dell'aiuto delle città costiere istriane, le quali d'altra parte, avevano tutto l'interesse d'esser protette dalle sue forze.
Per tale motivo e per la consanguineità dei popoli, vissuti uniti per tanti secoli sotto lo stesso dominio e le stesse leggi romane e bizantine, l'Istria continuò sempre ad esser in stretti rapporti commerciali con Venezia, e a partire dal XII secolo, le città costiere si legarono ad essa coi «patti di fedeltà», salvi i diritti sovrani dei marchesi.
Fra le potenze cui si è accennato, Marchesi, Conti di Gorizia, Conti d'Istria, Patriarchi di Aquileia, Venezia, e alle quali occorre aggiungere i Conti di Duino, signori di tutta una serie di Castelli, fra Duino e Fiume, era uno stato di rivalità costante e di guerra quasi continua.
I piccoli Comuni istriani erano trascinati a parteggiare e a combattere, combattendosi fra loro, ora per una parte ora per l'altra; e in questo clima di continua irrequietezza più volte essi furono, dagli eventi, portati a mancare ai patti di fedeltà a Venezia.
Roma aveva tenuto sgombro il mare e lo aveva fatto libero ai commerci con la sua flotta di Aquileia e poi di Ravenna; e Venezia, sostituitasi colla sua forza navale a quella dell'esarca ravennate, considerava suo dovere, oltre che necessità per la sua vita, il continuare in quella funzione.
Non poteva pertanto rinunciare al controllo della costa istriana, e in tali casi le conseguenze delle rappresaglie veneziane furono ben più gravi delle guerricciole comunali. Capodistria, Trieste, Pola furono più volte assediate, prese, saccheggiate, gravemente danneggiate ed ebbero demolite le loro mura.
Dal 1267, coll'esempio di Parenzo si aprì quella serie di dedizioni dei Comuni a Venezia, che portò lentamente alla sostituzione del suo dominio a quello del Patriarca di Aquileia in tutto il Marchesato; così che dal 1420 l'Istria si trovò definitivamente divisa fra Venezia ed Austria; e tale rimase fino alla caduta della Repubblica nel 1797.
Da allora il Marchesato veneto ebbe una vita relativamente tranquilla, tranne le parentesi delle grandi guerre contro l'Austria e il contributo alle guerre esterne di Venezia. Mentre Trieste, che si era data all'Austria, era costretta, per sopravvivere, a continuare i perpetui tentativi di eludere la sorveglianza nel golfo delle galere di Venezia, che non ammetteva la libertà di navigazione, e i perpetui forzamenti delle strade sul Carso, al fine di convogliare al suo porto i mercanti carniolici, che per lo più preferivano gli scali dell'Istria veneta.
Per cui ancora nel 1463 Trieste fu nuovamente assediata dai veneziani e ridotta allo stremo.
Durante la guerra della Lega di Cambrai, fra il 1508 e il 1511, per la prima volta si scontrarono a fondo le grandi potenze di Venezia e d'Austria; Muggia e Trieste, fortezze al confine fra i due contendenti, si batterono aspramente l'una contro l'altra, mentre l'esercito veneziano occupava in Istria, temporaneamente, la contea, colla conseguenza di battaglie e devastazioni in tutta la regione. Fra l'altro fu distrutto il Castello di Raspo, ed il Capitano da quel tempo risiedette a Pinguente.
Poco dopo fecero la comparsa gli Uscocchi, ladroni di ogni razza riuniti attorno a un piccolo gruppo di profughi dai territori occupati dai turchi. Essi, spalleggiati dall'Austria, per decenni molestarono gravemente nell'Adriatico Venezia e di conseguenza l'Istria; fra l'altro assediarono nel 1959 Albona; ricacciati, si gettarono su Fianona, dove Gasparo Calavani preferì morire scorticato vivo piuttosto che rinnegare il vessillo di S. Marco (episodio questo ignorato dal Petronio).
Trieste, «nido di Uscocchi», fu molte volte bloccata e addirittura assediata in questo periodo da Venezia, particolarmente nel 1599 e 1609, per il contrabbando del sale e per l'ampliamento delle saline, che si era iniziato nel 1564 colla diversione del corso della Rosandra, usurpando territorio veneto muggesano. Si giunse alla guerra detta di Gradisca, tanto nefasta per la nostra regione.
Benvenuto Petazzi e Nicolò Frankopan batterono nel 1615 i veneti comandati da Benedetto da Lezze nella valle di Zaule, e allora le bande di Uscocchi e di Croati condotte dal Frankopan si gettarono sull'Istria e la scorsero devastandola per 12 giorni.



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Revised - May 28th, 2001