Joy Cup

 

La Coppa della Gioia

 

“Sport è gioia di vivere, desiderio di esprimersi in libertà”: è l’affermazione che apre il manifesto dello sport sottoscritto da tutto il mondo sportivo in occasione del Giubileo del 1984.
Una premessa logica, perché senza gioia e libertà lo sport diventa un’altra cosa: costrizione, professione, “guerra”, talvolta alienazione. Gioia e libertà di esprimersi è ciò che i giovani chiedono oggi anche al di fuori dello sport. Una domanda alla quale gli adulti offrono troppe poche risposte, costringendo i giovani a cercare di inventare da sé i propri spazi di vita.
Ed è questo, tra l’altro, a generare nello sport il fenomeno dell’abbandono delle discipline tradizionali e del diffondersi degli sport da strada. C’è dunque un’intenzione evidente nel progetto del CSI di lanciare una nuova formula di attività con il nome di Joy Cup, Coppa della Gioia. Se da un lato c’era la necessità di completare il circuito delle attività associative con un’iniziativa diffusa e capace di coniugare la partecipazione delle Società sportive al rigore e alla serietà necessarie per una pratica sportiva in grado di fare realmente educazione, dall’altra c’era l’intenzione di non scadere, o non ritornare, a formule di sport senz’anima e talvolta controproducenti sotto il profilo educativo.

Il regolamento della Joy Cup è stato modellato tenendo conto di tali esigenze, cercando di far dire ancora una volta al CSI una parola nuova, avveniristica, in materia di sport giovanile. Certo, esiste sempre il rischio che qualcuno forzi la mano, trasformando arbitrariamente la manifestazione in un’attività selettiva, discriminatoria, “triste”. Ma basta mantenersi fedeli all’articolato delle regole per evitare che ciò accada.

La Joy Cup è una sperimentazione e una sfida. È sperimentazione perché si tratta di verificare se la massa dell’Associazione è matura per sposare uno sport diverso, rigoroso e sereno insieme. È una sfida, perché si tratta di superare gli ostacoli e le resistenze che hanno limitato ad una parte soltanto del tessuto associativo certe proposte di alto profilo educativo che negli ultimi anni hanno fatto l’immagine del CSI: da Fantathlon a Giocasport, dal progetto Ancora agli Stadium in piazza.

C’è un’altra posta in gioco. Fare educazione, dentro e fuori lo sport, esige intenzionalità, progettualità, continuità. Non potremo realmente sostenere di essere Associazione che fa educazione nello sport se le nostre iniziative saranno estemporanee e a macchia di leopardo.

La Joy Cup ci si offre come strumento per mettere in piedi e consolidare un circuito di sport educativo con le carte in regola a tutti gli effetti, un fiore all’occhiello da esibire di fronte a quanti sostengono che l’unico sport diffuso può essere quello che segue i vecchi canoni della selezione degli atleti e dell’annichilimento degli avversari.

(per ulteriori notizie sulla Joy Cup e sul Regolamento Joy Cup rivolgersi al Comitato CSI di zona)

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