RAPIMENTO E RISCATTO 2° EPISODIO
Benvenuto in casa Gandolfi Mr. Thorne!
Nell’ufficio, che doveva essere senza dubbio del
padre di Clarissa, l’arredamento era molto austero,
la scrivania era di legno massiccio e così pure le
enormi librerie. Il tutto conferiva all’ambiente un
aspetto cupo e funereo. Terry si accorse con sua
grande sorpresa che i ripiani delle librerie erano
quasi vuoti, si contavano a malapena cinque o
sei libri.
-Ah, se ne accorto Sig. Thorne?- disse Clarissa,
osservando come le sue mosse fossero sempre ben
calibrate e controllate.
-Di cosa?- chiese Terry un po’ svagato, come se non
fosse evidente la sua perplessità.
-Beh, delle librerie vuote, ho visto benissimo che
l’ha notato-
Terry stava per rispondere, quando un vociare
proveniente dal salone attirò la sua attenzione.
-In questa casa, signorina……..-
-Clarissa!!- lo interruppe- non vorrai darmi del lei
per tutto il tempo che rimarrai in questa casa?- finì
la frase con una risatina……….
Terry la guardò cercando di studiare cosa le passasse
per la testa. Da quando era entrato in quella villa
sembrava che del rapimento di Carlo Gandolfi non
importasse un granché a nessuno. A confermare la sua
impressione, due risate fragorose, una di Oreste
Gandolfi, l’altra di un individuo a lui sconosciuto
riecheggiarono dal salone fino all’ufficio.
-Clarissa, a che gioco giochiamo?- Terry era
serissimo.- Perché mi avete chiamato da Londra?-
Clarissa attese un attimo prima di rispondere.
-Mio padre non è stato rapito, Terry- finì la frase
con un filo di voce. Poi continuò- Cioè, volevo
dire,non ne siamo proprio sicuri-
Clarissa si sentiva a disagio, notando lo sguardo
indagatore di Terry, il quale si alzò di scatto dalla
poltrona dove era seduto, le si avvicinò
lentamente,gli occhi quasi socchiusi, la fronte
corrucciata lasciavano trapelare un evidente
disappunto. Di solito in circostanze simili non
esternava le sue emozioni, ma a Terry non andava a
genio la mancanza di chiarezza nelle cose.
-Non mi piace essere preso in giro- disse Terry. La
sua voce, prima suadente e gentile, divenne dura e
quasi ostile.
Oreste Gandolfi stava chiacchierando con il suo
avvocato, un certo Tullio Lamberti, quando la porta
dell’ufficio dove si trovavano Terry e Clarissa si
spalancò di colpo.
-Sig. Gandolfi, lei mi ha fatto venire fin qui da
Londra, perché…..presume che suo fratello sia stato
rapito???-
-One moment, please Mr. Thorne, I don’t understand……-
Oreste interrotto da sua nipote non finì la frase.
-Zio, ma perché parli in inglese? Terry parla
benissimo l’italiano, non te ne sei
accorto?-Clarissa ridacchiò per l’evidente
imbarazzo di suo zio.
-Ehm, ah già è vero……beh, che importa, ha capito
benissimo quello che volevo dire. Sig Thorne, se una
persona sparisce all’improvviso, forse un margine di
dubbio potrebbe anche esserci, visto che mio fratello
è miliardario e ha ricevuto parecchie lettere
minatorie ultimamente!- tuonò Oreste -la prego sig.
Thorne, si sieda.- Il tono di Oreste era perentorio,
quell’ometto che all’apparenza sembrava innocuo e
insignificante apparve quasi trasformato, come se
all’improvviso avesse mutato la sua personalità.
-Alla Luthan Risk lei ha dato un’altra versione,
sig. Gandolfi. Non si parlava di lettere minatorie, ma
di un vero e proprio sequestro, con tanto di richiesta
di riscatto. Lei mi deve delle spiegazioni!- Terry
cominciava a perdere la pazienza. In quel momento entrò
Priscilla con un vassoio in mano, sul quale c’era
una tazzina con del caffè e una zuccheriera.
-Scusa Oreste, ma è Carnevale?- chiese l’avvocato
con malcelata ironia
-No, non è Carnevale, ma forse hanno aperto le gabbie
dello zoo-rispose acidamente Oreste
Priscilla fece finta di niente, ma se avesse potuto
gli avrebbe tirato volentieri il vassoio in testa con
tutto il suo contenuto. In effetti non si poteva certo
biasimare l’ironia di Oreste, visto che Priscilla si
era abbigliata come di consueto in un modo orrendo e
ridicolo. I tacchi altissimi che portava facevano
temere per la sua incolumità, e dato che ovviamente i
suoi passi erano piuttosto incerti, questo le portava
un tremore alle mani, con il risultato catastrofico di
rovesciare tutto il contenuto della tazzina nel
piattino.
-Sig. Terry, gradisce un po’ di caffè?- cinguettò
Priscilla. Terry era a dir poco esterrefatto, non
credeva che si potesse arrivare a rasentare così
tanto il ridicolo. Prima che potesse rispondere
Priscilla le porse la tazzina di caffè…vuota e lo
zucchero. Ovviamente sia Oreste che l’avvocato si
stavano godendo la scena con evidente sollazzo e con
la complicità di Clarissa che faceva fatica a
trattenersi dal ridere. Terry si accasciò sulla sedia
e prese la tazzina in mano lanciando uno sguardo
disperato a Clarissa, la quale ormai allo stremo delle
forze scoppiò a ridere trascinando tutti i presenti,
compreso Terry. Ma non Priscilla ovviamente, che
stizzita di tutta questa ilarità nei suoi confronti
cominciò a inveire contro il fratello.
-Per un momento ho pensato se dovevo bere il caffè
dal piattino!- disse Terry ancora ridendo a Clarissa.
Lei si sedette accanto a lui, e guardandolo fisso
negli occhi gli chiese dolcemente, ma con una leggera
punta di rimprovero,
-Dovresti allentare un po’ la tua tensione, Terry.
Sei sempre così in campana?-
-Sono costretto ad essere così….. è il mio
lavoro-le rispose, abbassando il tono di voce.
Clarissa non era convinta di questa risposta, anche se
era affascinata da come Terry modulava la sua voce a
seconda delle circostanze.
Intanto Oreste e Priscilla non la finivano più di
bisticciare.
-Per piacere Priscilla, queste scenate davanti a un
ospite per di più straniero sono inopportune- esclamò
Oreste- E poi cosa ci posso fare, se assomigli sempre
di più a una mummia e per di più con
l’arteriosclerosi!- Non l’avesse mai detto.
Priscilla divenne quasi isterica, se non fosse
intervenuto l’avvocato Lamberti a calmarla un po’,
per Oreste sarebbe stata la fine.
Clarissa e Terry osservavano la scena divertiti.
-Benvenuto in casa Gandolfi Mr. Thorne!-esclamò
Clarissa
-Il punto è questo -cominciò Oreste- mio fratello è
uscito di casa cinque giorni fa, e non si è più
visto- L’ufficio di Oreste, a differenza di quello
del fratello, era arredato in modo sobrio e luminoso.
I mobili molto chiari e lineari infondevano un senso
di pace e tranquillità. Le librerie erano stipate di
libri fino all’inverosimile. Questo particolare non
sfuggì a Terry, ricordando il contrasto con
l’ufficio di Carlo. In un angolo della stanza
troneggiava un bellissimo computer con tanto di
accessori vari, dallo scanner, alla webcam e altro
ancora. Oreste continuò- Dato che spesso mio fratello
era solito a cose del genere….-
-Di sparire all’improvviso? – chiese Terry
-Esatto- proseguì Oreste- Ora in condizioni normali
non ci avremmo fatto molto caso, ma ultimamente
ha ricevuto parecchie lettere minatorie, e quindi la
cosa ci ha un po’ allarmato.- Terry guardò fuori
dalla finestra. Il cielo cominciava ad imbrunire, dei
bagliori rosso-arancione facevano capolino tra
gli alberi, creando degli effetti di luce che si
riflettevano dal lampadario a gocce al resto
della stanza. Sembrava quasi di essere dentro ad un
caleidoscopio.
-Ma perché non avete chiamato la polizia, sig.
Gandolfi?-chiese Terry- Io sono un negoziatore come saprà
sicuramente, mi occupo di trattare con i
sequestratori….-
-Si, si, questo lo so, ma so anche che lei ha lavorato
per un certo periodo a New York come agente investigativo,
e con ottimi risultati-
-Ah, e così siete ben informato- disse Terry
-Alla Luthan Risk non si sono fatti pregare. E io sono
molto generoso- concluse Oreste
L’enorme salone di casa Gandolfi si stava animando
di gente. Clarissa faceva da padrona di casa salutando
tutti gli invitati, amici, conoscenti che erano soliti
frequentare quasi tutte le sere la villa.
-Ehi Clarissa!- un bel ragazzo alto e biondo cercava
di farsi strada in mezzo agli invitati per raggiungere
la bella figlia di Carlo Gandolfi, la quale vedendo il
ragazzo lo salutò molto calorosamente.
-Ciao Gianluca!-
-Clarissa, lo sai che detesto vederti sempre in mezzo
a questa bolgia!- Gianluca Contini spasimava da
tempo per Clarissa, ma lei non sembrava accorgersene,
o meglio faceva finta di non accorgersene. In
realtà sapeva benissimo dei sentimenti del ragazzo,
ma per lui provava non più di una affettuosa
amicizia. Non era proprio il suo tipo, dato che a lei
piacevano gli uomini tutti d’un pezzo,
possibilmente senza macchia e senza paura e queste
qualità non si potevano certo attribuire Gianluca.
-Non so cosa farci Gian, dovrai accontentarti se mi
vuoi vedere tutte le sere-Clarissa lo trattava con una
certa sufficienza e a Gianluca dava l’impressione
che lei si prendesse gioco di lui.
-Bene sig. Gandolfi, penso che raggiungerò il mio
albergo. Ci sentiamo domani per chiarire alcune questioni……….-
Terry stava scendendo le scale, che portavano dal
primo piano della villa al salone, insieme a
Oreste. Clarissa si illuminò subito alla vista di
Terry e gli andò incontro, lasciando come un
cretino il povero Gianluca, il quale vedendo Terry
Thorne provò subito per lui un odio profondo.
-Dove crede di andare, sig. Thorne?- Priscilla gli
elargì un sorriso provocante e questo costò a Terry
un indicibile sforzo per trattenersi dal ridere.
-Non se parla proprio che lei se ne vada a stare in
albergo, pensa che in questa casa non ci siano stanze
a sufficienza?-
-Mia zia ha ragione Terry, puoi stare benissimo qui
tutto il tempo che vorrai. Agli invitati di remo
che sei un amico di mio zio e che siete in affari
insieme. Nessuno sa della sparizione di mio padre,
pensano tutti che sia partito per questioni di lavoro-
Clarissa si fece molto seria finendo la frase,
evidentemente era molto più preoccupata per suo padre
di quanto lui avesse immaginato.
- Speriamo che nessuno di questi ospiti abbia letto il
“Times” ultimamente-pensò serio Terry, poi dopo
un attimo di riflessione arrivò alla conclusione che
in fondo non era male l’idea di soggiornare in
quella bellissima villa per un po’ di tempo.
-Ok, accetto volentieri il vostro invito- disse Terry-
Però avrei bisogno urgente di una bella doccia-
-Una doccia!!Ma certo sig. Thorne, l’accompagno
nella sua futura camera- esclamò Priscilla tutta entusiasta.
Dopo una bella rinfrescata Terry raggiunse Clarissa e
Priscilla la quale appena lo vide esclamò- Oh, ma
lei è elegantissimo, sig. Thorne! Venga che la
presento agli ospiti. Fu così che Terry fece la conoscenza
di Peter De Tommasi, il noto banchiere italo-americano.
-E così lei è in affari con Oreste Gandolfi, che
genere di affari, se mi è concesso chiederglielo?-Il banchiere
era un omone imponente sulla sessantina. Portava
enormi baffi che le conferivano un aspetto un
po’ grottesco.
-Che genere di affari?- Terry era in difficoltà-Beh,
ehm….diciamo import-export!-
- Ah, ma davvero!-De Tommasi era perplesso e Clarissa
con grande tempismo liberò Terry dalle
sue grinfie.
-Terry vieni ti presento il conte e la contessa
Castiglione.- La contessa Erminia Castiglione era una bella
donna sulla cinquantina molto raffinata ed elegante.
Appena vide Terry non gli staccò più gli occhi
di dosso, mentre il conte un omettino dall’aspetto
un po’ spaurito e indifeso lo guardava con un
certa indifferenza, ma del resto guardava tutti così.
Gli esseri umani per lui erano una cosa inutile
al contrario dei suoi amati cavalli, con i quali
condivideva gran parte della giornata nel suo enorme
maneggio che si trovava proprio vicino alla villa dei
Gandolfi.
La grande tavola della sala da pranzo era
apparecchiata in modo sontuoso e quasi principesco. I commensali
si sedettero tutti a tavola e Terry notò che vicino a
Oreste erano seduti il banchiere e l’avvocato
Lamberti. I tre cominciarono a conversare animosamente
e a Terry dettero quasi l’impressione che tra
di loro ci fosse della vecchia ruggine.
-Allora De Tommasi, ci parli un po’ dell’andamento
della Borsa- chiese l’avvocato al banchiere- Beh,
caro Lamberti, va dove ti porta Wall Street, tanto per
prenderla con filosofia-De Tommasi cominciò così
un discorso noiosissimo sugli ultimi aggiornamenti
della Borsa, finendo poi a parlare di politica
,quando la contessa Castiglione, evidentemente
annoiata a morte di sentire quelle, per lei stramberie,
sbottò di colpo dicendo:
- Oh mio Dio, ma voi tre non vorrete tutta la sera
annoiare il nostro ospite inglese con i vostri discorsi!-
-Non è inglese Erminia- si affrettò a correggerla
Priscilla, parlando a bassa voce- è australiano-
-Ancora meglio, è terribilmente affascinante!-disse
Erminia guardandolo dall’altra parte del tavolo.
Le due signore ridacchiarono tutta la sera parlando di
Terry e di quanto gli uomini fossero più interessanti
quando sono ben piantati e muscolosi. Clarissa e
Terry risero tutta la sera, parlando soprattutto dei
loro viaggi intorno al mondo. Il povero Gianluca
messo in disparte sentiva crescere dentro di sé
un’ostilità sempre più grande nei confronti di
Terry, il quale lo ignorava deliberatamente, o almeno
all’apparenza sembrava così, dato che Terry
studiava sempre i suoi avversari, di qualunque risma
fossero.
Finito di mangiare Clarissa sussurrò a Terry qualcosa
nell’orecchio. Lui la guardò un po’ sorpreso, ma
questo non gli impedì di alzarsi e di seguirla. Si
trovarono fuori nel giardino prospiciente al parco.
Gianluca li seguì con uno sguardo che non prometteva
niente di buono.
-Oh, finalmente, non ne potevo più di ascoltare le
chiacchiere di quei vecchi rincitrulliti!- disse
Clarissa
-Pensi questo di loro?- chiese Terry
-Perché tu no?-
-A volte…….. ma non sempre- La frase aveva un
qualcosa di misterioso, come se Terry avesse
subodorato qualcosa di strano e di inspiegabile.
-Sei rimasto colpito da qualcosa Terry?- Clarissa
glielo chiese quasi con apprensione.
-Sono rimasto colpito da tante cose, da quando sono
arrivato in questa casa- Terry la guardò
intensamente, il suo sguardo si posò prima sui
suoi occhi, poi sulla sua bocca, infine attraversarono
tutto il suo corpo, non nascondendo la forte
attrazione che provava per lei.
Clarissa si appoggiò alla ringhiera che cingeva uno
dei tanti laghetti del parco. Stette in silenzio
alcuni minuti come per assaporare quel momento di
intensa emozione. Il suo respiro tradiva la forte
eccitazione che provava, non si era mai sentita
così. Terry si avvicinò a lei,le cinse le spalle con
le sue braccia forti. Le sue mani scivolarono
molto delicatamente lungo i fianchi e molto dolcemente
avvicinò la sua bocca alla sua e la baciò con
ardore. Con un tocco leggerissimo cominciò a baciarle
il collo, Clarissa sentì il sangue affluirle alla testa
e il cuore battergli all’impazzata. Con le mani che
le tremavano gli sbottonò la camicia e posò le sue labbra
sul suo petto. L’estasi in cui erano precipitati fu
interrotta bruscamente da un richiamo inopportuno.
-Sig. Thorne, ma dove è finito?- urlò Priscilla
-Accidenti a mia zia!- disse Clarissa, ricomponendosi
e cercando di nascondersi dietro a un cespuglio.Terry
cercò a sua volta di apparire disinvolto, ma ahimè
non si accorse di un gradino della scaletta che
portava direttamente al laghetto, inciampando e
perdendo l’equilibrio finì dritto dentro
l’acqua!Era a dir poco fuori di sé, uscì
dall’acqua tutto bagnato imprecando, si diresse
verso Priscilla la quale strabuzzò gli occhi
vedendo l’apertura della camicia di Terry che
metteva in evidenza il suo petto muscoloso.
-Sig. Terry, ma cosa le è successo, perché è tutto
bagnato?-
-Lasci perdere- dire che fosse infuriato è un dolce
eufemismo
-Vuole una mano ad asciugarsi?-incalzava Priscilla
-Non ce n’è bisogno, sig.ra Gandolfi- pensando se
ucciderla oppure no
Oreste dal poggiolo del suo ufficio si stava godendo
la scena e per poco non soffocava dal ridere mentre sorseggiava
un bicchiere di whisky. Terry lo scorse con la coda
dell’occhio e questo contribuì a peggiorare il suo
malumore.
-Se vuole l’accompagno in camera sua- continuava
imperterrita -Sig.ra Gandolfi, non pensa che sia
abbastanza cresciuto per spogliarmi da solo?-disse
Terry irritatissimo.
-Sig. Thorne!- lo chiamò Priscilla
-Cosa c’è ancora, sig.ra Gandolfi- disse Terry
ormai ridotto a uno straccio.
- E’ bellissimo tutto bagnato!!-
-Le consiglio di passare dal retro della villa, e non
dal salone, sarebbe molto imbarazzante per lei in
mezzo a tutti quelli invitati!-
In effetti Priscilla aveva ragione, seguendo il suo
consiglio passò dall’entrata sul retro che dava
direttamente sulla cucina. La porta era aperta,
Terry si trovò davanti la cuoca e la cameriera,
Silvia, la quale appena lo vide per poco non
sveniva, visto che tutta la sera non aveva fatto altro
che parlare di lui, di quanto fosse bello, affascinante
ecc. ecc.
-Oh mio Dio, ma che le è successo?- chiese Silvia con
sguardo adorante
-Ehm, mi scusi, dovrei raggiungere la mia camera-disse
Terry
-L’accompagno io, sig.Thorne, questa villa è un
vero labirinto, ci metterebbe delle ore a trovare la
sua stanza- Silvia era molto carina e simpatica. A
Terry piacque subito, esprimeva un forte bisogno di
tenerezza e di affetto.
Nel tragitto per arrivare alla stanza fecero due
chiacchiere e Silvia pensò tra sé e sé che avrebbe
dato non so cosa per prolungare il percorso di
almeno dieci chilometri!! Quando arrivarono, Silvia
chiese a Terry se aveva bisogno di
qualcos’altro.
-La ringrazio, ma l’unica cosa di cui ho bisogno e
di una bella dormita- Terry era stanchissimo, si tolse
i vestiti bagnati si mise a letto e si addormentò
come un sasso.
FINE II EPISODIO
|