Com'è stata la sua preparazione?
“L’atteggimento fisico di un personaggio è sempre
stato importante per me. In questo caso Nash è ancora vivo, ma dopo 35
anni di medicine e ospedali non è più lo stesso e non esistevano filmati
su di lui ai tempi dell'università. Mi sono basato sul libro di Sylvia
Nasar, cui nash stesso aveva collaborato. L’idea non era quella dl fare
un film squisitamente biografico ma di raccontare la disperazione, il
genio, la follia, il premio Nobel e, cosa più importante per me, una
storia d’amore fra lui e la moglie durata 50 anni”.
Ha visitato ospedali psichiatrici per capire la
schizofrenia?
“No, ci sono un sacco di film e documentari che
possono aiutare, non mi sembrava opportuno andare a scocciare pazienti in
ospedale e fare domande indiscrete sulla loro malattia. E poi io vivo a
Manhattan, e mi basta uscire di casa per una passeggiata per vedere
schizofrenici che parlano da soli ad ogni angolo della strada. La realtà
è che in questo paese, come in tutti i paesi cosiddetti
"civilizzati", a causa dell'abuso di psicofarmaci ci sono un
sacco di matti fuori dagli ospedali”.
Che rapporto ha lei con la matematica?
“Non siamo buoni compagni. A scuola avevo un
insegnante ungherese che era bravissimo ma non parlava inglese e così
durante l'ora di matematica facevo i compiti di storia e non ci ho più
pensato. Non sono affatto un matematico, ho tentato di leggere il lavoro
di Nash ma per me è incomprensibile. Ogni tanto gioco a scacchi, ma in
genere una bambina di sei anni non ci mette niente a vincere con me. Forse
è colpa di tutti quei numeri che mi erano sempre di fronte se durante le
riprese del film soffrivo di insonnia, dormivo solo nei weekend. Facevo
dei sogni terribili, e gli incubi sono ritornati da quando ho cominciato a
fare interviste per questo film”.
Da giovane Nash era piuttosto arrogante, anche nei suoi
rapporti con le donne. Cosa ne pensa?
“Innanzitutto penso che uno che parlava con le donne
come faceva lui, dicendo chiaro e tondo che voleva andare a letto con
loro, non verrebbe trattato così male oggi. Trovo il suo approccio onesto
e fresco. Ammetto di non essere ne un matematico schizofrenico ne un
perfetto gentiluomo”.
Che tipo di film le piace vedere come spettatore?
“Non vedo molti film al cinema, a meno che non guardi
un film in cui ci sono io, indossando vestiti che non voglio indossare.
Per fortuna adoro i pop-corn, sono il mio cibo preferito”.
Dopo l'Oscar questo sembrava il film perfetto. Non
sarà ora più difficile scegliere ruoli?
"So quale sarà il mio prossimo film, ma non mi ci
butterò dentro di corsa, come facevo nel passato, soprattutto agli inizi,
quando giravo tre film all'anno. Non voglio più ritrovarmi nella
situazione in cui devo preparare il lancio di un film mentre ne giro un
altro, voglio aspettare di finire i giri di promozione per "A Beautiful
Mind." Il mio prossimo film sarà "The Cinderella
Man" per
la regia di Lasse Hallstrom (il cui nuovo "The shipping news",
interpretato da Kevin Spacey e Julianne Moore, sta per uscire sugli
schermi americani, ndr.), ambientato nel 1930. E' un'altra storia
vera sul pugile Jim Braddock ma non sarà un film sulla boxe come
"Toro Scatenato" o "Ali", ma un film sul rapporto del
protagonista con la famiglia e la sua forza”.
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