Percorsi di Fede |
Arriva
da Israele uno studio decisivo sull’autenticità del Sacro lenzuolo
LA
SINDONE NON E’ UN FALSO: LO DIMOSTRA LA PROVA DEL POLLINE
«Sul
lino ci sono frammenti di vegetali, provenienti da Gerusalemme, risalenti al
periodo della morte di Cristo»,
ci
dice il professor Avinoam Danin in una intervista esclusiva
-
di Rino Camilleri e Luca Dini -
«Io
sono solo uno scienziato ebreo e, come tale, non ho motivazioni religiose
sospette», dichiara a Oggi il
professor Danin, in un lntervista esclusiva. «Ebbene, in base ai dati in mio
possesso, sulla Sindone ci sono tracce di pollini che si trovano esclusivamente
a Gerusalemme e che risalgono all’epoca in cui è vissuto Gesù». Ma da dove
nasce una tale sicurezza? «La mia ricerca», spiega il professor Danin, «è
stata condotta su due fronti. Da una parte, i campioni di polline prelevati
negli anni Settanta dal biologo svizzero Max Frei. Dall’altra, le sagome di
fiori e foglie che il professor Alan Whanger della Duke University ha scoperto
esaminando le dettagliate fotografie scattate nel 1931 da Giuseppe Enrie su
richiesta di Re Vittorio Emanuele III.
«Sia
i pollini, sia le sagome confermano senza ombra di dubbio la presenza di varie
specie vegetali e soprattutto di tre piante particolarmente interessanti,
la
Gundelia
tournefortii, lo
Zygophyllum dumosum
e
il
Cistus creticus».
Perché interessanti? «Perché
c’è un solo luogo al mondo dove le tre
specie convivono, e si tratta delle montagne desertiche della Giudea attorno a
Gerusalemme. Questo invalida una volta per tutte qualsiasi ipotesi che faccia
risalire l’origine della Sindone all’Europa.
«Ma
c’è di più. Le tre piante fioriscono insieme solo in primavera, a cavallo
tra marzo e aprile. Dalla disposizione dei petali ho concluso che i boccioli
vennero raccolti nel pomeriggio, e il corpo di Gesù fu avvolto nel lenzuolo
prima del tramonto. La Gundelia inoltre,
la cui infiorescenza è visibile sopra la spalla dell’uomo della Sindone, è
una pianta spinosa. Una specie, dunque, che potrebbe essere stata utilizzata per
fabbricare un’ipotetica corona di spine».
Allora
i dati scientifici che lei ha raccolto smontano inequivocabilmente anche la
datazione al radiocarbonio del 1989, che situavano la data di nascita della
Sindone tra il XIII e il XIV secolo? «Sì, e lo posso affermare grazie agli
Studi effettuati parallelamente su un altro famoso reperto, il Sudario di
Oviedo, conservato come reliquia nella cattedrale dell’omonima città
spagnola. Si tratta del tessuto con cui veniva coperto
il
volto prima che il cadavere venisse interamente avvolto nel telo più grande.
L’analisi dei pollini del Sudario, prelevati dallo stesso Frei nel 1979,
mostra risultati pressocché identici a quelli della Sindone. Le macchie di
sangue presenti sui due reperti, inoltre, coincidono in ben 120 punti. Ciò
significa che i tessuti hanno la stessa origine e hanno avvolto lo stesso corpo.
Ora, le cronache storiche danno conto dell’esistenza del Sudario fin dal primo
secolo.
Ma
se vogliamo andare sul sicuro e basarci solo sulla presenza documentata della
reliquia a Oviedo, possiamo dire con certezza che questa presenza risale all’VIII
secolo, intorno all’anno 750. Ciò significa che la Sindone ha almeno 1.200
anni e probabilmente molti di più».
Del
resto, ci sono altre ricerche che puntano nella stessa direzione: l’«età»
misurata con il metodo del carbonio 14 nel 1989, sostengono microbiologi che
hanno studiato altri reperti antichi, non era quella del lino della Sindone,
bensì quella della «patina bioplastica», cioè l’accumulo invisibile di
batteri e funghi che nel corso dei secoli ricopre ogni oggetto (vedi Oggi
del 15 aprile 1998).
Conclude
lo studioso israeliano: «Con le mie ricerche mi limito a dire che quelle piante
ci sono e che la loro origine è indubbia. Resta da scoprire il processo
attraverso il quale la loro immagine e quella del corpo sono rimaste impresse
sul tessuto. Ecco il vero mistero che resta ancora da svelare: scoprire che cosa
ha trasferito sulle fibre di lino i composti organici che, nei punti di maggiore
densità, causano la colorazione scura. Ci sono molte ipotesi, tutte da
verificare. Una cosa è certa: non può assolutamente trattasi di un falso:
parliamo di un processo di formazione dell’immagine sindonica troppo
sofisticato e complesso per essere stato manovrato dalla mano di un uomo. Uno
degli studiosi che presentò dieci anni fa i risultati della datazione, definì
chiunque ancora credesse all’autenticità della Sindone “un membro del club
della Terra piatta”. Ebbene, sono fiero di essere membro di quel club».
Un
sostegno autorevole alle tesi di Danin viene dall’Italia. «Avinoam Danin è
uno dei maggiori esperti di botanica del mondo e senza dubbio il più grande
conoscitore della materia nel suo Paese», afferma il professor
Pienluigi Baima Bollone, medico patologo e direttore del Centro Internazionale
di Sindonologia di Torino. (...) Ma c’è un’ultima considerazione da fare.
Attentati, incendi dolosi, minacce e persino insulti su Internet. Se la Sindone
fosse davvero un falso medievale, perché darsi pena lungo i secoli, e ancor
oggi, per farne bersaglio di tanto odio? Secondo alcuni anche l’esame
effettuato nel 1989 dai tre laboratori anglo-americani sarebbe da ascriversi
addirittura a un «complotto». Fantareligione? In ogni caso, come poteva un
falsario medievale conoscere l’esatta tecnica della crocifissione romana?
L’archeologia l’ha rivelata solo in tempi recenti (nel 1988 è stato
ritrovato, a Gerusalemme, l’unico scheletro di un crocifisso).
La
Sindone, insomma, pare una specie di mina a tempo, che rivela i suoi segreti
poco per volta, man mano che la scienza progredisce. Una mina a tempo i cui
scatti, guarda caso, coincidono con la progressiva perdita di fede
dell’Occidente: due secoli di positivismo hanno reso la Scienza una specie di
divinità sostitutiva. Beffardamente, sembra che il Dio cristiano voglia
utilizzare proprio la Scienza per dimostrare agli increduli del terzo Millennio
la sua verità.
La Sindone è un
lenzuolo di lino bianco, tessuto a spina di pesce, di 4,36 metri per 1,10,
custodito dal 1578 nel Duomo di Torino. Su una sola faccia del telo sono
impresse le impronte frontale e dorsale di un uomo morto dopo esser stato
crocifisso. «Sindone» deriva dal termine greco
sindon
(tela di lino): secondo un’antica
tradizione è il lenzuolo funerario di cui parlano i Vangeli, la più preziosa
reliquia della Cristianità. Ecco le tappe della sua singolare storia.
30 d.C.
La sera del
7 aprile il corpo di Gesù viene posto nel sepolcro «in un candido lino». La
mattina di Pasqua il lenzuolo è vuoto.
393. Epifanio
di Salamis cita la Sindone per la prima volta, in una lettera a Giovanni di
Gerusalemme.
525.
La Sindone viene
riscoperta durante i restauri della chiesa di Santa Sofia di Edessa.
944.
Gli eserciti bizantini
la portano a Costantinopoli.
1204.
Robert
de Clary, cronista della IV crociata, scrive che la Sindone è sparita da
Costantinopoli, rubata.
1356.
Geoffroy
de Chiarny offre la Sindone, in suo possesso da alcuni anni, ai cattollici di
Lirey in Francia.
1453.
Una
discendente di Geoffroy cede il lenzuolo ai Savoia, che lo custodiranno a Chambéry.
1506.
Papa Giulio II permette la pubblica venerazione della Sindone.
1532.
In un incendio a Chambéry rimane danneggiata: le Clarisse cuciranno i rattoppi.
1578.
Emanuele Filiberto la trasferisce a Torino.
1898.
Secondo Pia scatta la prima fotografia del lenzuolo. Il negativo rivela, con
incredibile precisione, le sembianze dell’Uomo della Sindone.
1954.
Francis Filas trova
su una palpebra del Volto impronte di una moneta dell’epoca di Cristo.
1973.
Prima
ostensione TV in diretta (23 novembre): in quell’occasione il biologo svizzero
Max Frei trova sul tessuto granuli di polline e di piante fiorifere.
1978.
Viene elaborata la prima immagine tridimensionale ad alta defìnizione del Volto
della Sindone.
1983.
I Savoia donano la Sindone alla Santa Sede.
1996.
Gli
studiosi italiani Baima Bollone e Balossino individuano una seconda traccia di
moneta romana.
1997.
Nella notte tra l’11 e il 12 aprile va a fuoco la cappella guariniana che
custodisce la Sindone. La reliquia viene messa in salvo dai vigili del fuoco.
1998.
Dal 18 aprile al 14 giugno ostensione pubblica.
2000. Dal 29 aprile all’11 giugno si è svolta l’ostensione straordinaria in occasione del Giubileo.
2002. Restauro del telo per proteggerlo nel tempo futuro con un importante intervento conservativo
2010. Ostensione cittadina per mostrare il restauro al popolo
2013. Ostensione televisiva il Sabato santo, 30/03, con messaggio video di Papa Francesco - Sindone. Le Ostensioni una lunga storia
2015. Ostensione straordinaria voluta da Papa Francesco: 19 Aprile-24 Giugno - Bicentenario nascita S. Giovanni Bosco (1815-2015)
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