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Arriva da Israele uno studio decisivo sull’autenticità del Sacro lenzuolo

LA SINDONE NON E’ UN FALSO: LO DIMOSTRA LA PROVA DEL POLLINE

«Sul lino ci sono frammenti di vegetali, provenienti da Gerusalemme, risalenti al periodo della morte di Cristo»,

ci dice il professor Avinoam Danin in una intervista esclusiva

- di Rino Camilleri e Luca Dini -

Articolo pubblicato sul settimanale OGGI n. 33 del 14 agosto 1999 pp. 33-34  

Saint Louis (Stati Uniti), agosto
 
La Sindone un falso medievale «fabbricato in Europa»? E’ questa la conclusione degli scienziati anglo-americani che si sono affidati nel 1989 alla cosiddetta «datazione al radiocarbonio». Ma oggi questa tesi, che già aveva suscitato più di una perplessità, non può più essere sostenuta. È stata definitivamente smontata da Avinoam Danin, professore di botanica all’Università di Gerusalemme, che ha presentato i risultati delle sue ricerche sulla Sindone a un congresso internazionale a Saint Louis, negli Stati Uniti.

«Io sono solo uno scienziato ebreo e, come tale, non ho motivazioni religiose sospette», dichiara a Oggi il professor Danin, in un lntervista esclusiva. «Ebbene, in base ai dati in mio possesso, sulla Sindone ci sono tracce di pollini che si trovano esclusivamente a Gerusalemme e che risalgono all’epoca in cui è vissuto Gesù». Ma da dove nasce una tale sicurezza? «La mia ricerca», spiega il professor Danin, «è stata condotta su due fronti. Da una parte, i campioni di polline prelevati negli anni Settanta dal biologo svizzero Max Frei. Dall’altra, le sagome di fiori e foglie che il professor Alan Whanger della Duke University ha scoperto esaminando le dettagliate fotografie scattate nel 1931 da Giuseppe Enrie su richiesta di Re Vittorio Emanuele III.

«Sia i pollini, sia le sagome confermano senza ombra di dubbio la presenza di varie specie vegetali e soprattutto di tre piante particolarmente interessanti, la Gundelia tournefortii, lo Zygophyllum dumosum e il Cistus creticus». Perché interessanti? «Perché c’è un solo luogo al mondo dove le tre specie convivono, e si tratta delle montagne desertiche della Giudea attorno a Gerusalemme. Questo invalida una volta per tutte qualsiasi ipotesi che faccia risalire l’origine della Sindone all’Europa.

«Ma c’è di più. Le tre piante fioriscono insieme solo in primavera, a cavallo tra marzo e aprile. Dalla disposizione dei petali ho concluso che i boccioli vennero raccolti nel pomeriggio, e il corpo di Gesù fu avvolto nel lenzuolo prima del tramonto. La Gundelia inoltre, la cui infiorescenza è visibile sopra la spalla dell’uomo della Sindone, è una pianta spinosa. Una specie, dunque, che potrebbe essere stata utilizzata per fabbricare un’ipotetica corona di spine».

Allora i dati scientifici che lei ha raccolto smontano inequivocabilmente anche la datazione al radiocarbonio del 1989, che situavano la data di nascita della Sindone tra il XIII e il XIV secolo? «Sì, e lo posso affermare grazie agli Studi effettuati parallelamente su un altro famoso reperto, il Sudario di Oviedo, conservato come reliquia nella cattedrale dell’omonima città spagnola. Si tratta del tessuto con cui veniva coperto

il volto prima che il cadavere venisse interamente avvolto nel telo più grande. L’analisi dei pollini del Sudario, prelevati dallo stesso Frei nel 1979, mostra risultati pressocché identici a quelli della Sindone. Le macchie di sangue presenti sui due reperti, inoltre, coincidono in ben 120 punti. Ciò significa che i tessuti hanno la stessa origine e hanno avvolto lo stesso corpo. Ora, le cronache storiche danno conto dell’esistenza del Sudario fin dal primo secolo.

Ma se vogliamo andare sul sicuro e basarci solo sulla presenza documentata della reliquia a Oviedo, possiamo dire con certezza che questa presenza risale all’VIII secolo, intorno all’anno 750. Ciò significa che la Sindone ha almeno 1.200 anni e probabilmente molti di più».

Del resto, ci sono altre ricerche che puntano nella stessa direzione: l’«età» misurata con il metodo del carbonio 14 nel 1989, sostengono microbiologi che hanno studiato altri reperti antichi, non era quella del lino della Sindone, bensì quella della «patina bioplastica», cioè l’accumulo invisibile di batteri e funghi che nel corso dei secoli ricopre ogni oggetto (vedi Oggi del 15 aprile 1998).

Conclude lo studioso israeliano: «Con le mie ricerche mi limito a dire che quelle piante ci sono e che la loro origine è indubbia. Resta da scoprire il processo attraverso il quale la loro immagine e quella del corpo sono rimaste impresse sul tessuto. Ecco il vero mistero che resta ancora da svelare: scoprire che cosa ha trasferito sulle fibre di lino i composti organici che, nei punti di maggiore densità, causano la colorazione scura. Ci sono molte ipotesi, tutte da verificare. Una cosa è certa: non può assolutamente trattasi di un falso: parliamo di un processo di formazione dell’immagine sindonica troppo sofisticato e complesso per essere stato manovrato dalla mano di un uomo. Uno degli studiosi che presentò dieci anni fa i risultati della datazione, definì chiunque ancora credesse all’autenticità della Sindone “un membro del club della Terra piatta”. Ebbene, sono fiero di essere membro di quel club».

Un sostegno autorevole alle tesi di Danin viene dall’Italia. «Avinoam Danin è uno dei maggiori esperti di botanica del mondo e senza dubbio il più grande conoscitore della materia nel suo Paese», afferma il professor Pienluigi Baima Bollone, medico patologo e direttore del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino. (...) Ma c’è un’ultima considerazione da fare. Attentati, incendi dolosi, minacce e persino insulti su Internet. Se la Sindone fosse davvero un falso medievale, perché darsi pena lungo i secoli, e ancor oggi, per farne bersaglio di tanto odio? Secondo alcuni anche l’esame effettuato nel 1989 dai tre laboratori anglo-americani sarebbe da ascriversi addirittura a un «complotto». Fantareligione? In ogni caso, come poteva un falsario medievale conoscere l’esatta tecnica della crocifissione romana? L’archeologia l’ha rivelata solo in tempi recenti (nel 1988 è stato ritrovato, a Gerusalemme, l’unico scheletro di un crocifisso).

La Sindone, insomma, pare una specie di mina a tempo, che rivela i suoi segreti poco per volta, man mano che la scienza progredisce. Una mina a tempo i cui scatti, guarda caso, coincidono con la progressiva perdita di fede dell’Occidente: due secoli di positivismo hanno reso la Scienza una specie di divinità sostitutiva. Beffardamente, sembra che il Dio cristiano voglia utilizzare proprio la Scienza per dimostrare agli increduli del terzo Millennio la sua verità.

Rino Camilleri e Luca Dini

 

UNA PER UNA, LE TAPPE DI UNA STORIA MISTERIOSA

Nel quarto secolo dopo Cristo le prime tracce. Per secoli è dei Savoia. Gli studi scientifici

 

La Sindone è un lenzuolo di lino bianco, tessuto a spina di pesce, di 4,36 metri per 1,10, custodito dal 1578 nel Duomo di Torino. Su una sola faccia del telo sono impresse le impronte frontale e dorsale di un uomo morto dopo esser stato crocifisso. «Sindone» deriva dal termine greco sindon (tela di lino): secondo un’antica tradizione è il lenzuolo funerario di cui parlano i Vangeli, la più preziosa reliquia della Cristianità. Ecco le tappe della sua singolare storia.

 

30 d.C. La sera del 7 aprile il corpo di Gesù viene posto nel sepolcro «in un candido lino». La mattina di Pasqua il lenzuolo è vuoto.

393. Epifanio di Salamis cita la Sindone per la prima volta, in una lettera a Giovanni di Gerusalemme.

525. La Sindone viene riscoperta durante i restauri della chiesa di Santa Sofia di Edessa.

944. Gli eserciti bizantini la portano a Costantinopoli.

1204. Robert de Clary, cronista della IV crociata, scrive che la Sindone è sparita da Costantinopoli, rubata.

1356. Geoffroy de Chiarny offre la Sindone, in suo possesso da alcuni anni, ai cattollici di Lirey in Francia.

1453. Una discendente di Geoffroy cede il lenzuolo ai Savoia, che lo custodiranno a Chambéry.

1506. Papa Giulio II permette la pubblica venerazione della Sindone.

1532. In un incendio a Chambéry rimane danneggiata: le Clarisse cuciranno i rattoppi.

1578. Emanuele Filiberto la trasferisce a Torino.

1898. Secondo Pia scatta la prima fotografia del lenzuolo. Il negativo rivela, con incredibile precisione, le sembianze dell’Uomo della Sindone.

1954. Francis Filas trova su una palpebra del Volto impronte di una moneta dell’epoca di Cristo.

1973. Prima ostensione TV in diretta (23 novembre): in quell’occasione il biologo svizzero Max Frei trova sul tessuto granuli di polline e di piante fiorifere.

1978. Viene elaborata la prima immagine tridimensionale ad alta defìnizione del Volto della Sindone.

1983. I Savoia donano la Sindone alla Santa Sede.

1996. Gli studiosi italiani Baima Bollone e Balossino individuano una seconda traccia di moneta romana.

1997. Nella notte tra l’11 e il 12 aprile va a fuoco la cappella guariniana che custodisce la Sindone. La reliquia viene messa in salvo dai vigili del fuoco.

1998. Dal 18 aprile al 14 giugno ostensione pubblica.

2000. Dal 29 aprile all’11 giugno si è svolta l’ostensione straordinaria in occasione del Giubileo.

2002. Restauro del telo per proteggerlo nel tempo futuro con un importante intervento conservativo

2010. Ostensione cittadina per mostrare il restauro al popolo

2013. Ostensione televisiva il Sabato santo, 30/03, con messaggio video di Papa Francesco - Sindone. Le Ostensioni una lunga storia

2015. Ostensione straordinaria voluta da Papa Francesco: 19 Aprile-24 Giugno - Bicentenario nascita S. Giovanni Bosco (1815-2015)

 

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