Percorsi di Fede

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Frasi latine famose ancora in uso oggi e altre

Ultimo aggiornamento Sabato 18 Agosto 2018 ore 04.37

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Nemo dat quod non habet: nessuno può dare ciò che non possiede, anche a livello culturale. Per dare agli altri anche contenuti di fede devi assimilarli e approfondirli prima tu e crearti delle convinzioni che convincano prima te stesso e poi gli altri. San Paolo ai Romani quando parla della predicazione per condurre alla fede in Gesù Cristo suppone che lui per primo ne sia a conoscenza ( Rm 10,14-21). L'ignoranza non paga mai!

Quidquid recipitur ad modum recipientis recipitur: quanto si riceve dagli altri, si riceve nella misura della capacità che abbiamo di comprendere. Quanto viene recepito di un messaggio è proporzionale alle capacità conoscitive di colui che lo riceve

Cum grano salis: frase usata da Plinio il vecchio nella sua opera letteraria "Naturalis historia" (23,77.3) per indicare un antidoto che agiva soltanto se preso "con un grano di sale"= con un pizzico di buon senso o prudente discernimento

Repetita iuvant: le cose ripetute giovano, non soltanto per imparare le cose da sapere ma anche per crescere nella esperienza della vita

In hoc signo vinces: con questo segno vincerai!. Frase con cui viene comunemente tradotto il motto greco τούτῳ νίκα «vinci con questo» che, secondo Eusebio di Cesarea (Vita Constantini I, 27,31 e Hist. eccl. IX, 9), sarebbe apparso in sogno a Costantino imperatore, unitamente a una croce fiammeggiante, poco prima che dalla Gallia egli si dirigesse a Roma contro Massenzio. In un sogno immediatamente successivo egli avrebbe ideato il labaro con il monogramma di Cristo.

Alea iacta est: il dado è tratto. Si usa questa frase quando si prende una decisione definitiva. La frase è attribuita da Svetonio a Giulio Cesare, nel suo De vita Caesarum (Divus Iulius) che l'avrebbe proferita dopo aver varcato col suo esercito, nella notte del 10 gennaio del 49 a.C., il fiume Rubicone, violando apertamente la legge che proibiva l'ingresso armato dentro i confini dell'Italia e dando il via alla seconda guerra civile.

Carpe diem: cogli il giorno, normalmente tradotta in "cogli l'attimo fuggente", anche se la traduzione più appropriata sarebbe "Vivi il presente", non pensando al futuro. E’ usata dal poeta latino Orazio nelle Odi. Vedi il Film di Peter Weir "L'attimo fuggente" USA 1989, con Robins Williams 

Rèspice finem: considera la fine. Vedi Fontanellato (PR): La Rocca dei Sanvitale. Al centro del soffitto vi è uno specchio con questa iscrizione

Audaces fortuna iuvat: la fortuna aiuta gli audaci. Uno dei testi incompiuti da Virgilio. Il detto invita ad essere volitivi e coraggiosi davanti a qualunque tipo di evento, anche il più imprevisto e terribile, poiché la sorte è dalla parte di coloro che osano e sanno affrontare i rischi della vita.

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum: commettere errori è umano, ma perseverare [nell'errore] è diabolico. Così si cerca d’attenuare una colpa, un errore, purché occasionale e non ripetuto. La frase si fà risalire a sant'Agostino, benché esistano diversi antecedenti in latino precristiano. Quello che più si avvicina al senso, risale a Cicerone (Filippiche XII. 5): Cuiusvis hominis est errare: nullius nisi insipientis, in errore perseverare (è cosa comune l’errare; è solo dell’ignorante perseverare nell'errore). Più sfumato Tito Livio (Storie, VIII, 35): Venia dignus est humanus error (ogni errore umano merita perdono).

Mens sana in corpore sano: mente sana in un corpo sano. Questa locuzione latina, appartiene a Giovenale. Nell'intenzione del poeta, l'uomo non dovrebbe aspirare che a due beni soltanto, la sanità dell'anima e la salute del corpo: queste dovrebbero essere le uniche richieste da rivolgere alla divinità, che, sottolinea il Poeta, più dell'uomo sa di cosa l'uomo stesso ha bisogno. Nell'uso moderno si attribuisce invece alla frase un senso diverso, intendendo che, per aver sane le facoltà dell'anima, bisogna aver sane anche quelle del corpo.

Omnia munda mundis: tutto è puro per i puri (di cuore e d’animo). La frase è contenuta nel Nuovo Testamento, e precisamente nell'epistola a Tito di san Paolo (Tito 1,15) e ripresa dal Manzoni nei Promessi Sposi detta da Fra Cristoforo (cap. 8°).

Ora et labora: Questa locuzione latina, tradotta letteralmente, significa prega e lavora. Molti attribuiscono questa frase a San Benedetto, ma il vecchio adagio “Ora et labora” non si trova nella Regola di San Benedetto anche se ha da sempre delineato l’immagine del monaco e del monastero benedettino.

Qui gladio ferit gladio perit: Chi di spada ferisce di spada perisce. La locuzione latina è pronunciata da Gesù nel Getsemani in Matteo 26,52 (alla lettera: enim qui acceperint gladium, gladio peribunt). Secondo il vangelo di Giovanni in 18,10-11, Pietro sfodera la spada e taglia l’ orecchio destro a Malco, servo del sommo sacerdote, poi ascolta l’invito di Gesù, riportato solo dall’evangelista Matteo. Vedi anche Genesi 9,6: "Chi sparge il sangue dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso, perché l'uomo è stato fatto ad immagine di Dio"

Faber est suae quisque fortunae: La locuzione latina tradotta letteralmente, significa "Ciascuno è artefice della propria sorte". Il testo è presente nella seconda delle due Epistulae ad Caesarem senem de re pubblica (De rep., 1, 1, 2) attribuite a Sallustio, ma di autenticità molto discussa.

Gutta cavat lapidem: La goccia scava la pietra. La sentenza era un proverbio diffuso e citato da autori di età classica, è documentato infatti in poesia da Lucrezio (De rerum natura, I 314 e IV 1281), da Ovidio (Epistulae ex Ponto, IV, 10 e Ars amandi I, 476) e Albio Tibullo (Elegiae I, 4, 18).

Dura lex, sed lex: la frase, tradotta dal latino letteralmente, significa dura legge, ma legge. Più propriamente in italiano: "La legge è dura, ma è (sempre) legge" (e quindi va rispettata comunque).
È un invito a rispettare la legge in tutti i casi, anche in quelli in cui è più rigida e rigorosa, in quanto avendo come prospettiva il risanamento di gravi abusi lesivi, del diritto, privato o pubblico, invita all'osservanza di leggi anche gravose in considerazione del beneficio della comunità.
Questo motto va riferito al periodo di introduzione delle leggi scritte nell'antica Roma. Così il motto significa: sebbene la legge sia dura, è una legge scritta, cioè uguale per tutti.

In medio stat virtus: è una locuzione latina, il cui significato letterale in italiano è: «la virtù sta nel mezzo». La locuzione invita a ricercare l'equilibrio, che si pone sempre tra due estremi, pertanto al di fuori di ogni esagerazione. L'espressione risale ai filosofi scolastici medievali, anche se già Aristotele nell'Etica Nicomachea ("μέσον τε καὶ ἄριστον"; trad.: il mezzo è la cosa migliore), Orazio nelle Satire ("est modus in rebus"; trad.: c'è una misura nelle cose) e Ovidio nelle Metamorfosi ("medio tutissimus ibis"; trad.: seguendo la via di mezzo, camminerai sicurissimo[1]) avevano espresso un concetto similare.

Semel in anno licet insanire: una volta all'anno è lecito impazzire ("uscire da sé stessi").
Il concetto fu espresso, con leggere varianti, da vari autori: Seneca, Sant’Agostino (Tolerabile est semel anno insanire, De Civitae Dei VI, 10), etc. Orazio la fece propria nella sostanza cambiandone la forma: "Dulce est desipere in loco (Carm., IV, 13, 28)": è cosa dolce ammattire a tempo opportuno.

Sursum corda!: In alto i cuori! La locuzione appartiene al rito della Messa in lingua latina secondo il rito romano della Chiesa cattolica. Era pronunciata dal sacerdote celebrante all'inizio del Prefazio. L'assemblea rispondeva Habemus ad Dominum, "Sono rivolti al Signore".
Appare in tutte le preghiere eucaristiche. Ippolito di Roma è il primo a testimoniare in maniera completa il dialogo che ancora oggi si realizza all'inizio del prefazione.

Ubi maior minor cessat: «dove vi è il maggiore, il minore decade». Il significato completo può essere così descritto: «in presenza di quel che possiede più valore e importanza, quel che ne tiene meno perde la propria rilevanza».

Vox populi, vox Dei: voce di popolo, voce di Dio. Viene fatta impropriamente risalire alla Bibbia (Libro di Isaia, 66,6), dove ha significato di tipo invocativo, diverso da quello poi attribuito. Lo stesso Alessandro Manzoni usa molto spesso questa locuzione nel suo più famoso romanzo, i Promessi Sposi, come nel caso della folla che mette a ferro e fuoco Milano

Homo homini lupus: l'uomo è un lupo per l'uomo. L'espressione latina homo homini lupus (letteralmente "l'uomo è un lupo per l'uomo"), il cui precedente più antico si legge nel commediografo latino Tito Maccio Plauto (lupus est homo homini, Asinaria, v. 495), riassume efficacemente una antica e amara concezione della condizione umana che si è tramandata e diffusa nei secoli, lasciando tracce di sé sia nel pensiero colto sia in alcuni detti popolari e motti di spirito. Vedi Il principe di Niccolò Machiavelli

Veni, vidi, vici: venni, vidi, vinsi è la frase con cui, secondo la tradizione, Gaio Giulio Cesare annunciò la straordinaria vittoria riportata il 2 agosto del 47 a.C. contro l'esercito di Farnace II a Zela nel Ponto.

Cogito ergo sum: La locuzione Cogito ergo sum, che significa letteralmente "Penso dunque sono", è l'espressione con cui Renato Cartesio esprime la certezza indubitabile che l'uomo ha di se stesso in quanto soggetto pensante.

Panta rei: tutto scorre è il celebre aforisma attribuito ad Eraclito, ma in realtà mai esplicitamente formulato in ciò che dei suoi scritti conosciamo, con cui la tradizione filosofica successiva ha voluto identificare sinteticamente il pensiero di Eraclito con il tema del divenire, in contrapposizione con la filosofia dell'Essere propria di Parmenide. L'espressione proviene da un frammento del trattato Sulla natura.

Frasi famose ancora in uso oggi con qualche riferimento alla sapienza della Bibbia

"Il perdono è migliore della vendetta" oppure: La vendetta migliore è il perdono! di Pittaco, filosofo greco (+ 568 a. C.) . Vedi Gesù Messia, sul perdono senza misura in Matteo 18,21-35

 

Chi ha tempo non aspetti tempo! = Non rimandare mai a domani quello che possiamo fare oggi. Dell'utilizzo del tempo dobbiamo sempre rendere conto in famiglia, a scuola, sul lavoro e anche nell'aldilà, davanti a Dio nostro creatore e Signore. Il diavolo è indaffarato finché ha tempo. poi non ne avrà più a disposizione per sottrarci al bene! (Apocalisse 12,12; 20,3) Vincere sempre l'egoismo! - Vedi anche Caldarelli.it: proverbi e modi di dire sul TEMPO

 

Canta che ti passa! È un invito a non spaventarsi e a curare le preoccupazioni e i timori con il canto. Pare che l'espressione sia stata incisa su una trincea da un soldato sconosciuto durante la Prima guerra mondiale: l'ufficiale e scrittore Piero Jahier la trascrisse come epigrafe di una raccolta di Canti del soldato (Milano, 1919). Nella prefazione (firmata con lo pseudonimo di Pietro Barba), Jahier parla del «buon consiglio che un fante compagno aveva graffiato nella parete della dolina: canta che ti passa».
In realtà la funzione terapeutica del canto è nota sin dall'antichità, e ha ispirato miti come quelli del cantore Orfeo. Restando nell'ambito della letteratura italiana, si veda questo verso di Petrarca (Canzoniere XXIII)

Ogni promessa è debito! Ogni promessa fatta, diventa un obbligo morale da rispettare!

 

Tutto è bene quel che finisce bene:Tutto è bene quello che finisce bene (All's well that ends well) è una commedia shakespeariana, scritta fra il 1602 e il 1603. Essa è ispirata alla novella di Giovanni Boccaccio Giletta di Narbona, inclusa nel Decameron (Novella Nona della Terza Giornata).

Ai posteri l'ardua sentenza:
Su certi argomenti, oggi troppo controversi, toccherà ai posteri pronunciarsi. La frase celebre è tratta da due versi de Il cinque maggio, il componimento poetico più celebre di Alessandro Manzoni. Il giudizio che Manzoni rimanda ai posteri è quello sulla vita di Napoleone Bonaparte: Fu vera gloria?

Una rondine non fa primavera. Non è un proverbio ma una frase di Aristotele il quale sosteneva l'importanza delle virtù ( che lui divideva tra dianoetiche, quelle dell'anima razionale e virtù del giusto di mezzo, tipiche dell'anima irrazionale). Per Aristotele il vero virtuoso era colui che era perseverante nelle sue azioni. Quindi il vero coraggioso (coraggio è una virtù del giusto di mezzo) era colui che si comportava sempre in maniera coraggiosa e non in una sola circostanza. Per spiegare questo disse che una sola rondine non fa primavera, ma un gran numero di rondini testimoniano l'arrivo della stagione.

Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse l'ultimo. E' una frase di Seneca. Lui era un stoico, non aveva paura della morte perché pensava che la morte non era altro che un ritorno all'origine; se prima di nascere noi non abbiamo sentito dolore allora neanche quando moriremo sentiremo dolore. Però era contro le perdite di tempo, infatti lui era dell'idea che l'uomo non ha poco tempo, ma ne perde molto.

Scrupoli e malinconia, fuori da casa mia! (San Filippo Neri)

Sempre allegri bisogna stare: il troppo piangere fa ammalare (Dario Fo + 13 Ottobre 2016, premio Nobel per la Letteratura 1997)

Bacco, Tabacco e Venere riducon l'uomo in cenere

Chi la fa l'aspetti

Male non fare paura non avere

Tutti i nodi, prima o poi, vengono al pettine

Il tempo è galantuomo, rimette a posto tutte le cose (Voltaire)

Chi si accontenta gode!

Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi (The devil is in the details) = prima o poi tutto viene a galla - sul Web

Principio della sapienza è temere il Signore (Sal 111/110,10; Pro 1,7: Sir 1,14)

Con la bontà e la fedeltà si espia il peccato, ma con il timore del Signore lo si evita (Prov 16,6)

Molta sapienza molto affanno; chi accresce il sapere aumenta il dolore (Qoelet 1,18)

Se non hai raccolto in gioventù che cosa vuoi trovare nella vecchiaia? (Sir 25,5)

Chi si vendica subirà la vendetta (Sir 28,1)

Ricordati della fine e smetti di odiare (Sir 28,6)

Non fare nulla senza consiglio, non ti pentirai di averlo fatto (Sir 32,19)

In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato (Sir 7,36)

Prima della fine non chiamare nessuno beato. Un uomo si conosce veramente alla fine (Sir 11,28)

Beato chi non ha nulla da rimproverarsi e non ha perduto la speranza (Sir 14,2)

Le virtù non si improvvisano! (Beato Don Giacomo Alberione)

Aforismi di Pietro Trapassi, detto Metastasio (+ 1782) - Biografia

Florilegio di frasi di Sant'Agostino, vescovo e Dottore della Chiesa: latino e italiano

Cinque detti latini da leggere ogni mattina

Frasi latine: Ipse dixit! (in latino e in italiano)

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