PUBBLICAZIONI

Versi immaginati: le parole e le immagini di Marco Blasetti
raccolta di poesie, aforismi, disegni e fotografie
legata al progetto Collective Style
e realizzata in collaborazione con l'Ufficio Informagiovani (Comune di Lodi).

 

**riportiamo pedissequamente l'intero testo del libretto
e succesivamente le immagini in esso pubblicate
**

Oppure scarica il libretto in formato pdf,
con la veste grafica originale (circa 1,09 mb) ---> clic


 
 

> FRONTESPIZIO <

 

Versi Immaginati - Le parole e le immagini di Marco Blasetti


Una pubblicazione di “CreAttiva - gruppo di attivismo creativo”
legata al progetto Collective Style

Prima edizione: febbraio 2003

Un lavoro liberamente ispirato alle opere di Marco Blasetti

Testi di Simone Aliprandi, Alberto Antoniazzi,
Mauro Garolfi, Lorenza Pozzi

Immagini di Simone Aliprandi, Francesca Cantinotti,
Claudio Montironi, Lorenza Pozzi

Impaginazione e artwork: Simone Aliprandi per CreAttiva

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Per il reperimento e l’interpretazione
delle poesie di Marco Blasetti qui citate o prese a modello
si ringrazia Alessandro Bruschi.

Le citazioni delle opere di Marco Blasetti compaiono
per gentile concessione di Giorgio Calgani Editore.

Per la realizzazione di questo opuscolo
si ringrazia l'Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Lodi
.

Tutti i diritti di pubblicazione sono riservati a
“CreAttiva - gruppo di attivismo creativo” (associaz. culturale no-profit);
tutti i diritti d’autore sono riservati ai rispettivi autori citati nel testo.

I testi e le immagini qui pubblicati sono a disposizione
(in versione a colori) sul sito web dell’associazione
http://digilander.libero.it/creattivaweb

Per contatti, commenti, proposte, collaborazioni, iscrizioni:
creattivaweb@libero.it

 

 
 

 

> PREFAZIONE <


Viene da chiedersi perché tre ragazzi (tre amici per la precisione) poco più che ventenni decidano di pubblicare unitamente le proprie poesie, in nome di un quarto, poco meno che ventenne, uscito, non molto tempo fa, dalla loro penna e immaginazione (e mai più rientrato).
Le risposte sono molteplici (e ognuno può trovarsi le sue).
Marco Blasetti è l'alter-ego reale dei tre autori, e ognuno di loro ne incarna uno o più aspetti (meglio non dire chi che cosa): l'egocentrismo, gli alti e bassi, le illusioni perdute, la rabbia e il dolore, la perplessità di fronte alle situazioni della vita e infine l'uso della scrittura per misurare fino in fondo la propria solitudine e l'incapacità di entrare a far parte della "commedia umana", di battersi o di giocare, in poche parole: di indossare la propria maschera. Un ritratto non proprio incoraggiante. Eppure, l'uso della scrittura come "gabbia" di un io solo, autore di se stesso, mette il Blasetti (e i tre di cui dovremmo parlare) in una posizione privilegiata di osservazione del mondo: leggeri, volteggiando, ne dipingono gli angoli, le persone, la "fresca molteplicità".
Ma Marco Blasetti è anche l'alter-ego ideale di ognuno dei tre autori, i quali nel modellarne il carattere e le abitudini hanno infuso in lui le proprie aspirazioni e i desideri più nascosti.
Che altro dire? Marco Blasetti è, in fondo, il loro comune denominatore: in queste poesie c'è, ma non si vede.


Lorenza Pozzi

 

NB: La disposizione degli autori e delle rispettive
opere segue un ordine puramente alfabetico.

 
 

 

SEZIONE I

Simone Aliprandi


Il rimorso per non aver aperto alcune porte
che ti sei trovato davanti,
sarà sempre più ingombrante
della delusione che puoi provare se,
aprendole,
non trovi ciò che speravi.

MARCO BLASETTI

 

 

AIRONE CINERINO
SULLA STRADA PER PAVIA
(Copiano; martedì 8 gennaio 2002, ore 10.30)

Sole pallido sui campi,
un po’ di brina lungo i fossi.
Io, di fretta, passo: ho un esame alle tre
Tu mi guardi, non voli…
e stai meglio di me.


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ALTA-LENA


E’ un gioco, è solo un gioco,
come è sempre stato, d’altronde:
ritorno alle mie rime profonde
che il mio respiro effonde e rigetta,
anche se per un pazzo è perfetta
la condizione in cui mi trovo,
mi illudo ma non mi rinnovo.
E’ un gioco, è solo un gioco
che i bambini riesce a far felici;
Una spinta e si sentono sulle pendici
delle Alpi, delle Ande,
ma io adesso son grande
e ci gioco senza volerlo,
mi spingo da solo e spesso mi fermo.
E’ un gioco, è sempre un gioco
quando arriva una spinta,
un bel calcio, un po’ di vento
per innescarmi un altro giro,
mentre alzo lo sguardo su ciò che ammiro;
tendo la mano perché lo posso toccare
ma ormai sto scendendo, non c’è niente da fare.
Infatti è un gioco, ancora un gioco.


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AUTORITRATTO


Stretto il mio viso e lunghi i capelli
che cadono spesso su gli occhi profondi:
strano il colore ma son sempre quelli
che fan dei miei sguardi piccoli mondi

nebbiosi, inquietanti, un po’ vagabondi;
al collo pochi preziosi gioielli:
anelli incatenati d’oro biondi
si appoggiano su gli omeri snelli.

Lotto con me in quest’immago confusa
di un corpo che sovente esprime rabbia
o gioia; ecco il mio travaglio infetto

per una passione, per una chiusa
esperienza e vita dentro il sonetto.
Son io che scrivo, son io questa gabbia.


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IPNOS
(dicembre 2001)


Nel vuoto di un’alba che non voglio
Cresco… perdo…
Cerco là la mia luce segreta
E do il via ai miei pensieri.

Tramonto di suoni ciò che mi serve
Salto… mi fermo…
Rallento già il mio fiero respiro
E combatto i miei timori.

E aspetto te, salvatore di sempre
E so che prenderai la mia mente

Chiuso in un campo di nudità puerili
Mi agito e temo un giudizio divino
Distraggo il mio corpo dalla mia mente
In modo che tu possa arrivare…

E aspetto te, salvatore di sempre
E so che avvolgerai la mia mente.


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LA VETTA


Equilibrio e sintonia
senza che nebbia o vento ci sia;
sempre più bello un sorriso,
sempre più grande e preciso
ciò che io vedo in te
e ciò che tu vedi in me.

Non permettere che la paura
o il fatto di sentirti insicura
ti impediscano di aprire porte
dietro le quali realtà risorte
potranno incuterti nuove emozioni
e dischiuderti chiare passioni.

Io guardo al nostro rapporto
con gli occhi di chi non è mai a corto
di sana linfa per sopravvivere
e d’instabile grinta da condividere.
Prova anche tu a toccare la vetta;
proprio tu… come sempre perfetta.


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LIBERO SCHIAVO


Nota d’estate è quello che vedo,
visione d’inverno è ciò che sento,
ma il cuore vive ed è solo un evento
a cui penso; e per sempre non cedo

al sapor della morte,
di una vita da schiavo,
se con il mio sangue gli occhi mi lavo;
qui le rime son corte.

Poi comunque mi pento
per aver lasciato il luogo in cui stavo.

Ma è solo una sfida di vana Sorte,
sorella e mostro fra l’oggi e il domani,
portarmi sull’ultimo dei suoi piani
saltando le scale, aprendo le porte.

Ho già spento la speme
di non crescer felice;
ebbene, aspetto la giuria che dice.
Questo peso mi preme

Per adesso le mani…
…la mia maschera è una grande attrice.

Respiro coi polsi l’aria più tesa
attendo che il fuoco faccia un po’ presa.
La vita mi assale il male mi invita,
io libero ancora la mia matita,
che morde il mio pubblico che sta fuori…
Ma io vivo e tu muori.

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M’ADDORMENTO SCRIVENDO


Arrivederci inchiostro
permeabile alla luce perfetta
di quest’arte sospetta, perché nostro
sol nostro sarai d’ora
in poi. A noi, per voi non v’è chi ci aspetta

nell’esigua dimora
in cui nacque e ora cresce impertinente
quel sognare inclemente. Sei impostora,
oh illusione di pace!
Falsa amica, ma letale per niente.

Null’è un verso efficace
di fronte al battito di un cuore in volo
che suonando in assolo sale audace
in me un triste risveglio…
Perché son io che scrivo, io solo.

Meglio…


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ONNIPOTENZA


Son vivo, mangio e respiro lo stesso,
Mi rinnovo ed esco se sono perplesso.
Esco dal mio mondo e mi denudo;
posso scegliere fra valium e morfina:
decido io se sentire dolore.
Tu chi sei? L’anestesista?
Chi ti ha chiamato?! Io no di certo…
So già dov’è il tasto per spegner tutto.
Chi ha detto che per star bene ho bisogno di te? Tu!

Sono spento comunque o forse in stand-by
e attendo la mia rivincita
che deve venire, si dice.
Cara mia, non sei tu certo il trofeo
di questa battaglia che non ho aperto io.
Chiedimi! Chiedimi se sono felice… e non lo dirò
perché non lo so, o perché io mi basto.
Ho già il mio piacere su ordinazione.
Chi ha detto che per vivere ho bisogno di te? Tu!

Ancora tu… Ma allora chi sei?…


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SUONO DI RABBIA


Autore di me stesso
ma io ci sono appena posso
spesso, con grinta, fino all'osso
di un animo perplesso.

Basta! Basta capire
chi realmente sta dalla mia
e dire "questa è la via,
la si deve seguire".

Vattene via, noia!
Non puoi nulla contro il mio ego
che ingoia ogni scelta che nego.
Un rimpianto dà gioia:

è vero, io non me lo spiego;
ma le mie mani posson farcela anche da sole.
Han suono di rabbia queste parole;
chi vuole si chieda il perché…
Io riparto: chi viene con me?


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VIBRO DA IERI


Vibro da ieri
combatto me stesso
nei sentieri che ho perso
gustando un tuo sguardo
perplesso e stupito per ciò che è successo.

Sfoglio il ricordo di vecchi momenti
diversi i tempi, dispersi dai venti
che han dato vita ad un nuovo respiro…
Vitale, inebriante. Io giro
lo sguardo dai miei pensieri
ma mi accorgo che vibro da ieri.



 
 

SEZIONE II


Alberto “Zotam” Antoniazzi


Le persone che tratto con i guanti
deluderanno sempre ogni mia
aspettativa.
Un pazzo rimarrà sempre un pazzo,
il genio rimarrà sempre incompreso
e una donna rimarrà sempre una donna.

MARCO BLASETTI

 

 


6 AMICI


Elena davanti allo specchio
si truccava sicura come fosse la padrona
Alessandra si girava nel letto
poi fissava il soffitto con un’aria da puttana
Paola respirava piano
l’attesa cresceva dentro di lei
e a fatica io sentivo il suo fiato
sul mio collo proteso verso di lei

voleremo insieme, le dicevo
voleremo…

Marco scaldava il cucchiaio
con la mano ferma di chi non sbaglia
Fabio era molto eccitato
l’idea del nuovo lo aveva nuovamente bloccato
quando un rumore strano
consegnò un istante alla realtà
rapidamente ci prendemmo per mano
nessuno, dissi, ci dividerà

voleremo insieme, gli dicevo
voleremo…

solitudine nascosta
stando insieme il resto non conta


--------------


ALLORO


Cadrai con il peso di una goccia
o fluttuerai lieve come una foglia?
lasciati prendere,
fatti trasportare
ora che i sensi abbandonano muti il tuo corpo

affidati a me
cadremo insieme senza fiato
affidati a me
cadremo insieme senza attrito
urlando forte all'unisono
liberi finalmente di essere
come non eravamo mai stati:
LIBERI.

e terrai tra le mani la rugiada
e l'espressione del tuo incanto si farà strada
nel mio essere
lasciati dipingere
ora che i mostri abbandonano stanchi il tuo sguardo

affidati a me
cadremo insieme senza fiato
affidati a me
cadremo insieme senza attrito
urlando forte all'unisono
liberi finalmente di essere
come non eravamo mai stati:
LIBERI.


--------------


ATARASSIA


"Chi esulta sul rogo
non trionfa sul dolore
ma sul fatto di non sentire dolore"
NIETZSCHE, "AL DI LÀ DEL BENE E DEL MALE", 1885-1887.


Non sento alcun dolore
steso sopra a un letto di sale
la pelle lacerata e insensibile
e la rabbia dentro me sale
Non riesco ad urlare
sono solo in me
le grida mura di sofferenza e pianto
che mi rodono lo stomaco
e non mi lasciano
vorrei morire ma poi
quando io
potrei dolermi in pace
nel mio dolce letto di piaghe
marcia e decomposta è la carne
e la rabbia dentro di me SALE!


--------------

AUTUNNO


Furono parole che non dicesti mai, ci furono quei gesti…
Furono parole che non dicesti mai, ci furono quei segni…

Ti ricordi la balena che ti rubava il sonno,
quel sonno di ragazzo insolito ad essere turbato?
I giovani incubi diventano realtà,
premunizioni sull’avvenire.
E ti ricordi di tua nonna,
di quei capelli arruffati dal tempo,
di quell’estate in campagna
quando vi siete incontrati?

Furono parole che non dicesti mai, ci furono quei gesti…
Furono parole che non dicesti mai, ci furono quei segni…

Ti ricordi la falena che ti infettava il cuore,
e la tua vena, un dosso naturale?
Come hai potuto non pensare a noi
che abbiamo voluto pensare molto a te?
E ti ricordi di Giovanna,
dei suoi lunghi riccioli biondi,
di quella notte sulla Senna
quando vi siete baciati?

Furono parole che non dicesti mai, ci furono quei gesti…
Furono parole che non dicesti mai, ci furono quei segni…

Ti accorgerai che ciò che ti illumina non è il sole?
Ti accorgerai che ciò che ti illumina è luce artificiale?
Ti accorgerai di quanto ti incanta il disco che ascolti ?
Ti accorgerai di quanto è banale la vita che vivi?
Ti accorgerai di quanto si incanta il disco che ascolti ?
Ti accorgerai di quanto importante sia tu per gli altri?
Ti accorgerai che ciò che ti illumina non è il sole?
Ti accorgerai che ciò che ti illumina è artificiale?

Furono parole che non dicesti mai, ci furono quei gesti…
Furono parole che non dicesti mai, ci furono quei segni…


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BALUGINIO DI ESALTANTE RINASCITA


baluginio di esaltante rinascita
le luci mi aspettano là fuori.
inquieto sosto per un istante allo specchio
cerco di incontrarmi,
di incrociare il mio sguardo
per capire se posso farlo
se voglio farlo.
aspramente incredulo
non trovo risposta
 
glaciale tintinnio
mi sveglia
 
la corsa estenuante
non produce che affanni.
mi accomodo,
pur sapendo di sprofondare nell'errore.


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DECADUTI ONORI


il trucco non esiste
solo tu sei vera
tutto poi svanisce
se io chiudo gli occhi

rotolante sfera
schiaccerà ai rintocchi
della luna nera
le pesanti braccia

appese in tetri giorni
chiuse in una gabbia
aspettando fuochi
di battaglie vinte

scoppiano di rabbia
sensazioni spinte
da un' antica smania
DeCaduti onori

tutto non esiste
neanche tu sei vera
il trucco poi svanisce
quando apro gli occhi


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LEI AVEVA OCCHI SOLO PER LUI


“hai gli occhietti tanto tristi”
gli disse
lui la guardò a fondo
come mai prima d’ora
scrutò nel profondo
di quell’abisso
(che erano i suoi occhi)
e sussurrò:
“tu ed io siamo uguali”.


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SONO COME LA PIOGGIA


Sono come la pioggia
Che bagna i vestiti tuoi
Entra non esita nell’abito da sera
Penetra nella scollatura ampia della schiena
E ti fa rabbrividire un poco
È inutile negarlo mi piace questo gioco.


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VIENI NELLA NOTTE


Ci avvolgeremo in un vortice senza fine
E saremo una cosa sola
come il cielo e il mare
come la notte e le stelle che la popolano
come le nuvole quando le ricoprono
e saremo una cosa sola
e i tuoi dubbi diventeranno le mie certezze
le mie domande, le tue risposte

e noi
uno e tutto
adesso e sempre
e poi ancora oltre
all’infinito.


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VORREI


Il primo fiocco di neve
la frescura mattutina in estate
la brezza collinare
uno scoiattolo sul mio albero

L'impertinente saggezza che si recupera in autunno
le lenzuola pulite
Milano a ferragosto
un letto sfatto

Tremare
un pozzo
emozionarmi ancora & ancora
la notte stellata ma senza la luna

Un gatto nero da accarezzarne il manto
la musica
statale 33
viziarmi di te

 

 
 

 

SEZIONE II


Mauro Garolfi

 

Ma quanto friggono le vene,
al solo pensiero nefasto!
E quanto labili diventano
tutte le distrazioni…

MARCO BLASETTI

 

 


ABULICO


Ti giudicavo un po’ più semplice,
Un po’ più facile da capire,
Ma l’insolenza delle tue parole
Scoloriva nei meandri della tua ignoranza.
Ti guardo, combatto, t’ascolto e riparto,
Converso e dibatto su cosa è meglio per noi,
Ma la tua ignoranza immensa mi sovrasta
E pianta il suo vessillo nero su di me
Su di me.

Indifferente ti guardo
Mentre ti rodi il fegato
Con sommo distacco ti osservo
Mentre ti rendi abulico

Ti giudicavo più sensibile,
Un po’ più aperto di vedute,
Ma i tuoi orizzonti mentali limitanti
Non procedono al di là del tuo lungo naso.
Ti vedo, ti osservo, mi stupisco, poi riprendo,
Per sprecare fiato oggi non ho tempo,
Ma la tua ignoranza immensa mi sovrasta
E pianta il suo vessillo nero su di me
Su di me.

Indifferente ti guardo
Mentre ti rodi il fegato
Con sommo distacco ti osservo
Mentre ti rendi abulico

Abulico
Abulico

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CAMMINANDO PER PARIGI ASSUEFATTO


Rimodello la mie membra al suono
Delle Arpe;
I Beglideali,
La Bell’aria che respiri;

E’ Dalì che ti guarda la notte.

Sublime Fango e Cocaine,
Yves e Toulouse-Lautrec

Passo da te, dolce Marie,
Che mi scruti strano, come fossi
Ubriaco.

Ebbro di luce:
Gli Dei mi stanno inondando, dall’alto.


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FERTILITA’


Il tuo modo di parlare
Trasuda sufficienza
E sottile ipocrisia.
Il tuo volto piatto ed ebete
Mostra l’ignoranza
Della mia realtà.

Non hai un buon rapporto
Con la mia Fertilità,
Sei terreno dove il seme che è gettato
Non germoglierà!

Le tue palpebre socchiuse
Tralasciano illusioni.
E un po’ del mio candore,
Come vasto, immenso mare
Che si estende sulla terra
Un giorno ti ricoprirà.


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MIO


Son bastati pochi giorni per portarmi giù all’oblio,
Son serviti due discorsi per sentirmi ancora mio,
Danzavamo attenti e accorti, ci sfiorammo sulla via
Che deserta è ritornata, ma da ora ci son io.

Non necessito fermezza
Abitudine e ovvietà.
Vuole solo la mia mente
Fresca molteplicità.

Separati e più distanti come non lo fummo mai,
Passeggiando solo penso a tutto quel che ti farei.
Son passati sette giorni per sentirmi ancora un dio
E abbastanza tre parole per baciarmi solo mio!
T’ho rivista tempo dopo, stavi bene, sì, ma anch’io,
Più di quanto tu credessi che io fossi, ma ero mio.
E’ importante, non lo credi? Pensi sia da trascurare
Questo fatto eccezionale di sapersi anche apprezzare?

Non necessito fermezza
Abitudine e ovvietà.
Vuole solo la mia mente
Fresca molteplicità.


--------------


MORBO


Tra le cellule cerebrali
Si affrettano insetti.
Si muovono lenti dapprima, poi
Sempre più rapidi e svelti,
Veloci.

Minano i movimenti,
Deformano percezioni,
Attanagliano i sensi.

E tu mi osservi impaurita e
Sconvolta,
Mi guardi con occhi diversi,
Deformi.


--------------


NEL NIENTE


Simulo bene il disagio,
Strenuo e contorto mi colgo
E mi dolgo:
Dove sei finita?
Ho atteso giorni ed ora no!
E perché?
Se la tua bionda chioma mi seduce è comunque merito mio
E della mia imprudenza e debolezza.
Limpide membra di luce che trascini elegante!
Fatico a resistere,
Eppure ci devo riuscire.
So che starò bene nel non sentire,
E nell’assenza saprò rifiorire,
E nel vuoto saprò costruire,
E nel Niente potrò respirare.
Comprendo che il tempo è passato
Per SEMPRE!

Pensaci: SEMPRE – che parola devastante ed assassina.
Ci presenta l’infinito e ce lo strappa con violenza:
Spazio e tempo in un attimo e nell’eternità.-

Meglio così, meglio non vedersi più:
E’ fondamentale non rendersi lo stomaco cattivo!

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POST MORTEM


Cinghiavvinghiate alle braccia,
fili che tagliano colli,
bagliori che scompaiono e poi…

… più nulla.

Inizialmente la situazione è strana, straniante, straordinariamente astratta e astrusa.
Pare sofferenza, ma non sento nulla, non avverto particolari dolori in parti del corpo precise.
E’ una sorta di altro mondo, che però non ha nulla a che fare con quello di prima.

Dopo poco inizio ad abituarmi a capire
Che non è poi così male, anzi!

Godo nel non sentire,
Preferisco in questo momento
La Non Percezione.


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SUI FIANCHI D’ILARIA


Le lacrime blu che ti scorrono sui fianchi
Sono la percezione di te
E di ciò che rappresenti.

Solo davanti a te posso versare lacrime:
Sei la sola che le merita.


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SUL LETTO


Le labbra capovolte
Nello sguardo verso il cielo.
Testa china all’incontrario
… e scruto l’orizzonte
avviluppandomi su me stesso.
Non mentire.
Ti alletta questa pratica o sbaglio?


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TERAPIE ?


D’improvviso piovono lacrime.
L’asfalto è caldo e pure il mio viso.
Il sorriso dà spazio a cocente ferita
Che taglia ed erode la carne.
In silenzio per qualche minuto ora non so:
E’ possibile star tanto male?
Non esiste un rimedio attendibile,
esiste solo una magra consolazione.

Possibilità di terapie?
Le vane illusioni non sono mie.
Come credevi si potesse ancora far qualcosa, no
Non è reale pensare di poterti riabbracciare.

Pugnalata al cuore dura
Da digerire, ma pure da ingoiare.
Mi sento le vene tremare di rabbia,
Mi sento di nuovo cadere giù.

Ci pensi mai a chi siamo noi?
Le vane illusioni non sono mie.
Come credevi si potesse ancora far qualcosa, no
Non è reale pensare di poterti riabbracciare.

 

 
 

 

 

E la fine
non sarà più la fine
ma l'inizio
perché ad ogni fine
segue un inizio
come una pellicola
che si riavvolge
all'infinito
infiniti dolori
di morte e perdite
Separazioni
di infiniti amori
e nascite infinite
in una concatenazione
che non ha tregua
Cosa fatta capo ha
scrisse il Poeta
ma questa è davvero la fine?


MARCO BLASETTI

 
 

 

 
 

 

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