4 - "IMMAGINI
DELLA FIDUCIA E DELL'ACCETTAZIONE"
(Riflessioni dell'iconografa Paola Zanini)
"Vorrei poter trovare parole importanti, richiamare
desideri nobili per poter spiegare ciò che mi ha portata a scoprire
il mondo delle icone. Un'analisi onesta mi suggerisce invece una motivazione
semplice: la curiosità.
Credo che la curiosità possa essere la sensazione
evidente di intuizioni profonde e di esigenze assopite. Ancora una volta
questa esigenza a me ben nota mi ha condotta verso un nuovo tesoro. Il sostegno
di un'amica mi ha aiutata a cogliere quell'opportunità che agli occhi
di altri era vista come una delle mie tante 'fantasie".
Non so spiegare con un concetto il significato della spiritualità
se non attraverso piccole esperienze di tranquillità senza bisogni.
Il sentirmi in armonia con ciò che la vita mi offre non è
semplice, ma essere un po' più "leggera" è possibile
e l'iconografia può diventarne lo strumento.
Dipingere un'icona non era per me un desiderio inseguito
e per questo è stato un incontro libero da aspettative e motivato
solo dall'interesse per la conoscenza e la scoperta di nuove tecniche, culture
e tradizioni che conoscevo solo attraverso la lettura di scrittori russi
quali Tolstoj, Dostojewski ed altri.
Con mia grande sorpresa sono stata rapita e sono entrata
ad essere protagonista di questo mondo. Io stessa mi sono trovata a "scrivere"
su una tavola di legno gessata con colori e oro, nel rispetto della regola
e dei canoni tradizionali.
Il significato delle immagini va al di là del senso
religioso di appartenenza e dei riti devozionali. La Madre di Dio, figura
in cui, come donna, posso identificarmi, mi parla della fiducia, dell'accettazione,
del non attaccamento. Il Cristo Pantocrator mi parla dell'amore e della
compassione e sento nel suo sacrificio un significato di sacralità.
"Sia fatta la Tua volontà": queste parole mi richiamano
ancora le dimensioni della fiducia e dell'abbandono.
Ho rivisto il tema della sofferenza non in senso punitivo,
espiativo, ma liberatorio, come anche la mia pratica meditativa mi indica.
Un altro concetto fondamentale è la condivisione:
l'icona non si dipinge solo per se stessi. Il pittore di icone non ha niente
in comune con l'artista eccentrico, vanitoso e narcisista. L'icona non è
divisiva, essa deve essere impersonale, le differenze non sono evidenziate,
l'opera non si firma.
Il beneficio che questa passione mi ha portato consiste
soprattutto nel conoscere persone, donne e uomini, con cui stabilire rapporti
importanti, di crescita e di scambio.
In questa particolare esposizione che parla "al femminile"
emerge l'esigenza di portare all'estemo un mondo che già da tempo
si era creato in un ambiente più ristretto. Questo percorso ci ha
dato la possibilità di crescere assieme nella adesione ad un progetto
comune, basato su un confronto rispettoso delle diversità e trovando
in esse nuovi stimoli, nuove idee, nuove emozioni.
Il non 'dover essere" niente di speciale, il non "dover
essere" originali, il misurarsi con umiltà: tutto ciò,
per quanto mi riguarda, è una grande conquista. Mi aiuta in questo
la consapevolezza dei messaggi racchiusi nei canoni fondamentali trasmessi
dai grandi Maestri e pressoché immutati nei secoli: forme, giochi
di ombre e luci a cui far riferimento con amore e rispetto.
Vorrei concludere con un suggerimento: lasciamoci attrarre
dalle icone, avviciniamoci ad esse disarmati di concetti e preconcetti,
con sguardo semplice e aperto. Penso fosse questa l'esperienza originaria".
(Notizie tratte dall'opuscolo "ICONE",
edito dall'Associazione Culturale "Identità e Differenza",
Spinea -Venezia)
5 - LA PARTECIPAZIONE
DI PAOLA ALLA MOSTRA "ICONE"
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