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19-03-2008

Lettera aperta di monsignor Giuseppe Andrich dopo le polemiche in paese che hanno coinvolto anche la diocesi
Il vescovo: «Costalta, vicenda sofferta»
Il presule precisa: «Mai fatto pressioni sul presidente Reolon per non concedere la sala della Provincia»

Alla recente presentazione del libro "Questa diocesi ci ha abbandonato" era stato lamentato il silenzio del Vescovo sui fatti che generano il volume medesimo. Ora mons. Giuseppe Andrich risponde confidando in un dialogo che metta fine all'annosa vicenda che ha seminato attriti tra la comunità di base costaltese e la Curia. E prima di tutto una precisazione: il Vescovo smentisce di aver influenzato la decisione del presidente della Provincia nel dire no all'uso di Sala Affreschi per la presentazione del libro, poi effettuata alla Sala De Luca.

Tra le righe della risposta vescovile s'intuisce l'oggetto del contendere, legato all'uso di locali di proprietà del Comune di S. Pietro di Cadore e concessi in uso gratuito perpetuo alla parrocchia all'atto dell'erezione nel 1942. Il 15 aprile 1998 il vicario generale mons. Pietro Bez confermò l'uso della canonica ad attività di religione e culto, giusta legge 222/85, e il 4 settembre dello stesso anno il parroco don Sergio Tessari concesse la disponibilità dei locali al Comitato turistico. Lì avevano trovato allocazione pure altre attività sociali, come il Gruppo musicale e varie iniziative di carattere culturale e ricreativo. I primi contrasti erano sorti a metà degli anni Novanta all'epoca dell'amministrazione Pradetto Battel. Ad esempio il presidente del Comitato turistico andò sotto inchiesta per presunto furto di corrente elettrica dall'illuminazione pubblica.Secondo il libro succitato, le attività dei due gruppi, compreso il bar aperto un paio di mesi all'anno, sono state viste come non conformi alla destinazione d'uso per i fini della parrocchia. Lo scorso anno scoppiò il caso con incrocio di lettere tra Diocesi e Comune, dimissioni di catechisti e di due terzi del consiglio d'amministrazione parrocchiale, echi accesi sulla stampa locale: i due gruppi in questione denunciarono che si voleva cacciarli dal piano terra della canonica perchè erano malviste le loro attività. Atto finale: il 12 ottobre 2007 avvenne la revoca comunale per i locali occupati dal Comitato turistico e della licenza di somministrazione di bevande alcoliche nel bar succitato.Il disagio di parecchi costaltesi era stato espresso con una lettera al Vescovo già a gennaio 2007. Poi il silenzio da Belluno, le note polemiche, le attestazioni di solidarietà ai gruppi colpiti dal provvedimento, la denuncia per la chiusura di spazi sociali con conseguente impoverimento della comunità. Sereno clima pasquale a parte, c'è davvero ancora spazio per il dialogo?
Dino Bridda


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