Comunità di base di Costalta di Cadore
Pubblicazione edita nel febbraio 2008, a cura di Lucio Eicher Clere.
Si tratta di una raccolta di documenti, lettere e testimonianze sulla vicenda dello sfratto dai locali del piano terra della canonica della parrocchia di sant'Anna di Costalta di Cadore.
Il volume, dopo varie traversie, viene presentato alla stampa il 7 marzo 2008...



Il libretto consta delle seguenti parti:

  • un'ampia introduzione sulla vicenda della "Ceda del Comitato" (pp.3-9), che pubblichiamo integralmente;
  • le lettere al Vescovo e ai suoi curiali di cristiani di Costalta (pp.11-37) (pubblichiamo la prima di tali lettere indirizzata all'amministratore della Curia di Belluno);
  • i documenti dell'accordo tra Curia di Belluno e Comune di San Pietro di Cadore per lo sfratto del "Comitato" e del Gruppo Musicale
    dal piano terra della Canonica di Costalta
    (pp. 39-51);
  • le testimonianze di solidarietà per salvare la libertà di aggregazione giovanile e gli spazi per la cultura a Costalta (pp. 53-74), cioè le lettere spedite in risposta all'appello di Claudio Michelazzi, che pubblichiamo tutte.

Introduzione

Costalta è un paese in pendio sul versante sud-est del Monte Zovo in Comelico. Come tanti altri villaggi della montagna è marginale, vecchio, privo di servizi essenziali. Non c'è un albergo, un ristorante, pochi i negozi che sopravvivono. Negli ultimi anni l'amministrazione comunale di San Pietro di Cadore, di cui Costalta è una frazione, vi ha chiuso l'asilo, le scuole elementari, il centro sportivo. E non perché mancassero i bambini o i giovani, bensì per una assurda sfida di potere, per il gusto del sindaco di affermare tronfio "qui comando io e si fa come ho deciso".
Quei ragazzi e quei giovani, una settantina, a cui si aggiungono in estate altri che soggiornano in paese per le vacanze, avevano trovato il loro centro di aggregazione nel piano terra della canonica e lì si riunivano in libertà per giocare, parlare, servirsi di alimenti e bibite allo spaccio-bar privato per i soci, amoreggiare, crescere insieme nell'età giovanile. Questo centro di aggregazione, che si chiamava "Ceda dal Comitato", era stato aperto ed attrezzato, iniziando dai primi anni Ottanta del secolo scorso, da volontari giovani ed adulti del paese di Costalta, in accordo con i vari parroci che si sono succeduti negli anni e con l'approvazione del vescovo Maffeo Ducoli, che proprio nei piani superiori della stessa canonica trascorreva circa un mese di ferie a cavallo degli anni Ottanta e Novanta. In questa canonica sostò per due volte il papa Giovanni Paolo II, alcuni cardinali, vescovi, monsignori, preti, frati, suore, movimenti religiosi di varia ispirazione. A tutti "La Ceda dal Comitato" appariva come un "normale" oratorio, benché fosse e ci tenesse ad essere uno spazio laico ed aconfessionale. Non così invece appariva ad una parte di paesani retrivi ed invidiosi della spensieratezza giovanile, che fin dall'inizio dell'attività della "Ceda dal Comitato" cominciarono a protestare con parroci, vescovi, sindaci, carabinieri, guardia di finanza, perché venisse chiuso quel centro di confusione, di scandalo negli spazi sacrali della canonica, di disturbo della quiete pubblica, di spaccio di droga e somministrazione di alcolici ai minorenni, di corruzione morale, di sessualità libera. Per oltre un decennio queste maldicenze furono accantonate da parroci saggi, vescovi comprensivi, carabinieri sagaci, che non solo respingevano le accuse, ma esprimevano piena solidarietà ai volontari che dedicavano tempo e denaro al funzionamento della "Ceda dal Comitato".
Alla fine degli anni Novanta, invece, si ebbe una inversione di tendenza. Per iniziativa del-l'allora sindaco Varzi Pradetto Battei si tentò lo sfratto delle attività del Comitato dalla canonica, con la scusa che questo edificio, intestato catastalmente al Comune di San Pietro, doveva servire soltanto per le attività parrocchiali. Il parroco di allora, don Sergio Tessari, si oppose alle ingerenze del potere amministrativo e rispose al sindaco a muso duro, con una lettera nella quale affermava che gli spazi del piano terra della canonica di Costalta erano a disposizione della parrocchia e che lui li affidava a persone di sua fiducia, perché vi si svolgessero le attività di consolidata esperienza ed apprezzati risultati. Dentro a quegli spazi egli confermava anche la presenza del Gruppo musicale di Costalta, che lì aveva la sede dall'anno di inizio dell'attività nel 1983, per prove, incisioni, spettacoli, scuola di musica.
Ma l'amministrazione comunale di San Pietro non si diede per vinta. Con l'avvento del nuovo sindaco, Silvano Pontil Scala, la battaglia contro la Ceda dal Comitato riprese vigore. Però adesso la controparte ecclesiastica non solo non si oppose alle pretese del sindaco, ma ne assecondò le mire.
Complici l'attuale parroco a scavalco, don Maurizio Doriguzzi Bozzo, consigliato e diretto dal vicario foraneo, don Diego Soravia Gnocco, che per non avere rogne e critiche dai suddetti paesani, che non hanno mai fermato le maldicenze contro il centro di aggregazione della gioventù, auspicavano un "ritorno all'ordine ed alla sacralità della canonica di Costalta", la questione della Ceda dal Comitato fu presa in mano direttamente dal vescovo di Belluno, Giuseppe Andrich, e dalla sua Curia.
Nei carteggi tra sindaco e vicari generali, avvenuti nel corso dell'anno 2007, ma soprattutto nei colloqui a voce, Silvano Pontil Scala ottenne il sospirato via libera alla "soluzione finale" per la chiusura del centro di aggregazione della gioventù di Costalta. Con lo "sgombero di persone e cose" entro il 12 dicembre 2007, disposto minacciosamente in una lettera inviata al presidente del Comitato Gianluca Casanova Borea, il sindaco di San Pietro ordinava la consegna della chiavi del piano terra della canonica al parroco di Costalta o alla Curia di Belluno.
Per non incorrere in ulteriori denunce penali (già ne hanno una in corso per furto di corrente elettrica da un palo dell'illuminazione pubblica, per una vicenda assurda e grottesca, dove due volontari che hanno tagliato un filo pericoloso, lasciato penzolare per anni dal palo del Comune, sono stati rinviati a giudizio per sospetto di attacco di un filo per rubare corrente!) i dirigenti del Comitato e del Gruppo musicale di Costalta hanno deciso di andarsene, sgomberando la maggior parte della "cose", di cui avevano dotato la sede delle attività varie che lì si svolgevano.
Per la stragrande maggioranza della gente di Costalta questo provvedimento è stato un sopruso ed un'offesa nei confronti delle persone che contribuivano con la loro inziativa a tenere viva la cultura e la socialità. Che ad eseguirlo sia stato il sindaco di San Pietro non è che una conferma della sua pervicace azione di penalizzazione del paese di Costalta. Ma alla parte più sensibile della comunità parrocchiale di Costalta ciò che ha maggiormente deluso ed indignato è stato il comportamento delle autorità ecclesiastiche. Il disinteresse e la codardia del parroco, l'ipocrisia della Curia di Belluno, che non ha mai comunicato con i responsabili dei due sodalizi da sfrattare dal piano terra della canonica, il silenzio del vescovo, che non ha risposto a nessuna delle numerose lettere inviategli da parrocchiani per chiedere spiegazioni e chiarimenti.
Perché queste lettere non rimangano nei cassetti del vescovado, dentro la logica del "troncare e sopire, sopire e troncare" di manzoniana memoria, riteniamo utile raccoglierle in questo fascicolo e darne pubblica diffusione. Insieme ad esse pubblichiamo anche le testimonianze di solidarietà al Gruppo musicale di Costalta ed all'attività svolta nella Ceda dal Comitato per una trentina d'anni, giunte da molte parti. A conferma dell'insensibilità e dello spirito di casta che caratterizza la gerarchia cattolica bellunese, annotiamo che nessun prete, nessun dirigente ecclesiastico, nessun sinodale, ha espresso il suo disagio o la partecipazione alla sofferenza di tante persone della comunità parrocchiale di Costalta per il comportamento del potere clericale e politico uniti nella repressione di uno spazio di libera aggregazione giovanile.

31 Gennaio 2008,
memoria di don Giovanni Bosco,
ideatore di centri di aggregazione per ragazzi e giovani.

"Questa diocesi ci ha abbandonato"

La chiusura della "Ceda dal Comitato", al piano terra della canonica di Costalta, dove si svolgeva da circa 30 anni la libera iniziativa di aggregazione dei ragazzi e dei giovani del paese e si produceva cultura popolare con musica e teatro, è in sé piccolo e forse insignificante episodio, per chi lo vede da lontano e lo confronta con altre vicende più drammatiche e tragiche,. Ma per chi l'ha vissuta e per chi la vuole leggere come esempio, questa vicenda è paradigmatica del modo di comportarsi della gerarchia ecclesiastica nei confronti delle realtà periferiche; è una parabola chiara di quanto la Chiesa sia distante dalla vita delle persone, fuori dalla sensibilità giovanile, più attenta alle convenienze del potere che alla difesa dei deboli. E una piccola ma significativa dimostrazione di come la casta sacerdotale, contro la quale Gesù Cristo si era battuto rimanendone sconfitto, lavora soprattutto per conservare se stessa ed i propri privilegi di potere, più che non per servire ed amare le persone, in particolare quelle che vivono ai margini, in diocesi di Belluno, come a Roma.

Parole e ipocrisia

"La Chiesa, la parrocchia, i gruppi e movimenti saranno accoglienti verso tutti, con preferenza ai piccoli ed ai deboli, modellando la loro azione su quello che il salvatore continua a dire: «Lasciate che i bambini vengano a me.» (Le 18,16). Questa frase conclude il paragrafo 272 del Libro Sinodale della Diocesi di Belluno-Feltre, il grande parto di tre anni di lavoro della conventicola di fedelissimi al servizio della gerarchia; quello che dovrebbe indirizzare il "lavoro" degli addetti alla conservazione della tradizione religiosa cattolica in questa diocesi; quel libro che il vescovo Giuseppe Andrich apre con queste parole: "La nostra Chiesa sarà profetica, parlerà in nome di Dio e a prò delle persone, se saprà tracciare percorsi di speranza: c'è davvero speranza per tutti..."
A Costalta le parole di questa Chiesa, di questo vescovo risuonano in tutta la loro ipocrisia.
Questa Chiesa e questo vescovo, sul finire dell'anno liturgico 2007, hanno ucciso la speranza dei bambini e dei ragazzi di un paese piccolo e sperduto, ma ancora vitale grazie all'impegno di volontari.
Questa Chiesa e questo vescovo, in accordo col sindaco di San Pietro di Cadore, che aveva già chiuso l'asilo, le scuole elementari ed il centro sportivo, hanno posto la parola fine all'esperienza di libera aggregazione sociale e culturale nel piano terra della canonica di Costalta.
Nel carteggio intercorso tra Curia di Belluno e Municipio di San Pietro di Cadore, durante l'anno 2007, non si è mai tenuto conto che dentro agli spazi oggetto della trattativa vi erano persone, con affetti, gioie, speranze. Con nessuno di loro, i volontari che avevano costruito e organizzato quegli spazi ed i ragazzi e gli adulti che li frequentavano, il vescovo ed i burocrati della Curia hanno mai parlato, hanno mai voluto salire a Costalta, pur se invitati, per vedere cosa si stava svolgendo dentro la "Ceda dal Comitato".
Tra le lettere degli Ordinari e Amministratori curiali al sindaco di San Pietro di Cadore ve n'è anche una a firma dell'allora vicario generale della diocesi, Luigi Canal, già missionario in Brasile, direttore del Centro missionario. Costui, lo scorso anno, si era eretto a "fustigatore" della Giunta del Comune di Belluno a proposito delle panchine divise da un bracciolo al centro, perché non vi si stendano a dormire i barboni. Le apprezzabili parole di condanna per il comportamento degli amministratori di Belluno sono però smentite dal suo comportamento di gerarca, quando deve tutelare il "bene" della proprietà parrocchiale a Costalta ed il buon rapporto con l'autorità amministrativa di San Pietro di Cadore. Che gliene importa a don Luigi Canal se nella "Ceda dal Comitato" si riunivano i ragazzi ed i giovani di una comunità sperduta tra i boschi del Comelico? Mica sono visibili come i barboni di Piazza dei Martiri. Che gliene importa al direttore del Centro missionario se nella "Ceda dal Comitato" si riunivano le badanti per alcune ore di conversazione al caldo? L'importante per lui ed il suo capo gerarchico era "ripristinare l'ordine" nella canonica di Costalta, destinando le sue stanze alle "attività pastorali". Mica può occuparsi un prete cattolico di signore extracomunitarie, magari di religione ortodossa! Nella sua "invettiva" contro l'amministrazione di Belluno l'ex vicario generale Luigi Canal citava le parole di Gesù: "Guai a voi ipocriti". Una delle badanti di Costalta, che utilizzavano la stanza al piano terra della canonica ed ora sono costrette a passeggiare al freddo, gliela rimanda quella frase, come è possibile leggere in una delle lettere pubblicate di seguito, anche questa senza risposta, da lei inviata al prelato ex missionario.

Accordo tra poteri

Nella chiusura della "Ceda dal Comitato" di Costalta la gerarchia ecclesiastica, dal parroco a scavalco, don Maurizio Doriguzzi, ai dirigenti diocesani con a capo il vescovo Andrich, ha avuto la principale responsabilità. Infatti, pur rivendicando nei confronti del Comune di San Pietro il diritto di disporre del "bene" edilizio della casa canonica dalla soffitta al piano terra, tuttavia non ha esitato a concedere soddisfazione al sindaco, a cui della canonica non importava nulla. Quel tale aveva interesse solo per la cacciata del gruppo di "occupanti abusivi", che erano e sono la coscienza viva del paese, la forza di opposizione più dura e tenace contro la sua inattività e malvagità amministrativa. Con questi "occupanti" né il parroco don Maurizio, che si è sempre chiamato fuori, né il vicario foraneo, don Diego Soravia Gnocco, che operava come consigliere dietro le quinte, né la Curia di Belluno, che si era presa in carico la questione per arrivare ad una conclusione legalmente soddisfacente, si sono mai preoccupati di interloquire, di chiedere loro chiarimenti sulle malevoci circolanti in merito alle attività svolte nella "Ceda dal Comitato". Anzi, sia in un incontro in primavera del 2007 con tre membri del Comitato, sia in un altro in autunno con tre parrocchiani, il vescovo Andrich ha sempre ribadito che, da troppo tempo, sentiva lamentele sulla situazione della canonica di Costalta e che era ora di "ripristinare la legalità". Ma qual è "la legalità" secondo il vescovo Andrich e la sua corte gerarchica? Non certo contrastare gli abusi di potere del sindaco di San Pietro, che voleva chiudere un "covo di sedizione"; non certo scendere in tribunale a fianco di due volontari, che avevano tagliato un filo penzolante e pericoloso su richiesta del parroco, ingiustamente denunciati dal maresciallo dei carabinieri per furto di corrente elettrica da un palo della luce del Comune. No, per il parroco di Costalta e la Curia di Belluno "ripristinare la legalità" significava "lasciateci vivere in pace", senza proteste e lamentele di sindaci e cittadini malpensanti.
L'accordo tra potere ecclesiastico e potere amministrativo per la "soluzione finale" della questione "canonica di Costalta" si è realizzato con una tacita delega del vescovo al sindaco per sfrattare "persone e cose" dal piano terra della canonica. Il vescovo Andrich ha voluto evitare la brutta figura di firmare questo sgombero, lasciando al sindaco il ruolo di boia nell'uccisione della speranza dei bambini e dei ragazzi di Costalta.
Molti credenti della parrocchia di Costalta hanno visto in questo gesto una lettura in controluce dell'episodio decisivo del vangelo, dove in seguito all'accordo tra potere sacerdotale e potere politico, si decise la soppressione di un fastidioso profeta di nome Gesù. Il capo dei sacerdoti di allora, Caifa, si mise d'accordo con il capo politico di Gerusalemme di allora, Pilato, per liberarsi dal molesto problema di un agitatore di folle.

Pastori e mercenari

"Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore". (Gv. 10, 11-13)
Nella vicenda della chiusura della "Ceda dal Comitato", molte "pecore" della comunità parrocchiale di Costalta si sono sentite abbandonate da quelli che avrebbero dovuto essere i loro pastori. Che l'amministrazione comunale di San Pietro di Cadore rappresentasse per loro "il lupo" lo avevano sperimentato in altre occasioni: la chiusura dell'asilo e delle scuole elementari; la chiusura del centro sportivo; la chiusura della malga di Londo; e molti altri esempi di ostilità nei confronti del paese di Costalta. Quando, in una analoga situazione, un altro sindaco voleva chiudere gli spazi della "Ceda dal Comitato", i parrocchiani constatarono che il parroco di allora si era opposto, difendendo l'operato dei suoi "collaboratori di fiducia", e ci fu la sensazione che "il buon pastore difende la sue pecore dal lupo". Alla fine dell'anno liturgico 2007 invece, la parte più viva della comunità parrocchiale di Costalta si è sentita tradita ed abbandonata nelle "fauci del lupo". Ecco allora le dimissioni di tutti i catechisti, dei due terzi del consiglio di amministrazione, la sospensione dell'attività della corale parrocchiale, le dimissioni dell'organista, il ritiro dei volontari dalle attività socio-pastorali. A fronte di queste clamorose decisioni, quello che dovrebbe essere "pastore dell'ovile" non ha manifestato alcun contraccolpo. Non ha indetto alcuna riunione, non è andato a casa di qualche "pecorella fuggitiva" per chiarimenti, non ha cercato un approccio di dialogo. L'unica preoccupazione di don Maurizio Doriguzzi Bozzo è stata quella di rattoppare i buchi, cioè trovare catechisti d'accatto, sostituire i dimissionari del consiglio di amministrazione, chiudere le porte della "Ceda dal Comitato", affermare soddisfatto che "a Costalta è tornata la normalità, visto che a Natale la chiesa era piena".
Non c'è da stupirsi che con questo tipo di pastori, a parte i lupi rapaci, ci sia una scomparsa spontanea delle pecore dall'ovile. Come raccontare ai ragazzi ed ai giovani di Costalta che la Chiesa è un luogo di accoglienza e di fraternità? Come raccontare che il vero ed unico "buon pastore" era un profeta che non giudicava nessuno, che amava le prostitute ed i pubblicani, che malediva i benpensanti e gli ipocriti, che accoglieva soprattutto i più piccoli ed indifesi?
La gerarchia ecclesiastica di Belluno negli ultimi anni ha mandato nell'ovile parrocchiale di Costalta tre pastori "ad experimentum" (parole scritte dal vescovo Andrich). Nessuno di questi ha mai degnato di uno sguardo, di un incontro, di una parola di incoraggiamento i volontari che dedicavano tempo, entusiasmo e denaro alla funzionalità del centro di accoglienza di ragazzi e giovani della "Ceda dal Comitato". Ognuno per i propri motivi, questi tre funzionari hanno trascorso il loro tempo di responsabili dell'ovile parrocchiale di Costalta tra gli agi delle canoniche riscaldate e gli appuntamenti liturgici nella chiesa sempre più deserta. Cosa resta di questi "ex-perimenta" del vescovo Andrich a Costalta? Una comunità parrocchiale derubata della fiducia e della speranza. Per questi "pastori" resta comunque la mercenarietà della "congrua" a fine

Una comunità di base che non si rassegna

La parte viva della parrocchia di Costalta, quella che dava il suo tempo, le sue doti, il suo entusiasmo per animare la comunità e che per protesta contro la gerarchia ha sospeso le attività avviate, è figlia delle esperienze di comunità di base maturate negli anni del dopo Concilio. Allora il gruppo giovanile, ma anche alcuni adulti, si trovarono uniti insieme al parroco, don Flavio Del Longo, nella ricerca e nella scoperta della collaborazione tra laici e sacerdote.
Essa si manifestò in una assunzione di responsabilità reciproche, facendosi carico della testimonianza cristiana senza distinzioni gerarchiche. Anzi quel parroco si dimostrò alieno dall'esercizio del potere e propenso invece a condividere la gestione della parrocchia con i giovani amici. Egli dava l'esempio, aprendo la canonica a tutte le attività del paese. Dentro a quelle stanze trovò sede per qualche anno la scuola materna, in attesa del completamento dell'asilo. Iniziò allora l'attenzione verso le persone anziane, per le quali ogni anno (anche nell'ottobre 2007, poco prima dello sfratto) veniva organizzata una giornata di festa con pranzo e musica. Il parroco esercitava l'accoglienza soprattutto verso le persone sole ed emarginate, ospitando anche a dormire chi era in difficoltà e senza un alloggio decoroso. I giovani iniziarono a fare cultura, scrivendo un giornale, promuovendo la ricerca e la valorizzazione della lingua ladina, realizzando spettacoli, partecipando alle attività ricreative e sportive. La liturgia in quegli anni era vissuta come legame diretto con la vita della comunità: la meditazione antecedente alla messa domenicale sulla Parola, la rendeva incarnata nella vita delle persone. I commenti e la preghiera dei fedeli erano frutto di elaborazione dei laici; in alcune occasioni la stessa preghiera eucaristica era stata modellata secondo le esigenze della comunità; sono nate in quegli anni molte canzoni religiose originali, diventate poi patrimonio popolare e cantate ancora adesso. La vitalità di questa esperienza collaborativa fu interrotta con l'arrivo di un nuovo parroco alla fine degli anni Settanta, don Gianpaolo Visentin, che volle ripristinare i ruoli di potere del prete e di sudditanza dei "fedeli". La sua azione, durata un paio d'anni, fu talmente deleteria che la comunità paesana si divise in due fazioni, che ancora oggi mantengono il rancore. Una divisione che va imputata alla improvvida scelta delle gerarchie diocesane di quel tempo, che non si curarono di sostituire don Flavio Del Longo con un sacerdote di analoga sensibilità pastorale. Ma c'è da credere che la scelta cadde su quel sacerdote proprio perché, anche allora, c'era da "ripristinare la legalità e l'ordine" nella parrocchia di Costalta.
A questo proposito va osservato come l'organizzazione clericale ragioni in termini di gestione delle risorse tanto quanto una azienda. I preti più dotati e con più capacità operative vengono destinati nei centri grossi e nelle realtà parrocchiali popolose. Nelle periferie piccole e sperdute si mandano preti con problemi e anziani in quiescenza. Tanto, anche se fanno danni, sono i pochi abitanti di quei paesini a subirli!
Non si è mai visto e sentito, tanto meno nella elaborazione del "pensatoio sinodale", che una comunità piccola e marginale, ma viva e impegnata, sia servita dalla presenza continuativa o saltuaria di un sacerdote dotato, che contribuisca a farla crescere come seme che dà frutto, a prescindere dai numeri e dalle realizzazioni concrete.
Nonostante l'inaridimento della partecipazione alla vita parrocchiale causata dal parroco Visentin, la comunità di base di Costalta continuò la sua presenza attiva e critica e la portò avanti nella prassi e nella testimonianza dei singoli cristiani formatisi negli anni del dopo Concilio. Tutti i sacerdoti che hanno lavorato a Costalta negli ultimi trent'anni hanno potuto avvalersi della collaborazione di queste persone. Una collaborazione mai supina, mai servile, sempre intraprendente e, all'occorrenza, critica, perché consapevole di fare un servizio non al parroco, ma alla comunità.
A queste persone, che formano la comunità di base di Costalta, resta l'improbo compito di resistere allo sfascio dell'individualismo e del distacco dalla pratica religiosa, che sono la logica reazione alla devastazione compiuta nell'ultimo episodio, con l'accordo tra potere clericale e politico.
Prendendo in mano la Bibbia, di fronte alla devastazione fisica della chiusura di spazi di aggregazione sociale e culturale ed alla devastazioni morale di sofferenze inflitte immotivata-
mente a tante persone, verrebbe spontaneo pregare con il salmo 136: "Figlia di Babilonia devastatrice, beato chi ti renderà quanto ci hai fatto. Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sbatterà contro la pietra". (Sai. 136, 8-9)
Potrebbe essere consolatorio leggere il passo del vangelo dove Gesù dice: "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. (Mt. 5, 11). 0 ancora: "Vi cacceranno dalle sinagoghe, e faranno ciò perché non hanno conosciuto né il Padre né me. (Gv. 16, 2-3]
Senza perdere fiducia e speranza, tuttavia, nella piccola comunità di base di Costalta possono risuonare le parole dell'Apocalisse, scritte dall'Angelo alla Chiesa di Efeso: "Così parla colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro: Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza, per cui non puoi sopportare i cattivi. Li hai messi alla prova, quelli che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi. Sei costante ed hai molto sopportato per il mio nome senza stancarti. Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di prima. Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima". (Ap. 1-5)

Lucio Eicher Clere

INIZIO PAGINA

 Lettere al Vescovo e ai suoi curiali di cristiani di Costalta

"Accusati di furto di corrente pubblica"
(Lettera all'amministratore della Curia di Belluno don Mario Cecchin)

Scrivo alla S.V. in qualità di presidente del Gruppo musicale di Costalta, che da 24 anni ha la sua sede al piano terra della Canonica di Costalta, per chiedere la Sua attenzione ed un possibile incontro quassù a Costalta, per mettere a fuoco e analizzare alcuni problemi sorti tra la Parrocchia di Costalta ed il Comune di San Pietro, ma in realtà aventi per oggetto il Gruppo che presiedo ed il Comitato turistico, presieduto da Gianluca Casanova Borea, che negli stessi locali del piano terra esercita attività varie di azione sociale in favore della gente del paese.
Frequento la canonica in maniera attiva dagli anni Settanta del secolo scorso, quando, essendo parroco don Flavio Del Longo, demmo vita ad un gruppo giovanile parrocchiale, che fu attivo fino al 1979 con una serie innumerevole di iniziative religiose, sociali, culturali, sportive, che fecero da quadro di riferimento per il proseguimento delle successive iniziative, svoltesi a partire dai primi anni Ottanta sempre nell'edificio della canonica.
Esso fu costruito nei primi anni Quaranta su terreno di proprietà della Regola, con opera di volontariato da parte dei giovani e degli uomini del paese, che vollero dare una confortevole abitazione al primo parroco, don Modesto Sorio, che vi si stabilì nel 1943, con la fondazione della parrocchia di Costalta. Catastalmente l'edificio risulta intestato al Comune di San Pietro, ma giuridicamente è dato in uso alla Parrocchia per svolgervi le attività inerenti alla vita pastorale della comunità cristiana da oltre un millennio radicata sulle pendici del Monte Zovo.
Io, assieme ad altri amici, dentro agli spazi della canonica ci sentiamo parrocchiani e persone di volontariato, indifferentemente dalla caratterizzazione delle iniziative che vi svolgiamo, perché ci sentiamo protagonisti della vitalità e conservazione di questo bene, che non è solo fisico, ma soprattutto spirituale.
L'episodio clamoroso della intrusione senza preavviso dentro l'area di proprietà della parrocchia, cioè le adiacenze della chiesa parrocchiale di Costalta, del sindaco di San Pietro, due elettricisti dell'Enel, un elettricista del Comune, il tecnico comunale, la vigilessa urbana, e due carabinieri, il maresciallo ed un appuntato della caserma di Santo Stefano, per verificare se ci fosse in atto un furto di corrente elettrica da parte della parrocchia nei confronti del Comune di San Pietro, è l'ultimo di una serie di tentativi di criminalizzazione delle attività che vengono portate avanti negli spazi al piano terra della canonica da parte del Gruppo musicale e del Comitato turistico di Costalta.
Queste due associazioni hanno iniziato la loro attività nei primi anni Ottanta, trovando sede al piano terra della canonica, con il consenso dell'allora parroco don Sergio Tessari.
Il Gruppo musicale di Costalta svolge in una stanza il suo programma di formazione dei coristi e dei musicisti con due giorni di prove settimanali per tutto l'anno ed usa gli spazi per iniziative varie che coinvolgono giovani, bambini e molta gente del paese. Nella sede del Gruppo sono conservate le pubblicazioni uscite in oltre vent'anni di attività ed il consistente patrimonio di strumentazione che si è via via ingrandito e specializzato nel corso degli anni.
Il Comitato turistico di Costalta ha sempre svolto iniziative negli spazi più ampi del piano terra della canonica, cioè il salone e la veranda attigua, diventando punto di riferimento, soprattutto nei mesi estivi, di tutti i ragazzi ed i giovani di Costalta. Dal 1982, data di inizio dell'attività di questo sodalizio, sono state realizzate le seguenti strutture a servizio della comunità di Costalta.
Un Campetto di pallavolo nell'area dell'orto ormai abbandonato da anni, tra la canonica e la chiesa. Attorno ad esso sono state costruite delle tribune in cemento per gli spettatori. È stato dotato di illuminazione per il gioco in notturna. Sono state eseguite opere di consolidamento ed allargamento degli spazi di accesso alla canonica, per consentire una maggiore sicurezza agli utilizzatori di questo mini-spazio sportivo.
Un Campetto di bocce al coperto nell'area della veranda attigua alla sala del piano terra della canonica, che è stato usato per decenni da persone anziane ed anche più giovani, per partite amichevoli e tornei. Questa veranda ha subito negli anni modifiche migliorative, con la costruzione di muri di contenimento e di serramenti, che l'hanno resa agibile anche d'inverno.
Adeguamento degli spazi interni al piano terra della canonica con il ricavo di strutture agibili, al posto delle precedenti cantine con muri a secco, marci e cadenti, quali un ripostiglio, una cucina, uno spazio lavaggio.
Costruzione di un servizio igienico a servizio di tutte le manifestazioni che si svolgono all'esterno ed all'interno della canonica.
Tutti questi lavori, in accordo con il parroco e con il consenso dell'amministrazione comunale di quegli anni, sono stati eseguiti e pagati dal Comitato turistico di Costalta e dal Gruppo musicale.
Credo di non andare lontano dal vero se affermo che in oltre vent'anni di attività questi due sodalizi abbiano speso oltre cento milioni delle vecchie lire per mantenere ed accrescere il patrimonio edilizio della parrocchia di Costalta.
Voglio aggiungere, a questo propostito, che nei dieci anni di presenza estiva del vescovo Maffeo Ducoli nei due piani superiori dello stabile, Comitato e Gruppo musicale hanno ricevuto il suo pieno consenso alle attività promosse ed all'impegno nella realizzazione di opere di ristrutturazione ed abbellimento. Anzi, su richiesta del vescovo, in quegli anni è stato realizzato, con opera e spese a carico dei due Gruppi citati, un secondo bagno nel piano delle camere, dove hanno alloggiato il papa Giovanni Paolo II per due pomeriggi ed alcuni cardinali in soggiorno per alcune settimane. Sempre in quegli anni la canonica è stata tinteggiata all'esterno, con lavoro volontario, e sono stati eseguiti interventi di riparazione sul tetto, che perdeva acqua in alcuni punti.
La questione scoppiata nei giorni scorsi, e che dà spunto a questa lettera di informazione e chiarimento, cioè il sospetto che le attività svolte negli spazi del piano terra della canonica rubassero corrente elettrica, sottraendola da un palo dell'illuminazione pubblica, trae origine da un lavoro eseguito alla fine degli anni Ottanta dall'elettricista del Comune di San Pietro, su ordine dell'amministrazione comunale allora guidata da Tito Cesco Gaspere. Per sostenere l'attività del gioco della pallavolo, ritenuta socialmente utile, il sindaco aveva fatto installare una presa di corrente, collegata all'illuminazione pubblica, dove potessero essere alimentati i fari che illuminavano il Campetto di gioco. Questo sostegno, anche se minimo, alla gestione delle spese di attività del Comitato era indicativo di un apprezzamento dell'amministrazione comunale nei confronti delle associazioni del paese di Costalta. Alla stessa presa si collegavano le luci applicate alle finestre del campanile nel periodo natalizio.
Le cose cambiarono a metà degli anni Novanta, quando ai vertici del Comune di San Pietro fu eletto il sindaco Varzi Pradetto ed una compagine avversaria al gruppo di Tito Cesco Gaspere, a cui appartenevano molti membri del Comitato e Gruppo musicale di Costalta. Una delle prime azioni condotte da questa amministrazione fu l'avvio di una indagine, che portò l'allora presidente del Comitato turistico, Samuele De Bettin, sotto inchiesta, con l'ipotesi di furto di corrente elettrica, proprio a causa della presa collegata all'illuminazione pubblica nei pressi del Campetto di pallavolo. Ovviamente nessuno del Comitato aveva più utilizzato quell'attacco, collegando invece i fari al contatore della sagrestia.
Questi spazi di attività, ben visti dalla maggioranza della gente di Costalta, hanno da sempre subito le critiche di un'altra parte del paese, che vorrebbe chiudere il piano terra della canonica, perché vi si svolgono iniziative non specificamente religiose. In particolare per alcuni, soprattutto i propietari di un bar, è vista come fumo negli occhi la presenza nella sala al piano terra della canonica di un baretto, aperto un paio di mesi all'anno, a servizio delle iniziative e strumento pratico per consentire la presenza quotidiana di una persona a tenere aperti e sorvegliare gli spazi frequentati dai giovani e bambini del paese. Nei vent'anni di apertura di questo baretto sono state almeno cinque le visite di vigili comunali, carabinieri, polizia di Cortina, Guardia di Finanza, per accertare la regolarità delle concessioni e dello svolgimento di questa attività di circolo privato. Tutte visite conclusesi con scuse e parole di apprezzamento da parte dei controllori per le attività ivi organizzate.
Il Comitato turistico di Costalta è in possesso di regolare licenza rilasciata dal Comune di San Pietro nel 1986 e rinnovata nel 1999, per la somministrazione di bevande, gelati, panini. Le accuse rivolte dai maligni e dai fautori della chiusura di questo spazio di aggregazione, l'unico presente in questo paese piccolo e marginale, sono di essere manutengoli della droga, dell'alcol, del libero amore tra i giovani che lo frequentano.
Poter chiudere la "Ceda del Comitato" sarebbe l'auspicio più desiderato di una parte della gente di Costalta, in particolare di quelli che non frequentano la chiesa e non hanno alcun interesse per le attività parrocchiali e sociali.
So che pressioni in questo senso sono state fatte nei confronti del parroco don Sergio Tessali, del precedente don Clorindo De Silvestro e dell'attuale don Maurizio Doriguzzi. Sono a conoscenza delle lamentele e dei chiarimenti inviati dal sindaco Silvano Pontil Scala al vescovo Giuseppe Andrich ed alla stessa S.V. a cui scrivo questa lettera informativa.
Ribadisco che da parte mia e degli amici, una ventina, che contribuiscono a tenere viva la comunità di Costalta, gli spazi della canonica sono una garanzia di impegno e di libertà di movimento. Ma non siamo certo legati ad alcun interesse di tipo materiale. Se, per paura o per fastidio delle continue pressioni, da parte del parroco o della Curia ci fosse la volontà di eliminare i due Gruppi dalla gestione del piano terra della canonica di Costalta, chiedo solo di averne informazione preventiva, per poter decidere, noi subito, di togliere il disturbo.
Ma so con certezza che una scelta di questo genere vorrebbe dire chiudere l'ultima porta di aggregazione sociale di un paese in arretramento numerico e qualitativo. Vorrebbe dire togliere a giovani e ragazzi l'unico spazio di ritrovo e di occupazione del tempo libero in serenità e sicurezza. Vorrebbe dire, anche dal punto di vista religioso, cancellare un elemento di prossimità alla pratica religiosa, ormai quasi del tutto abbandonata dopo la cresima da parte dei ragazzi.
Vorrebbe dire anche umiliare la parrocchia di fronte all'arroganza del potere comunale, che non ha esitato a chiamare i carabinieri dentro alla sagrestia, creando apprensione e scoramento in molta parte della popolazione di Costalta.
Vorrebbe dire, ultimo ma non secondario, lasciare lo stabile della canonica al degrado e alla fatiscenza, che avrebbe subito senza la nostra annuale cura e manutenzione.
Nel ringraziarla per l'attenzione, la invito a salire a Costalta per rendersi conto di persona di quanto ho messo per iscritto e per concordare, ove lo ritenesse, una comune linea di azione per far vivere la canonica di Costalta a servizio del paese.
Allego alla presente una scheda informativa sui lavori svolti nell'anno 2006, e le relative spese, negli spazi al piano terra della canonica di Costalta, ed un elenco delle attività svoltesi nell'anno trascorso, ma esemplificative di quanto si è svolto nei trent'anni precedenti, negli stessi spazi gestiti dal Comitato turistico e dal Gruppo musicale di Costalta.
Cordiali saluti ed auguri di buon anno.

Costalta 1 gennaio 2007

Lucio Eicher Clere,
presidente del Gruppo musicale di Costalta

N.B. Il curiale don Cecchin non è mai salito a Costalta, né, con normale buona educazione, ha risposto alla lettera in tutto l'anno 2007.



 ...seguono le lettere inviate al Vescovo di Belluno, dopo la chiusura della Ceda del Comitato, da parte

  • dei catechisti e del Consiglio di Amministrazione della parrocchia di Costalta
  • di Stefano Casanova Panzon e di ragazzi e giovani che frequentavano la Ceda
  • di Monica De Monte Pangon, impiegata, mamma di due bambini
  • di Patrizia Eicher Clere, insegnante, mamma, ex catechista
  • di Mattia Casanova De Marco, studente universitario
  • di Alessandra De Bettin, sindacalista
  • di Samuele De Bettin, insegnante, direttore della corale parrocchiale
  • di Rachele Eicher Clere, studente universitaria
  • di Carmen Brigida Albu, badante rumena a Costalta
  • di Elena Pomarè, artigiana, mamma di tre bambine
  • di Massimiliano De Villa, ricercatore universitario (la lettera e' stata pubblicata nel sito tra le e-mail inviate a costaltalibera)

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"LA CHIUSURA DELLA CEDA DEL COMITATO"


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