per presentare il libretto "Questa diocesi ci ha abbandonato" dopo la retromarcia della Provincia Dal caso Costalta la battaglia per gli spazi Svaluto Moreolo: «Certe decisioni umiliano le stesse istituzioni, discutiamone a livello provinciale» Il caso Costalta diventa provinciale e cittadino. Le roventi polemiche cadorine sulla chiusura di spazi per la cultura, seguite dalla proposta costruttiva sul problema in generale degli spazi e dalla ricchezza delle potenzialità in Cadore lanciata dall'assessore di Auronzo, Tatiana Pais Becher, approda a Belluno. Il Gruppo musicale di Costalta avrebbe presentato il libretto "Questa diocesi ci ha abbandonato" a Palazzo Piloni, ma il presidente della Provincia ha ritirato la disponibilità per non creare un conflitto istituzionale. Il Gruppo lamenta il fatto di non avere avuto risposte dal vescovo (le lettere sono riportate nel libretto) sul perché della chiusura della sede concordata con il Comune di S. Pietro di Cadore. E questo silenzio è giudicato inaccettabile dalla Comunità di base di Costalta . L'incontro avverrà dunque venerdì prossimo alle 20 nella sala cultura De Luca, a Borgo Pra. Su quel terreno neutro si tornerà a parlare del problmea. Dovrebbe essere l'occasione, nell'intenzione degli organizzatori, di «un dibattito libero sull'abbandono delle realtà marginali in una provincia dalle cento Costalta », che poi protesta con i referendum secessionisti, «punta di iceberg di una latente, diffusa voce di sfiducia verso le istituzioni». Mario Svaluto Moreolo, esponente cattolico del neonato Pd, ex consigliere comunale di Belluno, va suggerendo da tempo l'opportunità di «togliere la crisi dal suo contesto locale e, con la disponibilità e la buona volontà di tutti, di aprire in sede più ampia un dibattito sulla difficoltà della vita in montagna superabile anche e soprattutto percorrendo il terreno della cultura in generale e più in particolare della cultura politica». Sul caso Costalta afferma: «Togliere la disponibilità di una sede, concedere e poi revocare l'utilizzo di sale pubbliche è un esercizio che umilia sì i destinatari, ma umilia anche la funzione e l'autorevolezza dell'istituzione che si rappresenta. Non credo che questa ventata moralizzatrice porti ad esiti salvifici Né per gli uomini né, tanto meno, per le istituzioni. Questa nostra comunità provinciale sta attraversando un momento di trasformazione, di oggettiva difficoltà, ma ha anche tutte le potenzialità per aggredire postivamente il proprio futuro». |
"ACCADE A COSTALTA..." |