12-12-2007
Da tutta la provincia pioggia di messaggi di solidarietà
agli organizzatori di eventi culturali
allontanati dalla canonica di Costalta per decisione del Comune
Sfratto del Comitato turistico,
dilaga la protesta
E Paolo Bampo attacca:
«Credo che una chiesa che discrimini non serva a nessuno
se non a far del male a se stessa»
Dalle manifestazioni di malcontento al tam
tam in internet. E' la protesta su Costalta dilaga. La rabbia
e la delusione per il provvedimento assunto dall'amministrazione
comunale di San Pietro, di concerto con la Curia di Belluno,
di "sfrattare" il Comitato turistico e il Gruppo musicale
si stanno infatti riversando sullo spazio del blog costaltalibera@libero.it.
E all'appello per salvare
Costalta , lanciato dal poliedrico artista Claudio Michelazzi,
stanno rispondendo un po' da tutta la provincia, con testi che
possono simbolicamente essere sintetizzati in quel "tenete
duro" o nell'"assoluto supporto" inviati tra i
primi. Per esempio, l' A.C.S. Catubrium di Lozzo (Zeloz) scrive
che essa «non può che essere vicina apprendendo
dai giornali quello che sta avvenendo» e senza sorpresa.
«Visto che noi, a Lozzo" - continua la mail - da tre
anni chiediamo una stanza, ma la nostra amministrazione non crede
che la cultura reciti un ruolo importante; e vi dirò che
talvolta veniamo persino osteggiati. Se verrà realizzata
una forma di protesta del tipo culturale, saremo in prima fila.
Resistere perché il domani non sia più buio dell'oggi
è la nostra prerogativa assoluta». Una "costaltese",
quasi doc, da Feltre, ringrazia «tutti quelli che in questi
anni si sono impegnati per portare la cultura in quella Costalta
che è sempre stata ricca di "intelligenze" vive
e attive e che ora sembra precipitare, come tutto il resto della
società italiana, nel buio dell'ignoranza, spinta in questo
da un potere che ci preferisce più ignoranti e quindi
sudditi».
Più impegnativo, invece, il testo di Paolo Bampo: «La
religione è una cosa, la chiesa un'altra. La parrocchia
ha ricevuto senza guardare in faccia al donatore. Ora la curia
seleziona con attenzione l'utilizzo dei propri beni non rendendosi
conto che spesso chi dona alla chiesa lo fa per altruismo verso
la propria comunità, non verso una sola parte della propria
comunità. Dal donatore la chiesa è chiamata a gestire
un bene (un euro o un milione di euro) per interesse sociale
e non per il proprio interesse specifico. Non conosco la reale
situazione di Costalta , ma in generale credo che una chiesa
che discrimini non serva proprio a nessuno, se non a far del
male a se stessa».
Partecipa di vero cuore all'iniziativa per salvare la "Ceda
dal Comitato", dove dal 1986 si reca «quasi annualmente
per partecipare alle varie manifestazioni che hanno fatto di
Costalta uno dei paesi più culturalmente fertili dell'intera
provincia di Belluno e della Ladinia», anche Ernesto Majoni
di Cortina che afferma che «sarebbe un vero peccato assistere
a questa ennesima chiusura, che va a danno della comunità
di Costalta , di San Pietro, del Comelico, delle persone che
hanno qualcosa da dire».
Yvonne Toscani |