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2.1. L’islamizzazione dei Turchi dobrugiani

L’islamizzazione della Dobrugia è un soggetto molto controverso, di difficile approccio.[1] Dopo un “periodo d’oro” rappresentato dai validi studi condotti in tutta Europa tra il 1930-1940 (vedi infra) vi è stato un momento abbastanza statico nella ricerca, caratterizzato anche da pessime e fuorvianti traduzioni di monografia già esse stesse improntate da esasperato nazionalismo.[2] L’argomento, per fortuna, sta interessando di nuovo sia gli studiosi rumeni che quelli occidentali.[3]

La storia dell’arrivo dei seguaci di Sari Saltuk della Dobrugia e dello stanziamento in questo territorio, per la prima volta, di una compagine turca proveniente dal sud, quella dei Selgiuchidi , ha le sue origini in Anatolia a seguito dell’invasione mongola.

Hülagü Khan (figlio di Tolui ), resosi conto dell'impossibilità di poter arginare l'anarchia generata in Anatolia in seguito alla sua vittoria sul selgiuchide Keyhusrev II (1236-1246), pose sul trono il figlio del defunto sultano, Izzeddin Keykâvus II (1238-1278), nella speranza di calmare le tribù turcomanne. Ma le continue scorribande dei Turcomanni rendevano impossibile l'opera di controllo da parte di questa amministrazione. Si formavano governi autonomi in molte regioni e, quando Izzeddin, di madre greca e cristiana (Berdüliye ), arruolò a capo di alcuni suoi mercenari Michele VIII Paleologo , suo fratello Rükneddin Kiliç Arslan IV (il quale anch’esso sembra sia stato di madre cristiana)[4] ne approfittò per accusarlo di eccessiva benevolenza verso i cristiani stessi. In effetti la presenza dei cristiani in alte cariche statali (almeno quelli della sua famiglia) durante il regno di Izzeddin era considerevole: due zii da parte di madre del Sultano, Kir Khaya e Kir Khedid , divennero comandanti d’armata.[5]

Quando questa questione venne sottoposta ai Mongoli per trovare una soluzione, Mongke Khan (1251-1259) propose che i due fratelli governassero insieme. Izzeddin non fu soddisfatto di questa decisione e tentò di tramare con il sultano mamelucco contro i Mongoli, ma fu scoperto e costretto a fuggire a Costantinopoli e si mise sotto la protezione del suo vecchio amico, l’oramai imperatore Michele, lo stesso suo protetto di anni prima.[6]

Il sultano fuggiasco invitò altri gruppi di Turchi anatolici a stabilirsi nel territorio che il Basileus gli aveva donato: la Dobrugia . Passarono così da Üsküdar (Scutari d’Asia) 30 o 40 oba (corrispondente a cem…‘at termine che alcuni autori traducono come clans).[7] Con loro arrivò in Dobrugia anche un personaggio confuso tra storia e leggenda, il mistico Sari Saltuk , il quale viene considerato colui che islamizzò le popolazioni di Dobrugia e divenne, come gli altri Turcomanni giunti insieme con lui, mercenario di Bisanzio . Intanto Izzeddin, approfittando dell’aumento di forza apportata dai nuovi arrivati, pensò di tramare contro il Basileus. L'Imperatore, scoperto il tradimento, si vendicò dei cospiratori selgiuchidi facendo accecare il capo Ali Bahadur ed uccidere un'altro, Ogurlu Beg , e fece rinchiudere Izzeddin in una fortezza dalla quale venne liberato intorno al 1265 dai Tatari di Berke , khan dell’Orda d'oro (Alt¬n Ordu), tra l’altro imparentato con Izzeddin.[8]

Dopo qualche tempo, Ma'sud , figlio di Izzeddin, chiese al Khan di ritornare nei territori paterni, in Rumelia . Il Khan approvò la richiesta ed inviò, insieme a Ma'sud anche Sari Saltuk (M. 1300 ca.).[9]

Una lunga serie di avvenimenti contribuirono ad aumentare la nomea di "santo" di Sari Saltuk .[10] Mustafa Ali Mehmet [11] lo considera un vero e proprio missionario della fede musulmana e tutti gli autori da me consultati sono concordi nel collegare alla presenza di questo santo l'inizio dell'islamizzazione sunnita della Dobrugia . Del resto la fondazione della città dobrugiana di Baba-Saltuk (che alcuni autori considerano essere la Babadag di oggi)[12] da parte dei coloni turcomanni può essere giustamente considerata come il punto di partenza per l’islamizzazione del sud-est europeo. Importante è notare che il ciclo delle leggende popolari su Sari Saltuk, collezionate del principe esule Cem Sultan (noto in occidente come Zizim, 1458-95) con il nome di Sâltuk-name (Libro di Saltuk) presenta questo santo in una versione anti-anatolica (contro il potere centrale ottomano) e ripropongono l’epopea dei gazi .[13]

Grazie anche alla protezione del potente emir Nogay , le città dobrugiane poterono prosperare.[14] Costui stabilì la propria sovranità sui signori cumani di queste terre intorno al 1282/681 e uno dei centri urbani da lui amministrati fu la città di Isaccea ,[15] luogo dal quale, si racconta, Sari Saltuk predicava attivamente la gaza contro i non-credenti. Un dato di fatto attestato è invece che in questa città dal 1285 si iniziò ad emettere monete del nuovo sovrano mangit.[16]

Anche nelle tradizioni popolari di alcune comunità albanesi Sari Saltuk sarebbe stato colui che gli avrebbe islamizzati durante il suo peregrinare in Tracia e Macedonia .[17] La città che venne fondata intorno al suo sepolcro, Baba-Saltuk (attuale Babadag ), divenne un luogo molto importante per l’Islam rumeliano .[18] Nel 1332, il noto viaggiatore Ibn Battutah , che soggiornò nella città, la definì “la città dove vivono i Turchi ”,[19] ovvero attesta la presenza di una popolazione turca e non tatara. Questo luogo era ben collegato via terra anche con Saray e distava ben 18 giorni di viaggio a cavallo dai possedimenti greci. Prima di incontrare dei villaggi abitati bisognava traversare per giorni la steppa.[20] Il sultano Bâyazid II fece costruire, nel 1484 durante una sua sosta nella città, un mausoleo,[21] donando allo stesso delle rendite da vak¬f. Per centinaia di anni la città di Babadag servì da quartier generale per le spedizioni di ak¬nc¬ , di gazi . Attualmente questo mausoleo avrebbe bisogno di un consistente restauro.[22]

La Dobrugia fu donata ai Turcomanni molto probabilmente perché era considerata terra di nessuno tra l'impero bizantino e il Kh…nato,[23] in un effimero riproporsi di quella tecnica dell’insediamento di nomadi federati come tampone contro eventuali altri nomadi. La comunità turco-selgiuchide che colonizzò la Dobrugia diede anche un forte impulso all'islamizzazione del De@t-i K¬pçak , diffondendo l’Islam nei territori della steppa cumana. Interessante è notare come una parte di questi selgiuchidi decise di ritornare in Anatolia dopo la morte di Nogay .[24] Bisogna però sottolineare che, secondo Jean Richard , l’adesione completa dei Tatari dell’Orda d’oro all’Islam non avvenne che durante il periodo di Özbeg Kh…n (1312-1340) e in modo non indolore.[25]

Nogay fu uno dei personaggi più rappresentativi dell’area dobrugiana durante la seconda metà del XIII secolo.[26] Apparteneva alla tribù mongola Mang¬t [27], la quale alla fine del XV secolo comincerà ad apparire nelle fonti russe come Nogay, pressoché interamente turchizzata e che giocherà un ruolo primario nel popolamento della Dobrugia e del Bucak .[28] Il potere di Nogay nell’area fu tale che Michele VIII Paleologo gli concesse in moglie la sua prima figlia, Eufrosina.

Nell’autunno 1299/698 Nogay venne soppresso da Tokhtu , kh…n dell’Orda d’oro . Le sue genti vennero sterminate e in gran massa ridotte in schiavitù e vendute in Egitto .[29] Sui suoi domini dobrugiani fu rimpiazzato dal gengiskhanide Tukal Bogha figlio di Tokhtu. Il figlio di Nogay, Çeke , si insediò pretestualmente a Tîrnovo (il che fa supporre che la famiglia Nogay contasse ancora molti partigiani) per aiutare suo cognato Sviatoslav e per un breve periodo governò parte della Bulgaria .[30] Naturalmente questa azione non piacque a Tokhtu Kh…n il quale sembra che ebbe molta influenza nell’incoraggiare la rivolta che portò alla morte il nogay per mano di Sviatoslav nel 1300/699, che prese il suo posto.

Intanto la popolazione di varia origine, che abitava nella Cumania occidentale e nei territori danubiani, lentamente cominciava ad emanciparsi dal dominio mongolo.[31]

Un signore danubiano dal nome turco, Balicas (è stato ipotizzato che questo nome fosse la latinizzazione del turco Bal¬k, “Pesce”) di Cavarna ,[32] inviò uno dei suoi generali, Dubroti¤ , a sostegno dell'imperatrice Anna di Savoia contro l'altro pretendente al trono di Bisanzio , Giovanni Cantacuzeno .[33] Dubroti¤ fece carriera alla corte imperiale e per i suoi meriti militari,[34] ricevette i titoli di Despota dell’impero, Sovrano del litorale occidentale del Mar Nero (da Mesambria sino al delta del Danubio ) e del territorio precedentemente appartenuto a Balicas.[35] In seguito iniziò ad allargare i suoi possedimenti grazie anche a una accurata politica relazionale e al suo matrimonio con la figlia del granduca Alessio Apocanses . Alleatosi con i Veneziani , concorrenti commerciali dei Genovesi ,[36] divenne anch’egli nemico di questi ultimi[37]. Avvenimenti diversi portarono Dubroti¤ a scontrarsi più volte contro gli Ottomani ed a inoltrarsi nella guerra contro Giovanni Paleologo .[38] Dopo la sua morte, avvenuta nel 1386, la terra da lui dominata venne chiamata con il nome che ancora oggi porta. Wittek [39] spiega che:

 

“Dobruja- éli is one of the numerous designations of countries formed by a name + “éli, the possessive suffix indicating that the country is regarded as belonging (or have belonged) to the person or people named in the first element; thus it means “Land of Dobruja (Dubrotitsa), as Chalkokondylas, II, p. 98, I, 15”.

 

Secondo altre opinioni, invece, il nome Dobrugia sarebbe derivato dallo slavo “dobritze”, nome che in alcune regioni della Bulgaria e della Serbia ha il senso di “terreno pietroso”.[40]

Negli atti ufficiali ottomani comunque il toponimo Dobrugia (t. Dobruca) sembra apparire, secondo delle ricerche recenti, abbastanza tardi.[41] E’ infatti da riferirsi ad un documento (hüküm) del 27 marzo 1552 (gurre-i Rebi-ül-ahir 959) relativo ai Dobruca Tatarlar¬.[42]


Alcuni segni diacritici particolari sono stati semplificati. Sono state inoltre elise le note, che si possono trovare integralmente nella versione cartacea.