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Sopra e sotto
(leggi l'antefatto  Fuori)

La vecchia Luisa del piano di sopra guardava il suo Emanuele uscito di testa che di sotto scavava, e intanto, sorridendo, annegava il geranio.
"Chiedetelo a me - pensava - il perché e il percome".
C'era quell'orologio sopra la credenza che scandiva i secondi con scatti secchi. C'era, sopra il tavolo, la bolletta dell'acqua da pagare entro il 15; sopra il frigo un cestino con aghi e fili e un calzino. Blu. Di Emanuele.
Sopra l'armadio in camera c'era una scatola da scarpe. La vecchia Luisa salì sopra una sedia e se la tirò vicino con un attaccapanni. Sopra la scatola c'era la polvere, sopra la polvere mise le sue impronte, poi soffiò via tutto ma il soffio le venne male perché a metà sorrise di nuovo.
"Dovresti farmi una buca - disse.
Emanuele, ingobbito, girò la testa e la guardò di sotto in su con gli occhi strizzati. Serissimo.
"Grande come?"
Gli mostrò la scatola, e sorrideva. Lui strinse un attimo le labbra e assentì.
"Va bene qua?"
"Ma dopo piantaci sopra qualcosa, eh?"
Emanuele fece sì con la testa mentre già prendeva a scavare, un po' più in là.

Il pigro Simone del piano di sotto li guardava, quei due, appoggiato alla ringhiera dove penzolava l'asciugamano della piscina. Da quando sua madre era in montagna, sotto il letto c'era una quantità di bioccoli; li aveva visti cercando le ciabatte. Sotto l'acquaio c'era odore di frutta marcia, l'aveva sentito gettando nel secchio i fondi del caffè. E sotto il balcone quei due, vecchi e fuori di testa, che sotterravano una scatola di cartone.
"Le donne sono tutte troie - gli aveva detto Antonio sotto casa prima di rimettere in moto. Era così che lo salutava quando tornavano a notte fonda dall'ultimo pub.
Ma Simone lo sapeva già anche senza bisogno di sentirselo insegnare tutte le sere da un mezzo tossico come Antonio, lo sapeva già fin da quella volta in ascensore con la prof di diritto, che ogni volta si rigirava nel letto e sudava nel sognarsela ancora.
Mentre guardava quei due di sotto, gli venne improvvisamente voglia di chiamare la Betty. Sopra il telefono c'era una maglietta buttata là. La fece volare sopra il letto poi si lasciò andare sulla poltrona e intanto che aspettava la sua voce pensava che la Betty no, non era una troia. Era la sua ragazza, la Betty, e oggi l'avrebbe portata in centro.
A comprare un cd.


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