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Emanuele uscì di testa una mattina feriale sul presto e non rientrò
più.
Uscì di testa in un quanto di tempo definitivo incastrato tra il mettersi
seduto sul bordo del letto e l'appoggiare i piedi sul pavimento, lo stesso
quanto in cui la vecchia Luisa del piano di sopra dava da bere al geranio sul
davanzale di cucina e il pigro Simone del piano di sotto si rigirava in un ultimo
sogno sudato.
Quando Emanuele alle 7 di martedì accese nello specchio l'immagine
di un viso che non era il suo, era già uscito da quella testa, e sua moglie
che lo trovò lì in piedi impazzito e sereno gli lavò i denti
e gli sgrovigliò i capelli con le dita, poi lo fece sedere sul terrazzino
e gli mise in grembo un piattino con pane e marmellata di more.
I figli di Emanuele fecero due conti davanti al caffè, allo stereo, alla
parabola e al mutuo della casa, quindi decisero di uscire anche loro, per cercarsi
un lavoro qualsiasi e non pensarci più.
Emanuele scese in cortile, scalzò le stinte sassifraghe condominiali e
al loro posto piantò pomodori, più rossi e profumati. Quelli che
passavano sul vialetto con le sporte della spesa e la bicicletta a mano pensarono
che era un'assurdità molto più utile di quella di prima, ma
c'era una vanga soltanto e nessuno si offrì di aiutare. Lui mangiava
pane e formaggio dai piattini di sua moglie, spartendo con le formiche, e beveva
dal rubinetto della pompa per lavare le macchine, e intanto quello che aveva al
posto della testa-uscita-da-sé allineava aiole di basilico salvia rosmarino
e erba rosa con in mezzo i sentieri per le umide lumache.
Il dottore passò a vederlo una domenica da oltre la cancellata, scendendo
due minuti dall'auto con dietro il gommone a rimorchio, e dopo aver contato
i sacchi di terriccio e concime ammucchiati in mezzo alla ghiaia divelta stabilì
che il paziente non avrebbe dato noie per un po', almeno il tempo di farsi
le ferie, e partì per il mare con i Nomadi in sottofondo.
Il parroco venne, più avanti, a ritirare con la giardinetta il trapano,
la scacchiera e la macchina per scrivere e li portò alla pesca di beneficenza
del santo patrono; le cravatte e la stilografica le mise via per Natale, da dare
ai poveri.
L'amministratore del condominio accanto aspetta che Emanuele si decida,
se e quando avrà finito, ad andare a sistemare anche il suo, di cortile,
che gli è venuta voglia di vederci qualche albero da frutto.
Che fiorisca a primavera.
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