Paolo Zitti

Correva l’anno 1996, avevo sentito dire che si era formato un secondo Coro nell’ambito dell’ Associazione Nazionale Alpini. Pensai di andarlo a sentire durante le prove in viale Giulio Cesare.

Trovai uno strano ambiente umano, molta allegria, direi allegramente squilibrato.

Io, amante assiduo della montagna e dei suoi canti, avevo già cantato in un altro coro prestigioso, ma la mia pazzia congenita malamente si era adattata all’ordine e alla disciplina colà regnante, per cui “ me ne ero allontanato”.

Questo nuovo coro, il “Coro Malga Roma”, mi sembrò subito sufficientemente “pazzo” da sopportarmi. Ebbene, fui accettato.

Da allora, dando sfogo liberamente alla mia indole, direi simpaticamente (simpaticamente lo dice lui n.d.r.) “rompigliona”, faccio parte del “Coro Malga Roma” e la cosa, devo dire, mi piace moltissimo.

Devo ammetterlo, mi piace veder soffrire i miei amici coristi, a cui peraltro voglio veramente bene, quando mi diletto a fare “la prima donna”.

 

 

 

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