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La
combriccola scossa
Erano
passati quasi due mesi, due mesi da dimenticare ma erano passati.
Li aveva trascorsi su un banco rialzato di una classe. Era schivo,
quasi antipatico. Non parlava mai e quando lo faceva non sapeva
cosa dire. Si chiedeva da che parte fossero arrivati tutti quei
problemi di comunicazione, ma erano arrivati e avrebbe dovuto
conviverci, almeno fino al momento in cui non fosse riuscito
a superarli. La guardava sempre come se fosse l'unica cosa che
attraesse la sua attenzione e forse lo era. Lui si chiamava
Folco, Folco Fendero, lei Carola. I professori parlavano, i
compagni parlavano, lei parlava, forse anche troppo, lui no.
Si, si era accorta del suo sguardo, se ne crogiolava felice.
Si sentiva avvolta da attenzione, cosa può esserci di
più bello per una donna. E dopo il silenzio di due mesi
lui le parlò e fu bellissimo:
"Ciao Carola, ti andrebbe di venire con me nel cesso a
fottere".
Le parlò tranquillamente, come se la conoscesse da sempre,
davanti a tutti i compagni.
Ci furono dieci secondi di silenzio assoluto, come se dovesse
scoppiare qualcosa.
Allora Folco ribadì:
"Fottere?!".
Carola rispose:
"Ma tu sei completamente scemo, come ti permetti di parlarmi
così figlio di puttana".
"Che permalosa che sei non ti ho mica chiesto di darmi
un bacio, volevo solo fottere. Va bene ho capito, fai come se
non ti avessi detto niente".
Un compagno intervenne nel discorso con irruenza:
"ma tu sei pazzo, ti rendi conto di che cazzo hai detto,
adesso capisco perché stai sempre zitto, perché
quando parli dici cazzate, e adesso vai fuori dai coglioni se
non vuoi anche prenderle!!".
Folco replicò:
"Fottere! Cristo fottere! Cazzo fottere! Andate in culo
figli di puttana, che cazzo volete, non stavo mica parlando
con voi, l'ho chiesto a lei porca puttana!".
Poi si rese conto di quello che aveva detto allora cercò
di ridimensionare la situazione:
"Scusate cazzo, non so cosa mi è preso, devo chiederti
scusa Carola ma non sapevo come parlarti così ho scelto
subito il modo sbagliato tanto peggio di così non sarebbe
potuto andare".
Lei rispose:
"Va bene ma ti rendi conto di cosa mi hai detto??".
"Si, si, hai ragione ti chiedo scusa ancora e chiedo scusa
anche a tutti voi".
Folco girò sui tacchi e rientrò nella classe lasciandosi
la scossa combriccola alle spalle.
Almeno era stato un intervallo diverso dal solito.
colombo
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