Ultimo giro

- Se proprio dobbiamo starci tutti quanti nella mia macchina almeno fate entrare un po' d'aria. Non si respira -
Secondo loro non c'erano problemi e così i finestrini rimasero chiusi.
- Come non detto. Vi andrebbe allora di fermarvi un attimo per una boccata d'aria? -
Avevano la bocca cucita. Avrei dovuto ricordargli che erano stati loro a obbligarmi a salire sulla mia macchina e partire. Rinunciai. Dovevano avere un piano da rispettare . Niente strappi alla regola, erano dei professionisti. In fondo li capivo, nemmeno a me piaceva che qualcuno si intromettesse nel mio lavoro. Se mi avessero lasciato guidare avrei ammazzato un po' di tempo. Non ero il tipo da buttarmi fuori strada . Mi piaceva però che lo pensassero. Ce li avevo a portata di nuca, ma sentivo che mi mancavano le forze. Non è da me colpire qualcuno alla nuca. Lo avevo capito. Non avevo le palle. Mia moglie era arrivata a questa conclusione un bel po' prima di me. Allora perché non provare con dei pizzicotti. Ero un maestro in fatto di pizzicotti. La mia idea di violenza faceva ridere i polli.
Quello alla guida sembrava il più abbordabile. Non doveva essere uno di loro. Era senza dubbio un onesto cittadino. Lui non sarebbe mai passato col rosso se quello di fianco non lo avesse costretto. Quello di fianco doveva essere il capo. Ben piantato e cattivo al punto giusto. Era l'unico ad avere una pistola. La classica persona cui conviene ubbidire. Aveva l'aria di uno che le vacanze non se le gode perché ama troppo il suo lavoro. Era uno solido. Inutile starci a parlare. Parlavamo due lingue diverse. Guerra e Pace! Prese anche a fumare. Ma come, io a lamentarmi che non c'è aria e quello come niente si accende una sigaretta. Da non crederci. Mi disse di fare silenzio. Non avrebbe voluto sporcare il parabrezza con il mio cervello. Seguii il suo suggerimento.
Io stavo dietro tra due tizi a cui la palestra doveva aver fatto del bene . Avevano l'aria di quelli che ne avevano prese un sacco da piccoli. Tanto che alla fine si erano decisi a iscriversi a una palestra. Io avevo avuto lo stesso loro problema. Un rimedio contro le botte. Sganciare qualche verdone. I mie erano benestanti. Almeno così sembra, altrimenti non si spiega perché i bulli venivano sempre da me.
La città l'abbiamo lasciata da un pezzo. Niente male come tabella di marcia. La mia macchina andava che era una meraviglia. Il mio meccanico di fiducia aveva fatto miracoli. Era riuscito a risvegliare quel catorcio. C'era solo da sperare in un attraversamento di cinghiali o qualunque altra cosa che fermasse la nostra corsa.
Da un po' si è fatta viva anche una vespa. Lo sapevo. Mi ha preso di mira. Si sta facendo una passeggiata sulla mia gamba. Mi chiedo da dove sia entrata. Siamo sotto vuoto da diverse ore e poi qui nessuno sta mangiando un pollo allo spiedo.
Devo dire che questi quattro non sono certo dei compagnoni. Nessuno spiccica una parola. Staranno pensando a mogli e bambini. Voglio sperarlo. Chiedo al tizio palestrato alla mia sinistra se gli andrebbe di cambiare posto.
- Da piccolo io viaggiavo sempre dalla parte del finestrino. Un buon modo per ingannare il tempo -
A quanto pare a Mastrolindo la cosa non gli fa una grinza. Mi dice di starmene lì e di non fiatare. Crede che uno come me sia capace di uscire dalla portiera di una macchina lanciata a piena velocità. Inizio a dubitare della sua intelligenza. Siamo da così tanto tempo nella stessa barca e non ci siamo ancora presentati. E io che pensavo potessimo diventare amici! Mi sa tanto che finita questa storia non si uscirà mai assieme a berci una birretta.
-Fate come volete!-
Questa vespa inizia a darmi sui nervi. Nemmeno mia moglie conosce tanto bene il mio corpo quanto questo insetto. Si sta facendo un bel giro su di me. La cosa inizia a piacermi. Sta a vedere che se faccio il pervertito mi sbattono giù dalla macchina. Li facevo meno tolleranti. Di accendere un po' la radio non se ne parla.
- Un aggiornamento sul traffico è sempre utile . Se poi finisce che restiamo in coda non date la colpa a me -
Il tizio solido sembra aver accusato qualche pulce nell'orecchio. Ci siamo. Quattro uomini in viaggio riscoprono il piacere della musica e dei notiziari sul traffico. Io che sarei il quinto uomo rimpiango il silenzio di prima. Il loro gusto musicale è stantio e orrendo come l'odore dell'aria nella macchina. Musica viziata! La mia era solo una proposta. Non credevo me la passassero. Probabilmente avevano capito che ero un tipo pericoloso e volevano tenermi tranquillo. Fingo interesse e chiedo di quale stazione radio si tratta. Voglio farmeli amici. Loro come al solito non rispondono. Sono dei bambinoni. Cattive notizie sul traffico, non ce ne sono. Niente incolonnamenti, rallentamenti e lavori in corso. Non è nemmeno la stagione dei cinghiali. Abbiamo la strada spianata.
Eravamo fermi come l'aria da parecchio tempo. Se mai fossi uscito da questa macchina ci sarebbe voluto della riabilitazione, con tanto di dottore. La strada sotto i miei piedi è liscia come il burro senza tombini. Quando passiamo davanti a una discarica il capo dice che qui non va bene. Io confermo. Inizio a farmela sotto. Ho il singhiozzo. Mi viene sempre quando ho paura. Mastrolindo si offre di darmi una pacca sulla schiena. Io gli dico di andarci piano. Lui mantiene la promessa. Cerco un aggancio. Gli dico che se vuole io e lui possiamo scappare e dividerci il bottino. Lui mi dice che non c'è nessun bottino. Mi ritorna il singhiozzo. O sono così crudeli da uccidermi gratuitamente o qualcuno gli ha chiesto solo di farmi un po' di paura. Sono fuori strada.
- Ragazzi adesso devo proprio lasciarvi, me l' ero scordato. Ho un appuntamento con il mio dentista. E' per via della carie. Non vorrete che me li rovini questi denti. Io ci lavoro coi denti-
- Ma se sei solo un assicuratore! - minimizzò Mastrolindo.
- E poi devo vedermi con il mio avvocato. Io e mia moglie abbiamo deciso di divorziare. Lo so, non ve lo aspettavate. Che ci volete fare! ..Come avete disdetto i miei appuntamenti. Ma l'avete vista la mia agenda di questo mese. Non ho un giorno libero. Così mi mettete nei casini. Come non detto -
Dirgli che la musica inizia a piacermi non servirà a niente. Loro non fanno caso a quel tipo di cose. Se devono uccidere uccidono e basta. Non me lo vedo Mastrolindo che strangola un tizio solo per il fatto che non vota come lui.
L'aria pesante alla lunga mi salverà. Sono il solo a crederlo dopo che, come niente fosse, abbiamo forzato un posto di blocco della polizia.
- La macchina è la mia - ma dico che - non ci sono problemi . Per i danni alla carrozzeria ci penserò io-
Mi dicono di non fare i capricci. Mando giù anche questa. Ho la vista appannata. E' quello che mi capita quando penso ai miei debiti finanziari. Mia moglie ha la vista sana. Lei non se lo immagina di essere sul lastrico.
L'onesto cittadino al volante non ha aperto bocca dall'inizio. O la cosa inizia a piacergli o se la fa sotto più di me. Fuori, il cielo è stellato e la gente si chiude nei Mc Donalds' . La poesia non serve. Per carità, per essere dei gangster è gente ben educata. Non si sono mai fatti scappare un mezzo rutto. Mi hanno offerto anche delle patatine. Io sto alle loro regole caso mai alla fine venisse premiato il più educato del gruppo. Non si sa mai. Io una mezza idea non me la sono ancora fatta. La sensazione però è che prima o poi inizieranno a trattarmi male.
Ho le gambe incollate al sedile e mi prude il ginocchio. Sono ancora vivo. La cosa non mi dispiace. Se volevano che ci tenessi alla mia vita, beh allora ce l 'hanno fatta. E adesso possono farmi scendere. Non se ne parla. Lo ammetto, qualche giorno fa ci avevo pensato. Al suicidio. Non è roba che fa al mio caso. Ci tengo al mio corpo. A casa conservo ancora in un barattolo i miei denti da latte.
Non mi meraviglia che non si siano fermati per soccorrere quella donna che si sta sbracciando. Se al suo posto avessimo bucato noi le cose sarebbero andate diversamente. La fortuna aiuta gli audaci. La fortuna aiuta le donne.
- Ehi ragazzi l'avete vista quella. Non era niente male. Non è che siamo in ritardo per qualcosa e non me lo volete dire. Io mi sarei fermato. Fate un po' come vi pare -
Niente di niente. Viaggiavamo su onde di lunghezza differenti. Tanto valeva spassarsela con un altro genere di mammiferi. C'era gente che andava d'accordo coi delfini. Si poteva anche provare. Stavo fantasticando sui delfini quando imboccammo una strada sterrata.
- Ci siamo! - aveva detto il capo. Me la stavo facendo sotto.
- Finalmente si esce dalla macchina - dissi io ottimista. Mi sistemai i capelli e dallo specchietto retrovisore notai un po' di barba sul viso. Fui l'unico a specchiarmi. Mi avrebbero ucciso per la mia vanità? Loro non mostravano segni di stanchezza. Erano dei duri. Quando proposi di scambiarci il numero di telefono dissero che il mio già lo conoscevano. Mi volevano bene. Quando la macchina si era fermata mi ero accorto che eravamo finiti in un drive in. Che pensiero gentile, un bel film prima di farmi fuori. Almeno un ultimo film dura più di una ultima sigaretta. Probabilmente loro non sopportavano l'idea di farmi cessare di vivere. Un atto di vero romanticismo. Bastava dirlo. Eravamo in ritardo per il film, i titoli di coda sullo schermo ci intristirono.
- Se volete ragazzi conosco un altro posto?-
Questa volta il capo mi puntò la pistola alla fronte. Doveva tenerci molto a quel film. Era un tipo determinato. Ci guardammo negli occhi. Entrambi eravamo alla deriva e ce lo leggiamo a vicenda.
- Risali in macchina - mi ordina lui.
- Non vuoi che sporchi la mia macchina. Io ho cervello da vendere - replicai,vergognandomi di quella mia uscita. Iniziavo a fare lo sbruffone. Imparai in fretta che non era il mio mestiere.
- Come comico non avresti fatto ridere nessuno - sottolineò il capo.
Ridevo di me stesso. Non era il momento di mettere in discussione la sua preparazione scolastica.
- Hai la vista lunga tu. - replicai al capo.
Per fare un buco nella fronte a qualcuno basta avere una pistola e un dito nemmeno tanto buono. Non ci vuole la laurea. Eravamo agli sgoccioli.
Loro sapevano chi ero e il mio nome non avrebbe costituito per loro una minaccia. Non conoscevo nessun pezzo grosso. A parte un direttore di un supermercato sotto casa. Dovevo provarci. Chiesi a quei quattro di dividere almeno i soldi della benzina. Mi fecero scendere di nuovo dalla macchina senza darmi nemmeno il tempo di sgranchirmi le gambe. La stavo tirando lunga. La mia perdita non sarebbe stata solo economica. Pensandoci, provai un po' di freddo. Ai primi passi sentii le ginocchia cedermi. Secondo loro era normale. Per la prima volta pensai che volessero sbrigare presto questa faccenda. Dimenticare tutto era una proposta ridicola, per questo la tenni per me.
Mastrolindo aprì il baule dell'auto. Non credevo ai miei occhi. Ero io quello nel baule. Ma ero io anche quello in piedi con il male alle ginocchia. Entrambi in ogni caso eravamo piuttosto malconci. La parola mediazione perse di significato. Qui le cose si erano messe più male del previsto. Anima e corpo fatte fuori. Cazzate! Probabilmente dovevo essere sbronzo. Prima o poi mi avrebbero dato una pala per scavarmi la fossa. Niente pala. Io le mani non ce le rimetto. Era quasi l'alba. Aspettavo il ben servito. Per un hot dog avrei atteso di meno.
Qualcuno di loro non riuscì più a nascondere un mezzo sorriso. Era l'onesto cittadino. Doveva essere il sadico del gruppo. C'è qualcosa di sadico anche nel pagare regolarmente le tasse, pensai. Una idea passeggera del cazzo. Altro che birra una di queste sere, non volevo più avere a che fare con loro.
- Ognuno per la sua strada - suggerii io.
- Se vuoi, conosco una scorciatoia per il camposanto - simpatizzò il capo. Rifiutai l'offerta. Non avevo fretta di morire. Che cazzo avevano in mente? Iniziai a ridere anch'io. Ridere fa bene, pensai.
- Questa la tagliamo - disse il capo.
- Tagliamo cosa? A me sembra buona - disse Mastrolindo. Stava difendendo la mia trovata. Mi leggevano nel pensiero. "Ridere fa bene", lo ammetto, era una cazzata detta in quel punto della storia. Non sarebbe stata l'ultima, ci tenni a sottolineare. Stavo al gioco. Fu allora che piombò quella domanda.
- O tu o lui! - Ah, dimenticavo il tizio del baule. Difficile scegliere dato che si trattava sempre di me. Mi sentivo nei panni di un prodotto reclamizzato.
- Quello nel baule !- mi sembrò ovvio rispondere. Per un attimo lo guardai. Non ne sembrò sollevato.
- Mi dispiace! - glielo dissi - Non sono un eroe -
Mi sentivo fregato anch'io. Non me l'avevano raccontata tutta. Qualcosa di me stava morendo e il tizio nel baule la simboleggiava in pieno.
Mi risvegliai pieno di sudore. Un altro dei miei sogni poco rassicuranti, pensai. Forse mi sbagliavo.
Erano solo le quattro e mia moglie dormiva tranquillamente. Mi preoccupava il fatto che lo facesse su una sedia accanto al letto dove mi trovavo. I patti non erano quelli. Non ricordo di averci litigato. Avrei sistemato tutto anche questa volta. E' inutile fare programmi quando ci si trova nella mia situazione attuale.
Non sentivo più il mio corpo. A ben vedere quella non era nemmeno la mia camera. Doveva essermi successo qualcosa di grave. Non c'era più tempo per niente. Avrei dovuto godermeli questi ultimi minuti di lucidità e invece niente. Bello che fregato, tanto valeva continuare a sognare. Ridere fa bene pensai prima di ripiombare nel buio da cui non sarei più uscito. Per il resto della mia vita sarei rimasto un vegetale. Avrebbero fatto meglio a impagliarmi.

 

Paolo

 

 

 


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