Night club

Notte calda di mezza estate, aria umida, densa di fumo, un po' viziata qui al Topless bar. Priscilla guardò il grande orologio: quindici minuti più tardi sarebbero suonate le tre del mattino e si sarebbe concluso il suo turno di lavoro. Si guardò un istante allo specchio: la sua divisa era ancora in ordine, qualche sbavatura al rossetto, qualche ciuffo fuori posto quello si, ma in generale tutto in regola. Scambiò due parole con Joe, il barman, lui si che ci sapeva fare con lei, lui si che riusciva a farla sorridere anche quando era stanca e depressa; poi prese il vassoio con i bicchieri e si avviò verso la saletta privata. Le grandi tende filtravano una luce soffusa, le lampade sui tavolini erano accese, intorno sedevano figure perfettamente anonime, eppure le erano familiari. Erano persone quasi esclusivamente di mezza età, ben vestite ma senza un minimo di eleganza. Potevano essere funzionari pubblici, dirigenti, imprenditori o politici. Insomma la solita gente che parla sottovoce, beve a piccoli sorsi, fuma lunghi sigari fermandosi a guardare più i disegni creati dal fumo che il viso del suo interlocutore. Priscilla appoggiò i bicchieri in un angolo del tavolo, si sentì il rumore del ghiaccio che sbatte contro il cristallo, ma i due uomini seduti sembrarono non accorgersi della sua presenza, erano troppo attenti a farsi deliziare dalle calde, servizievoli e dolci labbra delle due "dame di compagnia". Attese in silenzio qualche minuto prima di ricevere la mancia, nel frattempo diede uno sguardo veloce alla sala, agli altri tavoli, agli altri frequentatori. La colpì in modo particolare l'atteggiamento di uno sconosciuto, vestito di nero, solo ad un tavolo, apparentemente non attratto ne affascinato dalle sei ragazze semi nude che gli ballavano intorno, che gli si muovevano sensualmente accanto, che cercavano di eccitarlo rendendolo partecipe dei loro giochini poco eleganti. Al contrario lui cercava di allontanarle, nervoso, infastidito dalla loro presenza. Chissà perché era qui allora! Beveva molto, vodka e tequila le sue preferite, faceva il duro lui, uno di quelli che non cedono alle provocazioni di qualche puttanella che cerca di scucirti il portafogli. Priscilla immaginò di avere quel rude giovane tutto per se, per l'intera serata, di portarselo a casa, a letto, di riuscire a farsi cavalcare tutta la notte, di farsi "nutrire" da lui, ma tutto questo solo per guadagnarsi qualche dollaro in più. Venne ridestata dalla voce dell'uomo che oltre alla mancia le ordinò un'altra bottiglia di champagne: Cristal naturalmente. Priscilla tornò al bancone, posò il largo vassoio di plastica lucida e si rimise a scherzare con Joe in attesa del vino. Aveva un debole per Joe, stava bene con lui questo lo si capiva, la cosa strana era che pur essendo una ragazza molto spigliata e loquace, questo ragazzotto di provincia la imbarazzava, la imbarazzava a tal punto da non riuscire a dimostrargli tutto il suo amore ed il suo affetto. Con lui avrebbe felicemente vissuto una vita normale, tranquilla, fuori da quella cerchia di meschini depravati consumatori di sesso a pagamento.
Guardò l'orologio ma si accorse che era tempo di andare, il suo turno era finito già da alcuni minuti. Passò allora l'ordinazione alla nuova cameriera, salutò con un bacio affettuoso Joe e si avviò verso gli spogliatoi. Si cambiò in fretta e poi via a passi veloci verso l'uscita posteriore. I soliti apprezzamenti pesanti, le solite palpate sul sedere poi finalmente la porta. All'esterno il solito scenario: quattro stronzi che facevano a pugni perché troppo sbronzi per parlare, le puttane che contrattavano con i possibili clienti, il popolo dei cartoni, sudicio e miserabile in fila lungo la massicciata e là in fondo alla strada, dopo la grande collina, il quartiere dormitorio …
"Eppure non voglio morire qui" disse Priscilla prima di incamminarsi.



roberto


 


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