Svevo


Come il fratello maggiore anche suo padre, Svevo, era rimasto senza lavoro. Con l’introduzione delle catene automatizzate, controllate da sofisticati microchip, quelle stupide braccia meccaniche, avevano preso il posto di numerosi esperti manovali che per decenni avevano svolto il loro dovere in modo assolutamente incomparabile… Nulla era valso a scongiurare l’accaduto, ne i continui incontri con i parlamentari che promettevano nuovi posti di lavoro, ne le parole degli alti dirigenti che garantivano addirittura aumenti salariali, tanto meno il movimento sindacale che ostentava una finta e irreale sicurezza in merito all’impossibilità di licenziamenti.
Con due stipendi in meno su cui contare, la famiglia si apprestava a passare un inverno decisamente rigido ed assolutamente spartano.

Barbara guardò fuori dalla finestra ed il cielo le sembrò ancora più cupo, stava con il naso schiacciato contro il vetro, ed assisteva agli scontri che gli operai, ormai esasperati, stavano ingaggiando con le forze dell’ordine. Gli ex-operai, tra i quali suo fratello, avevano cominciato a gridare, agitando i cartelli e striscioni e i poliziotti erano intervenuti cercando di disperdere il corteo. La situazione era degenerata. Dall’interno della stanza Barbara aveva udito alcuni colpi di fucile, le grida della gente, le sirene delle ambulanze. Aveva la testa piena di pensieri, ricordi, dei discorsi ascoltati migliaia di volte. Giovanissima, era già incinta. In quel momento si stava dimostrando un peso troppo grosso per la sua povera famiglia. Svevo, dal canto suo teneva moltissimo a quel posto da saldatore nei cantieri navali di Genova. È uno che non temeva la fatica, eppure l’avevano licenziato: colpa, avevano detto, della crisi economica. Barbara era stata ad ascoltarlo in piedi vicino alla finestra. Sentiva il padre che inveiva contro la classe dirigente, contro il responsabile del cantiere, contro il sindacato, era in preda ad un vero e proprio attacco di collera. Sua madre aveva le lacrime agli occhi. Non aveva mai visto suo padre in quello stato d’animo, sembrava diverso, un’altra persona, un uomo ormai catturato da una misteriosa forza soprannaturale. Svevo impugnò un affilatissimo coltello lasciato per caso sopra la piattaia appesa al muro, lo agitò in aria con fare minaccioso, poi si calmò e si sedette immobile davanti al grande tavolo della cucina. “Non ti preoccupare, con il mio lavoro possiamo tirare avanti, non per sempre ma almeno non andremo in mezzo ad una strada”, disse la moglie abbracciandolo.


Con un gesto improvviso e repentino Svevo fece roteare la lama che si conficcò nel torace della moglie, proprio vicino al cuore impedendole qualsiasi gesto o movimento, mentre Barbara rimase atterrita a guardare, urlando spaventata, immobile contro la parete. La madre cadde subito a terra in una pozza di sangue, ansimante, in fin di vita … Barbara corse verso il telefono, compose tremante il 113, dall’altra parte una voce metallica invitava a rimanere in attesa …
Da allora era passato più di un anno, ma a Barbara sembrava fosse ieri. Si voltò e vide suo padre davanti al tavolo con la testa tra le mani.

 


roberto


 


Racconti

Esplora L'ARCHIVIO