La
compagnia della nebbia
Ore
7:30
Casa di Christian
La
consapevolezza che la sveglia aveva già suonato e che
era stata spenta per poter riposare altri 5 minuti prendeva
corpo nella mente ancora assopita di Christian, che la notte
prima era andato a letto presto per prepararsi psicologicamente
allimpresa (anche se la notte prima non era ancora consapevole
che avrebbe potuto scrivere il suo nome nelle pagine dei libri
di storia). Forse sto esagerando, fatto sta che quella sveglia
che non aveva mai tradito, ha fatto alzare tardi uno dei nostri
eroi. Nessun problema. Scatta solo lallarme rosso. Corsa
in cucina per prepararsi la colazione il più in fretta
possibile, i panini vengono delegati alla mamma, che si sta
ancora riposando nel suo letto. Al papà è meglio
non delegare nulla, si rischia qualche sano insulto.
In meno di 15 minuti, Christian è vestito e pronto
per la partenza.
Record del mondo di velocità.
Ore
7.50
Casa di Emanuela
Arrivato
a casa di Emanuela, lascia la macchina al solito posto, pronta
per schizzare via dato che il ritardo si stava facendo pesante
e iniziava ad influire sulla tabella di marcia. Citofona.
Arrivo è la risposta. Incredibilmente in
ritardo, la Manu lo fa aspettare altri 5 minuti.
Dato che lappuntamento era alle 8.00 a Seregno, bisognava
tenere una velocità media piuttosto elevata per arrivare
in tempo (la media stimata dal computer di bordo per arrivare
puntuali è circa 100 Km/h).
Ore
8.06
Banca di Seregno
Infatti,
arrivarono in ritardo. Ma niente di male, erano i primi. Dopo
qualche minuto ecco che sono arrivati anche Rinaldo con Simona.
Dicono che Marco e Giuseppe faranno un po tardi, avevano
una partitella al Ceredo con inizio alle 6.00. Dato che lì
non puoi andar via prima di aver corso per almeno 2 ore, non
sarebbero arrivati prima delle 8.30.
Ore
8.25
Banca di Seregno
Mentre
Christian cercava di recuperare un po di sonno perduto,
ecco che arrivano con ben 5 minuti di anticipo sullora
stabilita. Vedendo lo stupore sui nostri volti ci spiegano
laccaduto. A qualche minuto dalla fine, *****o (ogni
riferimento a persone realmente esistenti è puramente
casuale) ha tirato una gran botta dalla distanza che si è
insaccata direttamente nel diretto Seregno-Milano Centrale
che passa accanto al Ceredo alle 7.45 circa. Addio pallone.
Addio partita.
Ore
8.35
Si parte.
Ore
9.45
Arrivo a Morterone
Direttamente da uno dei protagonisti:
Siamo
in un posto lontano dal mondo. Le macchine qui non arrivano,
infatti abbiamo parcheggiato di fianco a 2 calessi. La gente
qui ha uno strano modo di vestire, gli uomini con il cilindro,
le donne con gonne lunghe ed ampie. Ci prepariamo ad intraprendere
questo viaggio: abbigliamento adeguato, calzature adeguate
al percorso, razioni giornaliere per tutti, oggetti di grande
utilità in situazioni come questa. Per quanto riguarda
labbigliamento Giuseppe ha deciso di sfidare gli Dei
del Resegone vestito solo con una leggera canotta ed un paio
di pantaloncini da calcio; Rinaldo invece sfoggiava una Pinocchio
militare con sotto un coltello alla Rambo e pantaloni del
pigiama; Simona che conosceva il pericolo a cui stavamo andando
incontro, indossava una cotta di maglia; Emanuela, che anche
destate va in giro con il cappotto, si era portata una
giacca a vento di renna, nuovo modello; Marco, si era procurato
una pelliccia di ghepardo chissà dove; Christian indossava
solo la sua pelliccia, era nudo. Mentre per le calzature la
situazione era piuttosto tranquilla: scarponi ultra moderni
per Rinaldo e Simona, scarpe coi tacchi per Emanuela, scarpe
da calcio per Giuseppe e Marco, ciabatte infradito per Christian.
Il cibo era un grosso problema, con la fame che ci poteva
colpire dovevamo stare attenti
Gli oggetti di grande
utilità portati da Christian erano le carte da scala
40, Risiko e Visual Game.
Prima di partire ho notato una strana cosa, la gente che passava
di fianco a noi ci osservava in modo strano e prima di andare
via o si faceva il segno della croce (se erano educati), o
si toccavano le parti intime (se erano maleducati). Non capisco
perché
in fondo il nostro non era un viaggio
di piacere.
Mentre la nebbia diventava sempre più fitta, decidemmo
che era ora di incamminarci. Guardammo il bosco di fronte
a noi. La cima era molto lontana e si vedeva appena attraverso
le nuvole cariche di fulmini, ma saremmo dovuti arrivare fin
lassù se avremmo voluto compiere limpresa. Continuando
a fissare il bosco dinnanzi a noi, pensammo tutti alla stressa
cosa: faggi.
Ore
10.00
La compagnia della nebbia
Continua:
La
strada non aveva bisogno di diventare faticosa, lo era già
dalla partenza. Come in tutte le ascese si saliva. Lumore
della compagnia alla partenza non può che essere buono,
ancora ignari dei pericoli sparsi lungo il cammino. Camminammo
circa una mezzora allinterno di un boschetto,
sempre con gli occhi aperti, anche se questo era tutto da
verificare dato che ogni tanto qualcuno inciampava
Infatti
come in ogni boschetto che si rispetti, ci devono essere folletti,
gnomi ed altri strani esseri più o meno malvagi. Il
più temibile resta comunque il lupo cattivo, che a
detta di mia nonna, è presente anche sulle strade delle
nostre città in una versione geneticamente modificata.
Per fortuna (loro) non abbiamo incontrato nessuno di questi
stani esseri, ma in compenso a circa metà del nostro
cammino, abbiamo trovato uno strano altare di legno, forse
utilizzato per messe nere. Quel sacrilego di Christian proponeva
subito di fare una partita a ciapa no e di riposarsi un po.
Richiesta che non è stata accettata da nessuno, anzi
Emanuela, schifata, ha preferito continuare il cammino da
sola. Il resto della truppa conoscendo il suo senso dellorientamento,
ha deciso che era meglio non lasciarla troppo da sola
Ore
11.40
Il cammino si fa duro
Quando
oramai si poteva vedere la cima della montagna, con lOlimpo
dove gli Dei, mangiavano e bevevano (a sbafo), un ostacolo
sbarrava la strada ai nostri eroi: la neve. Non era neve normale,
di quella con cui giochi durante linverno, era neve
strana. Le infradito di Christian avrebbero trovato pane per
i loro lacci (sono ciabatte coi lacci). Mentre Rinaldo, stoicamente
sfidava la strada più impervia da solo e senza nessuno
che gli coprisse le spalle (le mutande piombate in ghisa danno
una certa sicurezza), il resto della compagnia cercava una
strada meno innevata, finendo così a compiere unarrampicata
a mani nude oltre le capacità umane. I nostri eroi
ce la fecero semplicemente perché non erano umani.
Ore
11.55
Il tetto (del mondo)
Rinaldo
era arrivato prima di tutti ed ora distribuiva pane e cioccolato
a tutti quelli che arrivano su. Marco invece distribuiva fette
di mortadella ai cani, che non gradendo, si avventavano gli
uni sugli altri.
Nello stupore più generale e nel freddo più
pungente, i nostri eroi si accorsero che in cima non vi erano
divinità. Lassù non si beveva e non si mangiava
a sbafo, bisognava pagare. Fu così che raggiunta la
cima, i nostri eroi tornarono ad essere umani e si resero
conto della fatica fatta per arrivare fino a quel punto. Di
fronte allo spettacolo che la natura presentava loro, si accorsero
che la nebbia che li aveva seguiti sin da Milano era sparita,
anche se forse quella nebbia era stata soltanto dentro le
loro teste.
cristian