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L’allenatrice
di anime afflitte
Una vecchia Fiat Uno del ’92, una discreta dose di nastri
musicali per la sua logora ma ancora efficiente radio portatile
e 3.275 euro e 80 centesimi. Tutto quello che possedeva. Aveva
cercato dappertutto. Dove poteva andare con 3.275 dollari e
80 centesimi? Certo non era poco, tutto dipendeva da cosa ci
volevi fare. Ma quanto gli sarebbe durata quella somma, un giorno,
una settimana, un mese, forse tre o quattro? E poi?
Bob era sull’orlo della disperazione quando prese la decisione
di sparire.
Non era un gesto coraggioso e tanto meno originale, ma avrebbe
risparmiato a tutti un sacco di guai. Lasciò moglie e
figli quella stessa notte, senza salutarli. Meglio così,
aveva pensato, dopotutto le cose tra lui e il resto della famiglia
ormai erano andate a rotoli. Era sul punto di una crisi di nervi.
Trent’anni, sposato, moglie autoritaria e figli a carico,
affitto scaduto e bollette da pagare, aveva perso ogni speranza
nella vita, non aveva più progetti, tantomeno aspirazioni.
Era diventato un relitto umano. E poi quelle liti continue lo
avevano sfinito, mai una volta che fossero d’accordo,
da come educare i figli a come amministrare il denaro, persino
il tipo di scarpe da indossare sul vestito grigio ormai era
diventato motivo di discussione. Sua moglie l’aveva vinta
su tutto. L’unica cosa che gli era rimasta era quell’uscita
con gli amici nella sua unica serata libera, il venerdì
sera, ma poi finiva per intossicarsi di fumo e illusioni in
locali fatiscenti, in cemento consunto, pieni di tubi arrugginiti,
con poca luce e aria stantia. Eppure la gente ci passava ore,
giorni, in attesa di una occasione, una svolta, qalsiasi cosa
che potesse cambiare la loro vita da falliti.
Conobbe Rita proprio in uno di quei posti e fu lei a rivoltargliela
la vita, come un calzino.
Lei diceva di essere una terapeuta, ma era solo quello che faceva
credere agli uomini che cercavano di rimorchiarla.
Fu lei a fare il primo passo. Aveva una voce morbida, avvolgente.
Lo invitò al suo tavolo. Parlarono e bevvero fiumi di
birra. La ragazza ci sapeva fare e reggeva bene l’alcool.
Per tutta la serata si studiarono a vicenda. Lei valutò
le sue intenzioni e il suo equilibrio mentale con domande educatamente
mirate. Lui, scettico, concentrò la sua attenzione sui
suoi attributi fisici.
Entrambi soddisfatti, si accordarono per un programma di terapia
molto particolare.
Bob aveva lasciato la famiglia proprio il giorno dopo quell’incontro.
Si era trasferito in un Motel non lontano dalla statale, aveva
pagato il soggiorno per due settimane, in anticipo e in contanti
perché non voleva essere rintracciato dalle carte di
credito. Sarebbero state due settimane di terapie molto particolari
e non aveva certo intenzione di essere disturbato durante la
cura, per questo si assicurò che tutto fosse perfetto.
Quindi le “sedute” ebbero inizio.
- Chiudi gli occhi e respira profondamente - lo consigliò
lei bisbigliando dolcemente appena Bob si era steso sul letto.
- Immagina una luce bianca che ti avvolge… libera la tua
anima… abbandonati…- disse lei per aiutarlo a farlo
“applicare”, ma per quanto lui non avesse mai brillato
in quanto ad attenzione sarebbe stato assai difficile distrarsi
durante quel tipo di esperienza.
Il calore fluiva attraverso le membra, la testa, il collo. Ogni
parte del suo corpo provava benessere al passaggio delle sue
mani così delicate…
Lei era contenta che Bob rispondesse bene agli stimoli e che
dimostrasse predisposizione alla “guarigione”. Era
necessario dare subito una buona impressione con i clienti,
se si volevano fare progressi.
Durante i loro incontri avevano parlato e lei lo aveva convinto
a prendere delle decisioni importanti.
Bob aveva mollato il lavoro e riscosso la liquidazione. Di giorno
vagava per locali e bische clandestine, la sera si recava al
Motel, si dava una rinfrescata, cenava al fast food di fronte,
si profumava da capo a piedi e attendeva che lei arrivasse nella
sua camera da letto.
Intanto la cura proseguiva.
Rita lo raggiungeva sempre ben oltre l’ora di cena. Si
tratteneva lo stretto necessario e di rado per tutta la notte.
Non un corpo, ma una statua. Non un viso, ma un quadro. Per
Bob Rita era un capolavoro e anche se sapeva bene che lei non
era altro che una puttana, un po’ gli dispiaceva che presto
tutto sarebbe finito.
Ma lei aveva fatto i suoi piani. Si era mossa con attenzione.
Tutto era andato come aveva sperato. La trappola aspettava solo
il momento giusto per scattare.
***
Quella mattina si era svegliato presto. Un’auto
era passata a gran velocità sul suo lato della strada.
Rita se n’era andata.
La segreteria telefonica ancora lampeggiava. Allungò
la mano sul comodino, cercò a memoria l’apparecchio
telefonico e pigiò il tasto d’avvio. Il nastro
iniziò a girare e riprodusse il suo messaggio:
“Grazie per questo meraviglioso fine settimana, sei stato
fantastico. Scusami ma avevo bisogno dei tuoi soldi. Addio!”
Ascoltò il messaggio ancora intorpidito dal sonno. Si
girò su un fianco e all’improvviso quel senso di
smarrimento e frustrazione svanì, così come era
cominciato.
Si alzò dal letto e si infilò sotto la doccia.
Sapeva di essere guarito.
Lavò via ogni traccia di quello che era successo, ripulì
le macchie di sangue e nascose il coltello dentro la borsa,
insieme ai soldi. Una donna sola non dovrebbe portarsi dietro
tutti quei soldi, troppo rischioso, in giro c’è
così tanta gente senza scrupoli e una del mestiere dovrebbe
saperlo.
Su una cosa Rita però aveva ragione, ci sapeva fare.
Risultati garantiti, aveva detto.
E ora era guarito.
Ora sapeva quello che avrebbe dovuto fare.
Ora nessuno si sarebbe preso più gioco di lui.
Era finalmente libero. Si trattava solo di fare i passi giusti.
Muoversi con cautela.
Era tutto da rifare. Ma questa volta sarebbe stato lui a decidere.
roberto
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