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La
giornata della prudenza
“Gli incidenti stradali non sono una fatalità”,
dice lo slogan della giornata dell’O.M.S., e l’ACI,
per non essere da meno, ne ha lanciato un altro “Né
morti né feriti sulle strade, io ci provo”.
Ci provo anch’io uscendo in macchina di mattina presto
per recarmi al lavoro.
Credo di essere un autista che tira al prudente, ma oggi lo
sarò ancora di più.
Accendo la radio, “Onda verde” apre con lo spot
contro gli incidenti, poi elenca le code già provocate
dai tamponamenti. Due chilometri sulla tangenziale est di Milano,
quattro allo svincolo di Mestre, cinque sul grande raccordo
anulare. Cazzo, arriverò in ritardo al lavoro. Questo
mi mette già di cattivo umore. Cambio stazione, “One-o-One”
è la mia preferita, c’è Kelis con “milk
shake” o qualcosa del genere. Penso al video, lei dimena
tette e culo a ritmo sfrenato, giro la chiave, il motore si
avvia a fatica e mi infilo nel traffico.
Dopo appena due minuti sono già in colonna.
Un motorino mi supera sulla destra e brucia il semaforo rosso.
Allo stesso semaforo, un cartello luminoso avverte: usando il
cellulare mentre si guida si perdono 5 punti sulla patente.
Ferma sotto il cartello, la signora della macchina accanto parla
al telefonino, certa dell’impunità.
Scatta il verde, ingrano la marcia: prima …, seconda …,
freno …, frizione …, prima …, freno …
Corsia ridotta per rifacimento del manto stradale. Ci si mettono
anche i lavori stradali. Ma porca puttana proprio alle sette
del mattino devono rifare l’asfalto! E intanto nessuno
rispetta le precedenze. Tutti vogliono passare per primi. Risultato,
maxi ingorgo, clacson a manetta, gente che impreca…
Infondo alla strada i vigili urbani fanno quello che possono
per sbloccare il traffico.
Arrivo al lavoro appena in tempo, anche oggi riesco a evitare
la paternale del capo sulla puntualità.
In ufficio nessuno sa niente. Nessuno è al corrente della
giornata della prudenza. Sarà perché la maggior
parte dei colleghi usa i mezzi pubblici.
Alle tredici stacchiamo per il pranzo. Approfitto della pausa
per informare qualcuno. Discuto con i colleghi, ma a nessuno
sembra interessare.
Ad un mio collega non piace guidare, neanche a me del resto,
ma a lui in modo particolare. Il volante lo evita come fosse
peste, probabilmente si sentirà insicuro.
Pensa, - gli dico - ho un amico che era talmente sicuro di sé
che non scendeva mai sotto i 150 km l’ora per le statali.
Un giorno ero in macchina con lui e non vedevo l’ora di
scendere. Gli ho fatto presente che il limite era 90 e ho aggiunto
che viaggiando in quinta, con velocità costante a 90
all’ora, avrebbe avuto anche un consumo minimo di carburante.
- Consumo minimo di carburante?… disse… Mi ha preso
in parola. Ora sfreccia a 90 all’ora anche sui tornanti
quando andiamo in montagna e per le strette vie del centro.
Una vera testa di cazzo.
Finisce la pausa. Torniamo al lavoro. Il capo
mi concede il resto della giornata libera se accetto di sbrigare
alcune commissioni. Mi lascia usare l’auto aziendale.
Una Golf Gti nuova fiammante.
La Golf Gti è un’auto che affascina gli autisti
più attenti alle prestazioni dice la pubblicità.
Il punto di forza della vettura è il motore: un inedito
due litri turbo benzina capace di raggiungere i 235 km/h di
velocità massima. Esteticamente la mascherina della nuova
Gti, con il profilo rosso e nero, rievoca l’aggressività
della prima generazione, l’assetto è abbassato
di 15 mm e i cerchi sono da 17 pollici.
Sarà, ma a me non me ne frega un cazzo. L’importante
è la mezza giornata libera!
Accetto la proposta del capo e mi metto al volante.
Guido piano, accendo la radio e mi scarto una gomma al ginseng
trovata sul cruscotto. È troppo amara, uno schifo. La
butto nel posacenere stando attento a non farla appiccicare
alla plastica. Troppa cura per una macchina altrui, ma sono
fatto così.
Non so se è l’auto che porta sfiga
o se sono io che attiro tutti gli automobilisti testa di cazzo,
fatto sta che uno di questi sta viaggiando contro mano sulla
mia stessa corsia.
Lampeggio coi fari abbaglianti ma niente, non se ne accorge.
È ancora lontano. Mi rimetto a lampeggiare e suono il
clacson. Niente. Quello continua sulla mia corsia. Si avvicina
rapidamente. Rallento e quello all’ultimo secondo sterza
e torna nella sua carreggiata. Cristo santo, l’ho scampata
per un pelo!
Finisco le commissioni e decido di tornarmene
subito a casa. Oggi non mi sento per niente sicuro!
All’improvviso un coglione che stava
contrattato con le puttane a bordo carreggiata, mi taglia la
strada. D’istinto metto il piede sul freno ed inchiodo.
Sbando verso sinistra e lo evito.
Si accorge della cazzata e alza la mano per chiedere scusa,
io invece lo mando a quel paese. È già tanto se
non scendo a dargliele di santa ragione, ma ho le gambe troppo
molli per lo spavento. E poi, ad essere onesti, avrei avuto
sicuramente la peggio vista la mia stazza.
È quasi sera quando arrivo a casa. Accendo
la tv. Al telegiornale stanno parlando della giornata della
prudenza. È arrivato il primo bilancio: solo tre morti,
mentre nello stesso giorno l’anno scorso erano stati nove.
I sei che avanzano oggi devono essersene rimasti a casa, tanto
per non correre rischi.
Guardo fuori dalla finestra. La mia auto è
parcheggiata lì, vicino al marciapiedi. Pochi metri più
in là, dopo la chiesetta, la strada perde l’asfalto.
Lì accanto c’è il cimitero.
E’ davvero un bel posticino.
Credo proprio che prima o poi verrò seppellito lì!
roberto
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