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Isolamento
dal contesto, a pagamento
Ci
vuole tempo? Chiede il padre al figlio chiuso nel bagno e in
se stesso.
Non solo tempo, anche qualcos’altro. Finito qualcos’altro
il tempo è già bello che finito. Si è fatto
tardi. Smesso di far tardi pensiamo a qualcos’altro da
fare. Un bacio e passa tutto. Dopo il bacio tutto è passato
e davanti a noi solo il niente. Siam cuor di leoni.
Partiti siam partiti. Arrivati non lo siamo ancora. Gente onesta
e lavoratrice quella che ci guarda dalla strada. Poi dalla strada
ci leviamo noi e quelli onesti non sanno più che guardare.
Bandiere della pace sui balconi. Pensieri bellicosi tormentano
le cervella. Attaccheremo lo stomaco. Finito con lo stomaco
toccherà al fegato. Programmi di morte. La morte è
come una partenza, entrambe possono essere intelligenti. Scartata
la prima ci rimane la seconda. Non parlare al conducente. Quelli
soggetti alla conduzione possono fare molto più che parlare.
Interrompiamo le trasmissioni . Lo stomaco è sotto le
bombe. Le vittime si contano sulle dita di una mano. Poi la
mano non basta e ne occorre un’altra. E poi un’altra
e poi un’altra. Alla fine di mani ce ne vorrebbero tante.
Lo stomaco è in disordine. I polmoni non sono da meno.
Il conflitto si estende a macchia d’olio. Poi l’olio
finisce e non se ne sente la mancanza. Ora il conflitto si estende
su un liquido ben più caro alle membra. Sangue. Siamo
alle cozze. Le cozze non rischiano l’estinzione. Quando
verranno a sapere che tra le cozze non tutte sono proprio cozze
ma qualcos’altro, sarà troppo tardi. Addio alle
armi. Addio alle cozze. Addio all’addio. Formalizzati
gli addii passiamo ai saluti. Avviso di chiamata. Semaforo rosso.
Semaforo verde. Obbediamo ai colori. Svoltiamo a destra e poi
a sinistra. Svolta che svolta alla fine quello che prima stava
dentro è fuori e quello di fuori ora sta dentro. Due
fegati al posto delle mani. Colpevole di errore, il mio amico.
Parcheggio. Ci muoviamo timidamente. L’uscita di sicurezza
non mantiene la promessa, siamo più insicuri di prima.
Siamo pedoni e i pedoni vanno di là. Tubi di scappamento.
Scoperta la dose tossica ci rimane da scoprire la dose letale.
Due passi sono una visione troppo ottimistica della passeggiata.
I passi sfioreranno il miliardo. Di miliardari ne sfioriamo
molti su moto e auto di lusso. Quelli non sanno che le nostre
mutande sanno di lusso, odore estinto per principio piuttosto
che per fame. Zona a traffico limitato. Parcheggio riservato.
Qui si fa della gerarchia spiccia. Cittadini di serie A contro
cittadini di serie B. Un calcio in culo e diventi cittadino
di serie B, un colpo di culo e ti ritrovi in serie A. Il culo
diventa determinate di questi tempi. Anche i cani seguono il
destino dei padroni. Cani di serie A e cani di serie B. Il concetto
andrebbe esteso non solo agli animali, ma anche alle piante.
Degli insetti non se ne parla, zanzare a parte. Con quelle è
una lotta. Il sudore ci riporta coi piedi per terra. L’anima,
che i piedi a terra non li mette, si gode lo spettacolo dall’alto.
Baratto molecolare. Concediamo anidride carbonica in cambio
di ossigeno. Ci va male. Oltre all’ossigeno tagliano il
traguardo dei polmoni anche svariate sostanze cancerogene. La
squalifica è dietro l’angolo. Le sostanze cancerogene
si difendono. Non siamo qui per vincere, siamo qui per partecipare.
Lo stesso fa il pubblico. E’ uno scroscio di applausi.
Che poi diventa diluvio e poi rovescio. Noi restiamo gli stessi
di prima. Ridere fa bene. Il bene prodotto dalle risate se ne
va via senza che qualcuno cerchi di guadagnarci qualcosa. La
legge della domanda e dell’offerta è l’unica
legge davanti a cui siamo tutti uguali. Forse no. Un filosofo
presenta il suo libro. Il libro non contraccambia, e del filosofo
non se ne sa nulla. I libri restano, i filosofi no. Noi restiamo,
non in quanto libri, ma in quanto interessati al comico. Quello
che viene per secondo nella scaletta. Ci sarebbe una scaletta.
E’ a disposizione la scaletta. Pensieri fuori strada.
Sulla strada solo i corpi. Io corpo prendo il pensiero come
mio sposo e prometto di onorarlo e via di seguito. Un connubio
di intenti ben disposti. Chi è contrario parli ora o
taccia per sempre. Tutto tace e il niente seguita a parlare.
Fuori dal controllo non ci si controlla quindi perché
non assumere dei controllori. Si farebbero pure dei turni, e
di controllori se ne assumerebbero molti. Il lavoro non lo si
inventa, lo si subisce in quanto forza per spostamento. Considerato
che dal mio ufficio a casa sono sessanta chilometri di spostamento,
chilo più chilo meno. Fatto lo spostamento è fatto
il lavoro. Fatto il lavoro tornerei a casa, che lo spostamento
a casa non me lo paga nessuno. Che lavoro fai? Mi sposto di
sessanta chilometri, vado in un ufficio e poi torno a casa.
Si era venuti qui per ridere non per lavorare. Milano da ridere
e poco da bere. Il filosofo di prima, dimenticato dal suo stesso
libro, non dà peso alle sue parole. Parole pesanti, non
per contenuto ma per sostanza. Una sostanza che imbratta, una
sostanza dal peso specifico non indifferente. Roba che non galleggia.
Ci congediamo dalla serata culturale. L’abbiamo quasi
toccata la cultura e ora ce ne allontaneremo anni luce. Come
un appuntamento cosmico tra due corpi celesti, non è
detto che ricapiti. Usciamo dal modo di Quark, entriamo nella
Milano-Meda. Musica rock. Chi ha orecchie per intendere intenda.
Noi di orecchie ne abbiamo due, una per lato, ma non è
detto che tra un anno luce non ne avremo tre. L’evoluzione
dà, l’evoluzione toglie. Persa la coda, ci concederà
un terzo orecchio. Le ore sono invece tre. Il numero è
perfetto. Rischiando l’imperfezione facciamo benzina.
Fatta la benzina, bisogna fare i benzinai. Noi? Sentitomi noi
ora torno ad essere io. E’ una divisione per tre quella
che mi sono apprestato a fare. Divenuto io sento nostalgia del
noi. Di qua e di là non si può stare. La nostalgia
è scaduta il sette luglio duemilaequattro. Leggo le altre
date di scadenza. Il coraggio è già scaduto. E’
tempo che lo butti. Il servizio, quello utile alla civiltà,
scade il ventotto dello stesso mese, licenze comprese. Compresa
quella poetica. Fatta chiarezza nella monnezza si è fatto
tardi nel tempo. Concetto già visto e rivisto. Non mi
dilungo e mi allungo nel letto. Allettatomi, cado nel sonno.
Il treno fischia sbalzandomi dal sonno. Il sonno è un
tappeto elastico. Scendo dal tappeto e ci riprovo. Dormo e non
piglio pesci. Finito quello ce ne sarebbe dell’altro.
Il sonno eterno? Sarebbe una bella cosa per i pesci. Altro finale.
Dormo e non piglio pesci. Finito quello ce ne sarebbe dell’altro.
Il sonno eterno? A me basterebbero anche sette ore.
paolo
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