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Uno
strappo al regolamento
Era
un bel posto quello. Intendo, la casa dei Sounders. Proprio
una bella casa. Io e Shirley, mia moglie, abitavamo a meno di
un isolato di distanza. Lei su quella casa non ci aveva mai
buttato un occhio. Era troppo distratta e felice per farci caso.
Io ci passavo davanti tutte le sere di ritorno dal lavoro. Ero
a dir poco attratto. I Sounders ci avevano vissuto solo un anno
e poi se ne erano andati chissà dove. Era gente che poteva
permetterselo. Dopo tre mesi nessuno si era fatto ancora vivo
per comprarsela. Niente. Sarebbe rimasta invenduta per chissà
quanto tempo. Un custode ogni tanto faceva un po’ d’ordine.
Aveva l’aria del dottore, ma in verità si era fermato
agli studi superiori.
Una sera uscii prima dall’ufficio e decisi di fermarmi
con la macchina per vederla più da vicino. Parcheggiai
e attraversai a piedi la strada. Il cancello era chiuso. C’era
un bel giardino con un sacco di rose e al centro c’era
una piscina. Al bordo della piscina c’era uno strano cartello.
“Nuotare nelle ore prestabilite solo se accompagnati da
personale medico”. Non mi feci un idea precisa di quello
che avevo appena letto. Si stava facendo tardi. Dovevo andarmene.
Tornai alla macchina. Arrivai a casa in orario. Sherley era
la solita Sherley. Una donna stramaledettamente buona e piena
di attenzioni.
Quella sera io e Sherley guardammo la tv fino a tardi. Niente
di straordinario. Il solito film giallo, probabilmente prodotto
in Austria. Era quello il genere di film che lei amava più
di tutti. Andammo a letto. Eravamo a corto di idee e così
decidemmo di dormire. Lei prese subito sonno. Io no. Controllai
la sveglia. Erano le due. Mi alzai e andai di sotto. Avevo dimenticato
di mettere la birra nel frigo e così era calda. Rinunciai
a bere.
Non avrei dovuto farlo, ma alla fine ci andai. Non potevo aspettare
fino all’indomani. Dovevo tornare a casa dei Sounders.
Sarebbe stata la mia amante quella casa. Ci andai a piedi. La
macchina avrebbe svegliato Sherley. Aveva il sonno leggero.
Era stata una sciocchezza lasciarla da sola a letto. Ci avrebbe
messo un attimo ad accorgersi della mia assenza. Non sarebbe
andata a finire bene. Era una follia, ma non sapevo rinunciarci.
La mia vita era a un passo dalla svolta e io non lo sapevo.
Arrivai davanti alla casa dei Sounders. Mi guardai attorno.
Nessuno. C’era da aspettarselo. Era un quartiere tranquillo
e privo di sorprese. Scavalcai il muretto. Il buio si fece più
penetrabile. Mi avvicinai alla porta. Era chiusa. Non provai
a forzarla. Non era nelle mie intenzioni. Decisi di farmi un
bel bagno nella piscina. Mi tolsi i pantaloni ed entrai in acqua.
Non mi ero mai sentito meglio. Dopo un ora decisi di tornare
a casa.
Ero stato fortunato. Shirley aveva mangiato la foglia. Non era
il tipo da far finta di niente per mettermi alla prova. Lei
sarebbe subito esplosa e mi avrebbe aspettato sveglia con qualcosa
di pericoloso tra le mani. L’aveva già fatto prima
del matrimonio, procurandomi una piccola cicatrice al sopraciglio
destro.
Passarono i giorni e Sherley sembrava sempre più stanca.
Aveva cominciato a prendere dei sonniferi e io non provai mai
a fermarla.
Mi stavo guastando, ma non riuscivo a impedirmelo. Pensavo solo
a me stesso e alla casa dei Sounders. Il custode continuava
a ripulire la piscina e a sistemare il giardino e così
io ci tornavo tutte le notti.
Una sera mi presi un bello spavento. Era da poco entrato in
acqua e sentii dei rumori poco distanti. Qualcuno stava calpestando
delle foglie secche. Pensai potesse essere il custode. Avremmo
chiarito la cosa e me ne sarei andato. Farsi un bagno nella
piscina di qualcun altro non è certo un reato grave.
Chi mai poteva essere? Solo qualcuno in vena di scherzare.
Quando vidi il suo viso mi saltò il cuore in gola.
Da quando in qua ti faccio paura?
Che ci fai qui tesoro?
La stessa cosa che ci fai tu!
Spero che i Sounders non se la prendano.
Ma che. Quelli non sono più nelle condizioni di potersela
prendere.
Ma che dici!
Niente. E’ solo che sono tutti e due belli che morti.
Cosa?
Morti.
E tu come fai a saperlo?
Sono stata io a farli fuori!
Cosa?
Sono peggio di quanto credi, Alfred.
Su, adesso smettila di scherzare. Lo so, avrei dovuto dirtelo.
Credevo che avresti pensato che solo un pazzo avrebbe fatto
una cosa del genere.
E invece ti sbagliavi. La pazza sono io.
Ma che dici?
Sta zitto, sta arrivando Donald.
Buona sera Alfred e Shirley.
Lei, lei è..
Dai che te lo ricordi, Alfred.
Qualcuno mi spieghi cosa sta succedendo qui.
E’ troppo tardi per le spiegazioni. Hai violato il regolamento
Alfred. E anche tu, Shirley.
Si spieghi.
Non c’è niente da spiegare.
Si sbaglia, una cosa lei me l’ha detta.
E sarebbe?
Che ha ammazzato i Sounders.
Questa è proprio bella.
Ma che ha da ridere?
E tu credi a tutto quello che ti dice lei.
Certo, lei è mia moglie.
Lei, tua moglie?
Sicuro. Perché non troviamo un accordo?
Sentiamo.
Lei ci lascia andare e noi non entreremo mai più qui.
Questo lo dovete chiedere al capo. E io non sono il capo.
Ma che diavolo sta dicendo. Questa mi sembra una gabbia di matti.
Incomincia a capire, allora.
Cosa?
Alfred. Tu non sei sposato, non abiti a un isolato da qui, non
hai un lavoro e questa non è la casa dei Sounders, ma
la casa di ricovero Settevite.
I Sounders erano i padroni di questa casa e sono morti di morte
naturale. Sei solo una mela bacata, Afred. E come te lo è
anche Shirley, e tutti gli altri.
Davvero carina come trovata. Lei è solo un guastafeste,
ecco cos’è.
Dammi la mano Alfred. Andiamo di sopra. In piscina è
meglio andarci di giorno accompagnati dal personale medico.
La sera non ti devi muovere, lo sai vero?
Io lì non ci entro.
Su fai il bravo.
E allora lei chi è?
Quella è Shirley, la tua amica e non tua moglie.
Questo lo dice lei.
Su, Shirley. Diglielo anche tu.
E’ così. E’ come dice lui. Noi due siamo
solo due mele bacate.
paolo
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