Lavanderia

Ho un negozio tutto mio. Una lavanderia. Niente di straordinario, ma è così che riesco a cavarmela. La strada per arrivarci non è per niente facile. Lo so perché è la prima cosa che mi dicono tutti la prima volta che entrano nel mio negozio. Molti dopo la prima volta non sono più tornati. Qualcuno si è anche dimenticato di venire a ritirare l’abito.
Io aspetto un mese e se nessuno viene a chiedere del vestito lo rivendo al mercato dell’usato. Se qualcuno mi deve dei soldi non faccio che ricordarglielo tutte le volte che lo vedo. Non mi interessa se si offende. Io di soldi ne ho sempre bisogno. Qualche volta tendo ad esagerare e mi comporto come se morissi di fame, tanto da non farmi scappare via nemmeno la più misera moneta. Quindi se non siete quel genere di persona che mi somiglia è meglio che stiate alla larga da me. Non concedo prestiti e non accetto ritardi al pagamento. La mia è una lavanderia, non una banca.
Passo un bel po’ di tempo nel mio negozio dato che non ho nessuno a casa che mi aspetti. Non sono uno che si annoia facilmente. Nel caso dovessi cominciare ad annoiarmi vado di corsa a mettere su uno dei tanti dischi che conservo nel sottoscala del negozio. Ne ho un migliaio. Molti me li ha lasciati mio padre, alcuni me li sono comprati e i più me li hanno regalati.
Di fianco alla mia lavanderia c’è un negozio di pompe funebri. Ecco perché non esco quasi mai dal negozio. Quello che ci lavora è un tipo in gamba, ma non mi va di incontrare gli sguardi tristi dei suoi clienti. Qualcuno è pure venuto da me per rinfrescare l’abito da far indossare al morto. Non è una scoperta che molti vivi vestano peggio dei morti. Io sono uno di quelli.
E’ sorprendente quanto la gente sia sbadata. Basta vedere quello che combinano ai loro vestiti. Me li vedo nel momento in cui sanno di averla combinata grossa. Le loro facce diventano rosse e poi ci ridono sopra. Le macchie più strane le ho anche fotografate. Una volta un tizio ha portato un impermeabile col segno di un copertone di una macchina. Doveva aver investito un altro tizio e poi, ammirandone lo stile, aveva pensato di prendersi il suo impermeabile. Questa storia è finita sui giornali. Sono stato io a denunciarlo. Un ottima pubblicità per il mio negozio. Il titolo dell’ articolo se non ricordo male diceva “Se volete nascondere un omicidio state alla larga dalla lavanderia”, e nell’articolo si faceva il mio nome.
A casa non ho la televisione. La mia casa è un buco. Io e il mio gatto lo sappiamo bene, così quando non fa freddo cerchiamo di starne fuori più tempo possibile. Lui se ne va per giardini, io quando finisco col lavoro, se non casco dal sonno, me ne vado in giro per la città. Non amo le tavole calde e nemmeno i ristoranti. Quando ho qualcosa da mettere sotto i denti mi accontento di sedermi su una panchina. Se poi arrivano dei piccioni mi alzo e me ne vado. Una volta in questo modo ho conosciuto una donna. Ci siamo frequentati per un po’, poi ognuno è andato per la sua strada. Voleva fare la ballerina, chissà che fine ha fatto. Non deve essere andata molto lontano.
Quando mi va, vado al cinema. E’ il mio passatempo. Se poi il film mi piace riesco pure a non addormentarmi. I miei preferiti sono i film di Sergio Leone. Li ho visti un sacco di volte. Mio padre me li faceva vedere quando ero piccolo. Il cinema è andato avanti, io mi sono fermato a quei film.
Non sono un tipo curioso. Faccio tranquillamente a meno dei giornali. Se proprio mi capitano sotto mano vado subito alla pagina sportiva. Non sapevo nemmeno che il mio Presidente ha dichiarato guerra a un “Nemico Generico”. Però, se mi fate qualsiasi domanda sul baseball, vi darò sicuramente la risposta giusta. Dei libri non so che farmene dato che non ho mobili sotto cui infilarli. Ho provato a cominciare a leggerne qualcuno, ma dopo un po’ me ne dimentico. Non ci tengo alle storie che racconta un tizio che non conosco.
Mi piace stare in mezzo alla gente. Mi piace sentirmi un numero. Ecco perché di solito mi presento a quegli incontri dei “Guiness dei primati”, cose come “la fila umana più lunga del mondo”.
Certo, l’idea di un viaggio prima o poi finisce per averla anche il più sedentario dei sedentari. Ho provato un paio di volte ad uscire di casa per andare in una agenzia di viaggi. Si era pure discusso di gite organizzate e vaccinazioni, ma poi ho lasciato perdere. La città dove vivo mi basta. C’è il cinema, una piscina, un ospedale, una piazza e anche qualche giardino. Lo so che mi perdo molte cose non uscendo mai dalla città. La soluzione è non pensarci.
Non chiedetemi di donare il sangue o pezzi del mio corpo o di firmare per una causa giusta. Io non chiedo niente agli altri e vorrei che gli altri si comportassero di conseguenza.
Gli animali non mi piacciono, a parte i gatti. Odio i topi e più di tutto i pipistrelli. L’idea di un topo con le ali mi dà il voltastomaco. I pipistrelli ricorrono spesso nei miei sogni.
Se oggi sono quello che sono, lo devo ad un cliente della lavanderia. Le prime volte che veniva non ci feci caso. Era uno come tanti. Forse più alto del solito. A farmi notare le sue braccia rigide e le sue unghie lunghe è stato il tizio delle pompe funebri. Io non ci trovavo niente di strano. Non mi piace soffermarmi sui difetti fisici delle persone. Mi ero promesso di sorvolare sulla bruttezza umana, è stato il tizio delle pompe funebri a farmi cambiare idea. Il tizio delle pompe funebri mi disse che aveva visto il mio cliente stecchito in una delle sue bare, proprio una settimana prima. Io non ho dato retta alle sue parole, mi bastava il suo cattivo alito di vino.
Quel tizio dato per morto si presentò più volte nella mia lavanderia con la stessa camicia da lavare. La sporcava sempre con del sangue e la macchia capitava sempre nello stesso punto. Sul colletto, intorno al terzo bottone. A me andava bene visto che mi pagava.
Una sera entrammo in confidenza e mi disse che quello non era il suo sangue. Io, non sapendo che dire, feci finta di niente. Me lo disse lui che tipo di problema aveva. Era anemico. Io non ci vidi nessun collegamento con le camicie insanguinate. Gli chiesi di arrivare al punto. Quella sera faceva molto caldo e non immaginavo che allentandomi il nodo della cravatta lo avrei invitato a nozze. Alla vista del mio collo cambiò faccia. Stava quasi svenendo dal piacere.
Quel tizio era un vampiro. Cominciò a darsi da fare con la mia giugulare. Non chiese nemmeno il mio gruppo sanguigno. La mia mano intanto andava alla ricerca del bastone che tenevo sotto il bancone. In un attimo le cose si ribaltarono. Dovevo dargliele fino a sfinirlo. Lo bastonai fino a stancarmi il braccio. Lui inizialmente subì la mia reazione poi chiese chiarimenti in proposito.
- Ehi, ma che fa? Credevo che le andasse!
- Andarmi cosa, se non le dispiace vorrei che il mio sangue resti tale.
- Avrebbe dovuto dirmelo. Prima mi mostra il collo e poi si ritira?
- Cosa avrei dovuto capire che non ho capito?
- Ma come, lei non sa niente dei vampiri? Se ne parla spesso nei libri e anche al cinema. Si informi.
- Mi dispiace non è il mio genere. Io vedo solo i film di Sergio Leone.
- E’ un buon regista. Non c’è dubbio. Però che diamine!
- Se aveva bisogno di una trasfusione bastava rubare qualche sacca all’ospedale.
- Mi dispiace, ma non è la stessa cosa. Preferisco avere un rapporto con la vittima. Non mi va di bere il sangue di uno senza vederlo in faccia.
- Lei non è tanto meglio di una zecca.
- Si sbaglia. Le zecche lo fanno per necessità, noi per piacere. Noi vampiri abbiamo un regolamento da seguire. Siamo condannati alla vita eterna.. Qualcuno rischia pure l’anemia o di prendersi una malattia contagiosa, senza dimenticarsi dell’alitosi. Nessuno ci tutela. E voialtri non avete nemmeno la riconoscenza di leggere quello che i libri dicono su di noi.
- La cosa mi mortifica. Se vuole non le faccio pagare il conto.
- Ma non è questo il punto.
- Senta, io non leggo libri. Di nessun tipo. Quindi non se la prenda con me. Ora se ne vada. Per colpa sua dovrò stare tutta la notte in piedi per pulire tutto questo casino.
- Me ne vado... me ne vado. La prossima volta le porterò delle videocassette.
- Come vuole. Adesso però mi lasci solo.
Dopo quella volta non è più tornato. Io nel frattempo mi sono visto tutti i film su “Dracula” e ho letto anche qualche libro.
Oggi so tutto sui vampiri. Come vuole la regola, sono diventato uno di loro.
L’anno prossimo faremo un grande raduno in Romania. Il viaggio in aereo un po’ mi spaventa, ma vedrò di farmi passare la paura. Non ho fatto ancora l’abitudine all’idea di una vita eterna. Non sono il tipo che si annoia facilmente, ma l’eternità è una questione seria.
Lavoro ancora alla lavanderia. Quando mi va metto su uno dei miei dischi. Parecchi dei miei clienti sono vampiri. Il tizio delle pompe funebri è diventato uno di noi. Sono stato io a iniziarlo. Ne abbiamo prima discusso. A lui andava, così gli ho lasciato il segno sul collo. Non mi ammazzo di lavoro come una volta. Qualcuno mi ha chiesto perché non ho chiuso la lavanderia. Aprire una lavanderia, chiuderla per fallimento e ricominciare da capo, sempre nella stessa lavanderia per tutta l’eternità potrebbe anche essere una cosa divertente.

 

paolo

 

 

 

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