13
novembre 2004 |
Rossi-E-Gialli
– Azzurri -----4
- 3 |
RG: berto,
giuseppe, paolo, luca, rinaldo, zugni
A: silvio, paolo,
maurizio, carlo, tomma, gianmario
Blu
Notte: The Italian job
Quei sei erano una forza, professionisti
del crimine, veri perdenti per vocazione, ma insieme formavano davvero
una grande squadra. Alle spalle avevano solo piccole storie di crimine,
truffe, furti, poca cosa, ma quando lavoravano assieme, bè..
allora si che c’era da divertirsi.
Il piano doveva essere semplice, i piani semplici sono quelli che di
solito funzionano meglio. Si trattava di portare a casa il bottino pieno,
fare il colpo grosso.
Il problema era che non erano i soli ad aver messo gli occhi sulla posta
in gioco. Qualcun altro aveva intenzione di mettergli il bastone tra
le ruote.
Quelli della banda avversaria era gente pericolosa, gente che si era
fatta un nome nell’ambiente. Gli chiamavano gli Azzurri perché
riuscivano a fregare le loro vittime convincendoli che quello che stavano
facendo lo facevano nel loro interesse, come quel partito che andava
tanto di moda, Forza Italia.
Il più delle volte riuscivano a farsi consegnare il bottino senza
nemmeno sparare un colpo, da veri professionisti. L’organizzazione
è il loro punto di forza, ognuno conosce alla perfezione i suoi
compiti. Di solito quelli che elaborano la tattica sono due. C’è
Paolo detto il “secco”, perché se ti distrai è
un attimo e lui ti fa secco, e Silvio detto “barbanera”
perché colleziona film sui pirati. Se loro sono la mente della
banda, il braccio armato è Tomma detto il “punch”,
un vero anarchico, un tipo difficile da tenere a bada. L’esperto
in logistica è Maurizio detto il “nero” per le sue
idee di estrema destra. Si occupa della retroguardia, delle operazioni
di difesa e di fuga, è fondamentale per il gruppo. Uno dei due
membri part-time è detto “O.G.M.”, che non sta tanto
per Organismo Geneticamente Modificato, anche se ultimamente ha preso
qualche chilo di troppo, ma per Oh Gian Mario… L’altro è
Carlo, l’unico a non avere soprannome perché è da
poco nel giro, è quello che fa il lavoro sporco.
Ma quelli della banda li conoscevano fin troppo bene, sapevano cosa
avevano mente. Per qualche tempo si sono infiltrati nel clan avversario,
hanno collaborato con loro, ne hanno appreso le tecniche e hanno levato
le tende prima di venire smascherati… E il gioco sporco premia.
Giuseppe e Paolo hanno fatto un gran bel lavoro, in meno di due settimane
hanno scoperto come e quando gli Azzurri avevano intenzione di agire.
Bisognava solo prenderli in contropiede.
Quello degli Azzurri è un gruppo organizzato, non lasciano nulla
al caso, ma anche loro hanno un punto debole: si piacciono troppo. Ecco
la carta su cui puntare.
A questo punto non serviva più nemmeno un piano per il colpo,
l’idea era questa: si trattava di lasciare il campo alla banda
avversaria. Avrebbero fatto tutto loro e una volta messe le mani sul
bottino, zac!, sarebbe stato un gioco da ragazzi prenderli con le braghe
calate. Come rubare le caramelle ad un bambino.
Ma servivano gli uomini giusti.
Berto era l’uomo d’esperienza, quello che doveva tenere
la situazione sotto controllo, e anche se da un po’ era fuori
dal giro ci sapeva ancora fare. La banda si fidava molto di lui. Poi
serviva uno in grado di guardagli le spalle, e chi meglio di uno conosciuto
nell’ambiente come il “massiccio” poteva fare al caso
loro. Il suo vero nome era Rinaldo e lavorava sempre in coppia con un
tipo svelto di piedi e di mani, Zugni, o come lo chiamavano tutti “l’ottimista”.
La squadra era al completo, serviva soltanto l’esca per far scattare
la trappola, uno da gettare in bocca al nemico. L’esca era un
certo Luca detto “Maccarone” non per le sue origini italiane,
ma per la somiglianza col calciatore.
Ecco il piano.
Gli Azzurri sarebbero entrati in azione, avrebbero fanno piazza pulita
e si sarebbero chiusi nel loro nascondiglio a contare il bottino. Quello
era il momento di “Maccarone”; il suo compito? Fare un po’
di casino lì davanti. In questo lui è un maestro, più
si impegna e più combina cazzate. Bisognava lasciarlo libero
di inventare, prima o poi qualcosa sarebbe successo.
A quel punto gli Azzurri sarebbero usciti per controllare cosa stava
succedendo, avrebbero visto “Maccarone” e avrebbero pensato
che non c’era nessun pericolo in vista. Ora toccava agli altri
entrare in azione. Svelti, svelti si dovevano infilare nel nascondiglio
degli Azzurri, mentre Rinaldo e Zugni coprivano le spalle, Paolo e Berto
avrebbero recuperato il bottino.
Finito il colpo bisognava scappare il più in fretta possibile
e non appena gli Azzurri, incazzati come non mai, fossero venuti fuori
a cercare di recuperare quello che era loro, Giuseppe li avrebbe colpiti
con la mossa a sorpresa.
Se tutto fosse filato liscio sarebbe stato un gioco da ragazzi. Un altro
grande colpo da maestri.
Il colpo con cui sarebbero entrati nella storia.
Se tutto questo fosse un film sarebbe una "crime-story", un
film di gangster. Ci sono i vincitori, ci sono i vinti, c'è l'azione
e c'è il bottino.
Ma tutto questo non è un film e non è l'opera di uno scrittore
di romanzi gialli.
Tutto questo è accaduto davvero, a pochi passi da qui..
E chi c'era sa di cosa sto parlando.
joenat
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