...da
un'intervista con Wu Ming
(A
propsito di "54")...
all'inizio volevamo parlare del "caso Montesi".
Ci siamo tuffati nei microfilm dei giornali d'epoca, e quelle pellicole
graffiate, quei titoli un po' sfocati, quegli accostamenti tra notizie
estranee l'una all'altra (Lucky Luciano, Trieste, i test atomici etc.),
insomma tutta la catena di eventi di quell'anno... Un vero shock cognitivo.
Il caso Montesi è arretrato sullo sfondo, ed è emerso
tutto il resto. Il brainstorm - durato settimane - è partito
dalla poderosa mole di appunti e dalla visione di decine di film di
quel periodo, da Totò e Carolina a La tunica fino a "Caccia
al ladro", che ha impresso *la* svolta, spostando l'azione nel
Sud della Francia, trascinando nel plot l'Indocina, Marsiglia, Bao Dai
e il suo codazzo. Quanto a Cary Grant, siamo suoi grandi ammiratori.
Wu Ming 4 aveva un poster di Grant appeso sopra il letto, nella camera
di quand'era teenager. Quanto alle similitudini, ogni anno ha qualcosa
in comune con tutti gli altri. Non c'è un impianto allegorico
coerente.
Secondo noi sono "le storie" - le vicende delle moltitudini
- il motore della "Storia", e riflettiamo questa convinzione
nella - a volte esasperata - coralità dei nostri romanzi. La
Storia non la fanno i poteri costituiti: in 54 non c'è una sola
operazione dei servizi segreti che vada a buon fine (citiamo Q: "Non
esiste un Piano che possa prevedere ogni cosa"), ogni volta c'è
un'interferenza, una coincidenza, un nesso causale di cui non s'era
tenuto conto, una cazzata che rovina tutto. Ogni complotto produce un
effetto-farfalla che lo nega retroattivamente. Come ogni nostro libro,
e al di là della nostre stesse intenzioni, 54 racconta la soggettività
e i limiti che essa pone all'esercizio del potere, narra i "disturbi"
nella ricezione dei diktat, le vie di fuga che cambiano i punti di vista
sul mondo. In Q il potere produce una soggettività che diventa
un limite imponderabile al compimento del Piano (la "defezione
del miglior agente sull'ultimo miglio"), tutta la terza parte del
romanzo (il "diario di Q.") è un'esplorazione di quella
soggettività e delle sue trasformazioni. Asce di guerra parla
di come la negazione di una trasformazione sociale in una parte del
globo (la "Resistenza tradita") può rovesciarsi in
un imprevedibile contributo a un cambiamento epocale (le rivoluzioni
anti-coloniali). 54 è un romanzo sulla redenzione, singolare
e collettiva, e sullo stile come àncora di salvezza, forma di
resistenza, contributo a una mitologia positiva e fondativa. Tutti e
tre i romanzi si chiudono con riflessioni sulla lotta che prosegue incessante
e ogni volta schiude nuovi scenari. Qualunque "fatalismo"
sarebbe totalmente in contrasto con quello che siamo, col marxismo autonomo
del nostro background politico-culturale e con la nostra concezione
della Storia.
(Come viene diviso il lavoro di scrittura
?)... Il metodo di "divisione
del lavoro" cambia a seconda del libro, ma non c'è una divisione
"industriale", in base alle mansioni. Tutti fanno tutto, dalla
ricerca all'improvvisazione collettiva alla stesura della sceneggiatura
alla stesura del libro fino alla revisione finale. La prima stesura
di ciascun capitolo viene assegnata in base ai desideri dei membri del
collettivo, ma tutto il materiale continua a ruotare e a essere ri-scritto
da piu' persone, finché tutti non sono soddisfatti.
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