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Tempi
d'oro per i morti
1985 - Marcos
y Marcos, pag.280 |
Non
c'è mai tempo, per la squadra Omicidi della polizia di
Miami.
Mentre incombono cinquanta vecchi casi da risolvere entro due
mesi.
E ogni cazzo di giorno spunta un cadavere da un bagagliaio,
da un campo di pomodori, un appartamento.
Un tossico è appena morto di overdose a casa della matrigna
una donna che odora di buono e occorre dare un'occhiata.
Torna in scena Hoke Moseley, sergente della Omicidi, che di
una donna avrebbe un gran bisogno. Uno che non spreca parole,
ha la spiazzante lucidità dei selvatici, arriva all'essenziale
per le spicce. Si tratti di fare il culo a un collega, prendere
per il culo un patito di arte contemporanea... o imbastire alle
figlie adolescenti, appena spedite a Miami dalla ex moglie,
una folgorante lezione sul sesso.
Affianca Hoke una bella cubana, Ellita Sanchez. Compagna di
ferro sul lavoro, straordinaria nel dargli una mano con le figlie,
questa ragazza fragile e concreta fiuta quando gira storta,
aiuta Hoke a intuire dove parte la pista giusta... anche se
le indagini prenderanno una piega "estrema". Che né
Ellita, né Hoke, men che meno noi, avremmo mai osato
immaginare.
***
l'inizio...
«Caos»
disse il sergente Hoke Moseley a Ellita Sanchez «è
l'acronimo per orientarsi a Miami». Le lanciò un'occhiata,
scalò in seconda, e attese che annuisse.
Avrebbe dovuto saperlo, dopo sette anni in polizia, non c'era
bisogno di spiegarle che C stava per corsie, A per autostrade,
O per ostacoli e S per svincoli. Non era detto che le strade
corressero in linea retta. A volte si avvolgevano su se stesse
in semicerchi e arabeschi senza senso.
Conversare con Ellita era un problema. Lui era il capo, lei
l'allieva, eppure non sapeva mai cosa spiegarle e cosa dare
per scontato. Era nella Squadra Omicidi solo da quattro mesi,
ma sembrava sapere sempre tutto in anticipo. Anche quello che
Hoke aveva imparato con l'esperienza e aveva provato a spiegarle
- il fatto che i tossici si spalmassero la Preparazione H sui
buchi per ridurre il gonfiore, ad esempio - lei lo sapeva già.
"Caos" era una di quelle stranezze che pochissimi
sbirri conoscevano, e proprio non si aspettava che lei rispondesse:
« Lo so ».
Forse, il diploma biennale in criminologia al Miami-Dade Community
College valeva il tempo e il denaro che ci aveva investito.
In ogni caso, era diventata più sensibile ai suoi sbalzi
d'umore. Negli ultimi tempi, piuttosto che rispondere "Lo
so" si limitava ad annuire e questo cominciava a dargli
sui nervi. Ma Sanchez doveva avere altro per la testa. Ultimamente
il suo bel viso dorato era serio, e alla mattina non sorrideva
più come un tempo. Il suo sordo malumore andava avanti
da più di una settimana. All'inizio, Hoke lo aveva attribuito
alle mestruazioni - poteva starci - ma una settimana era troppo.
Quanto duravano le mestruazioni? Tutto sommato, qualunque fosse
il motivo della sua preoccupazione, non aveva avuto alcun impatto
sul suo rendimento. Per ora.
Di una cosa Hoke era sicuro: non aveva fatto nulla che potesse
offenderla. Anzi, ce l'aveva messa tutta per trattarla da pari
- ovviamente sotto il suo comando. Quasi sempre le spiegava
il motivo delle sue azioni. Ma Sanchez era una donna, e ispanica
oltretutto, quindi c'erano in ballo tali differenze culturali
e di sesso che non sarebbe mai riuscito a capire cosa le passasse
per la testa.
A volte, se gli veniva da fare una battuta ironica, come capitava
con Bill Henderson, il suo vecchio compagno, bastava che le
lanciasse uno sguardo: quelle tettone materne e voluttuose sotto
le immancabili camiciole di seta lo costringevano a mordersi
la lingua.
Avere in macchina una donna al posto di Bill non era la stessa
cosa.
Forse di tanto in tanto avrebbe potuto far guidare lei. Ma nemmeno
questo gli sembrava logico. Deve guidare l'uomo, non la donna,
anche se ai vecchi tempi guidava quasi sempre Bill, perché
era più bravo di lui, e ne erano consapevoli entrambi.
Per quanto ne sapeva, Ellita Sanchez poteva essere più
Brava di tutti e due.
Magari un domani l'avrebbe fatta guidare - chissà come
andava...
- La prossima - disse Sanchez indicando il cartello bianco e
verde - è Poinciana Court.
- Certo - se la rise Hoke. - E va da est a ovest -.
Erano diretti a Green Lakes, un sobborgo di Miami costruito
durante il boom edilizio degli anni Cinquanta, destinato a famiglie
giovani con figli piccoli, o veterani della Guerra di Corea
con cinquecento dollari da parte per l'anticipo e uno stipendio
fisso che li mettesse in condizione di pagare i sessantotto
dollari al mese del mutuo. A quei tempi erano case da diecimila
dollari, con mutui trentennali a tasso fisso al cinque virgola
cinque per cento. Anche allora non era molto per una casa di
tre stanze con bagno. A trent'anni di distanza, però,
quelle stesse case si vendevano a ottantaseimila dollari o più,
e gli interessi erano saliti al quattordici per cento. Molte
altre zone residenziali di Miami, a seconda della posizione,
erano diventate dei ghetti - Green Lakes no. Le strade e i viali
ampi e sinuosi, tutti dotati di un nome oltre che di un numero,
erano fiancheggiati da grandi ficus e pini australiani. Ogni
cento metri circa c'erano dei "poliziotti addormentati",
dossi colorati di giallo che obbligavano a moderare la velocità.
Molti proprietari, avendo messo da parte un po' di soldi, avevano
costruito un secondo bagno, verande vetrate, un box o un capanno
degli attrezzi, e quasi tutte le case, se non tutte, avevano
il retro e la veranda nuova che dava su laghetti artificiali
squadrati, con l'acqua di un colore verde lattiginoso. In origine
i laghetti erano cave di sabbia e pietra: era pericoloso farci
il bagno (prima che l'associazione dei proprietari di Green
Lakes vietasse la balneazione, erano annegate almeno dieci persone),
ma erano circondati da una pineta con sentieri per correre,
e di sera una brezzolina fresca si alzava dall'acqua.
Insomma, Green Lakes era un bel posto dove vivere.
Hialeah era alla giusta distanza: potevi andarci a far spese,
e tenerti alla larga dall'atmosfera ispanica. Per le famiglie
di colore era una zona troppo costosa.
Certo, col tempo tutto questo sarebbe cambiato, ma a quel punto
il valore delle case sarebbe salito a centomila dollari, e gli
interessi oltre il venti per cento. La gente che viveva a Green
Lakes poteva considerarsi fortunata, e lo sapeva. Grazie a un
efficiente programma di prevenzione il tasso di criminalità
era basso: erano passati più di due anni dall'ultimo
omicidio.
Hoke vide l'auto di pattuglia blu e bianca parcheggiata davanti
alla casa. L'agente di servizio, a capo scoperto, era appoggiato
a un ficus sul bordo della strada e fumava una sigaretta chiacchierando
con due ragazzine. Queste erano in toppino, jeans e scarpe da
ginnastica e tenevano le loro mountain bike tra se e l'agente.
Parcheggio dietro l'auto di pattuglia, e sentì sfrigolare
la radio di servizio. Uccellini insistenti risposero dagli alberi,
e da un prato vicino ronzarono gli irrigatori. Qualche casa
più avanti, un cane si fece sentire da dietro una porta
chiusa.
Hoke e Sanchez scesero dall'auto, e l'agente, un ispanico con
le basette squadrate all'altezza degli occhi scuri, si scostò
dall'albero e disse alle due ragazze di circolare. Pedalarono
per un centinaio di metri, si fermarono, e si girarono a guardare.
- Sergente Moseley - disse Hoke. – Omicidi - . Diede un'occhiata
alla targhetta dell'agente. - E il cappello, Garcia? -
- E’ nell'auto -.
- Mettitelo. Sei armato, e devi stare a capo coperto -.
Garcia prese il cappello dall'auto e se lo mise. In bilico sulla
massa di ricci neri sembrava gli fosse piccolo di due taglie.
Quel cappellino con la visiera tutta graffiata lo rendeva ridicolo,
e Hoke poteva ben capire che non volesse portarlo. D'altro canto,
nessuno gli impediva di tagliarsi i capelli.
- Dov'è il morto? - chiese Hoke.
- Dentro. C'è l'agente Hannigan, in casa -.
Sanchez andò verso la casa. Hoke indicò le due
ragazze che, spingendo le bici, piano piano stavano tornando
indietro.
- Tieni lontana la gente. Tra un po' cominceranno ad arrivare
i curiosi, tu falli rimanere dall'altra parte della strada -.
L'agente Hannigan, una bionda allampanata sui vent'anni con
ombretto color porpora e rossetto corallo, aprì la porta
prima che Hoke e Sanchez arrivassero nel portichetto. Si era
leccata o mangiucchiata quasi tutto il rossetto dal labbro inferiore.
- Nemmeno tu hai il cappello?- chiese Hoke.
- E’ in macchina -. Arrossì. - Il sergente Roberts
ci ha detto che non è obbligatorio indossarlo - .
- Si che lo è - disse Hoke. - Ogni volta che porti un'arma,
devi coprirti la testa. Se vuoi, posso spiegare al sergente
Roberts il perché -.
- Meglio di no - .
- Dov'è il morto? -
[...]
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