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l'inizio...
Carter "Doe" McCoy aveva lasciato
detto che lo svegliassero alle sei e stava allungando la mano
verso l'apparecchio telefonico quando il portiere di notte lo
chiamò. Doc si svegliava sempre facilmente, dolcemente,
e di fronte a un nuovo giorno era sempre fiducioso e pieno di
sicurezza. La routine di dodici anni di prigione non aveva fatto
che trasformare le sue tendenze naturali in abitudine.
- Che domande, ho dormito magnificamente, Charlie - disse con
voce gentile e sincera.
- Non ti aspetterai mica che ti faccia la stessa domanda, vero?
E’ in arrivo la mia colazione? Bravo ragazzo. Sei una
Brava persona, un vero gentiluomo, Charlie.-
Doc McCoy riappese, sbadigliò, si stirò con voluttà
e si alzò a sedere nel grande letto all'antica. Scostando
leggermente la veneziana della finestra prospiciente la strada
laterale, sbirciò verso la tavola calda, che stava aperta
tutta la notte, un isolato più su. Un garzone nero ne
stava uscendo in quell'istante con un vassoio coperto da un
tovagliolo bianco in equilibrio su una mano. Avanzava per la
strada immusonito, col passo lento di chi sta eseguendo un compito
ingiustamente imposto.
Doc sorrise con comprensione. Era tutta colpa del ragazzo, naturalmente.
Avrebbe dovuto capire che non era il caso di vantarsi con Charlie
delle belle mance che il "signor Kramer" gli aveva
dato... Avrebbe dovuto capire che da quel momento Charlie gli
avrebbe tolto l'incarico di portare su il vassoio. Comunque...
Doc andò nel bagno e cominciò a lavarsi... Quel
ch'è giusto è giusto e un portiere che faceva
un lavoro del genere aveva probabilmente bisogno di ogni cent
che gli capitava.
- Capisci com'è, Charlie - spiegò con aria suadente
quando il portiere arrivò con la colazione.
- Vedi, per uomini come te e me, pochi dollari vanno e vengono,
non fanno molta differenza, ma... ti dispiace dargli questo
biglietto da cinque a nome mio? Digli che al mio ritorno in
città passerò di lì e lo ringrazierò
personalmente -.
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