Henry Miller

 

Paradiso Perduto
1956 -Mondadori, pag.167
Titolo originale: A Devil in Paradise


 

 

l'inizio...

Fu Anais Nin che mi presentò a Conrad Moricand. Lo portò nel mio studio alla Ville Seurat un giorno d’autunno del 1936. la mia prima impressione non fu in compenso favorevole. L’uomo sembrava tetro, pedante, egocentrico, troppo sicuro di sé. Si portava appresso una sorta di alone fatalistico.
Era il tardo pomeriggio, quando arrivò, e dopo aver fatto quattro chiacchiere andammo a mangiare in un piccolo ristorante della avenue d’Orleans. Da come esaminò il menù capii subito che era un tipo meticoloso. Chiacchierò senza interruzione per tutto il pasto, pur continuando a mangiare di gusto. Ma era una conversazione, la sua, di quelle che non si fanno a tavola, di quelle che rovinano la digestione.
Aveva un odore che non potei fare a meno di notare. Era un misto di lozione da barba, cenere bagnata e tabac gris, con l’ombra di un profumo indefinibile, elegante.Più tardi queste componenti si sarebbero fuse in un unico inconfondibile aroma: l’odore della morte.

 

la fine...

La fine arrivò all’improvviso. Secondo l’articolo commemorativo di Briant su “Le Goéland”, il mattino del giorno in cui morì, Moricand ricevette una visita da una cara amica, una donna. Questo fu verso mezzogiorno. Mentre si separavano, la informò molto semplicemente che non l’avrebbe mai più visto. Dato che sembrava in buona salute e col morale alto, e dato che nulla durante la loro conversazione avrebbe potuto far prevedere un’osservazione simile, lei vi diede poco peso e la considerò una boutade. Quel medesimo pomeriggio, verso le quattro , ebbe un attacco di cuore. Andò in cucina in cerca di aiuto, ma nonostante le sue gravi condizioni nessuno vi trovò motivo di allarme. Fu chiamato un medico, ma aveva da fare. Sarebbe venuto più tardi, appena libero. Quando arrivò, era troppo tardi. Non c’era altro da fare che avviare in fretta e furia all’ospedale il povero Moricand, che respirava ancora. Quando lo ricoverarono all’ospedale Saint-Antoine era già in coma. Morì la stessa sera, alle dieci e mezzo, senza riprender coscienza.
Nei suoi ultimi istanti , scrive Briant, fu “ seul comme un rat, nu comme le dernier des clochards”.

31 agosto 1954

 

 

 

 

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