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l'inizio...
Nella
mia vita è stato il primo amico in assoluto. Un’amicizia
nata dalla strada, dove ci incontrammo la prima volta, in quel
glorioso 14 ° distretto di cui ho scritto con tanto calore.
Avevamo tutti e due cinque anni. Naturalmente avevo altri amichetti
nel quartiere, oltre a Stasiu. Per me è sempre stato
facile fare amicizia. Ma Stasiu era il mio amico vero,intimo,
il mio caro compagno di sempre.
Stasiu era il nome con cui lo chiamavano i genitori. Nessuno
di noi osava chiamarlo così, perché quel nome
lo faceva riconoscere subito come polacco e lui non voleva.
Si chiamava Stanley e Stasiu era un diminutivo affettuoso. Ho
ancora nelle orecchie la zia che lo chiama con voce dolce, staccando
bene le parole _ “ Stasiu, dove sei Stasiu? Vieni a casa,
è tardi”. Sentirò quella voce e quel nome
fino al giorno della mia morte.
Stanley era orfano ed era stato adottato dagli zii. La zia ,
una donna di proporzioni enormi con seni simili a cavoli, era
una delle donne più dolci e più gentili che abbia
mai conosciuto. Per Stanley fu una vera madre, probabilmente
molto migliore di quello che sarebbe stata sua madre se fosse
vissuta. Suo zio, viceversa,era un bruto sempre ubriaco e aveva
il negozio di barbiere al piano terreno della casa dove abitavamo
noi. Ho ricordi tra i più vividi e terrificanti di quando
rincorreva Stanley per strada con un rasoio aperto in mano,
bestemmiando a pieni polmoni e minacciando di tagliargli la
testa.
frammenti...
Di
quello che successe a Stanley non so più niente. Seppi
per vie traverse che era diventato cieco, che aveva mandato
i figli all’università e nient’altro.
La sua vita deve essere stata molto desolata e solitaria. Sono
sicuro che non aveva un grande interesse per la moglie. So che
odiava il lavoro in tipografia. E sono sicuro che non ebbe neanche
un briciolo di fortuna come scrittore. Che cosa avrei potuto
fare per aiutare Stanley? E’ un problema, perché
non sono mai stato capace di fare qualcosa per qualcuno, neanche
per me. E’ che ho avuto la Fortuna dalla mia parte. Innumerevoli
volte, quando tutto sembrava senza speranza, sono stato salvato,
molto spesso da qualcuno assolutamente estraneo. Stanley non
aveva nessuno che lavorasse per lui, meno che tutti gli dei.
***
Non
so che cosa ci voglia per sopravvivere in questo dannato paese.
Bisogna avere la moralità e la ferocia di una donnola,
l’aggressività di un pugile, la spietatezza di
un assassino, la crudeltà di un grosso magnate –
e in più un barile pieno di fortuna. Joe era un povero
diavolo, ma era un gran cavaliere in confronto ai tipi che oggi
vanno per la maggiore. Sebbene non volesse aver niente a che
fare con il Papa o con la Chiesa, in circostanze diverse, sarebbe
potuto diventare un buon prete irlandese. Gli mancava solo la
stupidità e l’intolleranza bigotta.
***
Si
avvicina il nono anno della mia vita e con esso la fine del
mio primo Paradiso in terra. No, del secondo Paradiso. Il primo
fu nell’utero di mia madre, dove lottai per rimanere sempre,
ma il forcipe alla fine prevalse. Quello dell’utero fu
un periodo meraviglioso e non lo dimenticherò mai. Avevo
quasi tutto quello che si poteva desiderare – tranne gli
amici. E una vita senza amici non è vita, per quanto
raccolta e confortevole possa essere.
***
Non
sono sicuro se i suoi genitori venissero da Galway o da Country
Court, ma erano irlandesi come il maiale di San Patrizio. Il
suo vecchio faceva il manovale e ne aveva l’aspetto. Sua
madre sembrava più una puritana della Nuova Scozia che
un’irlandese chiacchierona. Il vecchio ogni tanto aveva
scatti di nervi. Era irascibile e litigioso. Gli capitava di
mettersi a far salti di furia e quasi a ballare di rabbia. Se
pensavo che la mia vita familiare fosse difficile, quella di
Alec era cento volte peggio. Il suo vecchio era per lui una
fonte permanente di umiliazioni. Era così ignorante che
non aveva mai sentito parlare di Robert Burns. Aggiungete a
ciò che era un cattolico pieno di pregiudizi , di vedute
ristrette, cocciuto e ostinato come sanno essere i cattolici.
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