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l'inizio..
Quella notte fu Ann la prima a sentire un rumore.
Io stavo dormendo. Da un po' di giorni non riposavo tanto bene
a causa di certe grane al lavoro, e anche perché le due
notti precedenti il nostro bambino di quattro anni, Jordan,
era stato male, con vomito e tosse, costringendoci ad alzarci
dal letto di continuo. Quella notte però Jordan dormiva
di un sonno profondo, e io con lui.
Fui risvegliato dal gomito di Ann conficcato nelle costole,
e dalla sua domanda sussurrata: - Hai sentito?-
Non avevo sentito nulla. Però, dal tono della sua voce,
potevo star tranquillo che lei aveva sentito sul serio qualcosa,
e non era il richiamo di un rapace notturno o un cane che frugava
nei bidoni dietro casa. Ann non era una che si spaventava facilmente,
ed era dotata di un udito incredibile, che compensava forse
la miopia.
Mi girai sulla schiena, mettendomi in ascolto. Un istante più
tardi anch'io avvertii un rumore. Qualcuno stava facendo scivolare
con cautela la porta a vetri che dal soggiorno si apriva sul
retro. Forse poco prima Ann l'aveva sentito mentre forzava la
serratura. Appena mi ricordai di Jordan che dormiva nella stanza
dall'altra parte del corridoio, la pelle d'oca mi ricoprì
con un'ondata gelida che culminò sulla cima del cranio.
Accostai le labbra all'orecchio di Ann sibilando uno ssst. […]
22
Jim Bob e Russel ci vennero incontro nel parcheggio.
- Prendiamo il Troione Rosso - suggerì Jim Bob.
Ann e io salimmo di dietro, mentre Russel si accomodò
davanti di fianco a Jim Bob. Pensai che forse quei due ci stavano
preparando un brutto scherzo, e si accingevano a portarci in
fondo al fiume per sbarazzarsi di noi. Chissà, forse
sarebbe finita così. Erano amici da tanto tempo e non
avevo la minima idea di quel che Russel gli aveva detto al telefono.
Avrei preferito che mi fosse venuto in mente prima. Le luci
degli edifici e dei negozi si riflettevano sul viso di Ann illuminando
il suo profilo, all'interno dell'auto. Avevo la sensazione che
pure lei condividesse i miei timori. Già prevedevo che,
se fosse finita in quel modo, le sue ultime parole sarebbero
state: - Te l'avevo detto.-
Mentre uscivamo dalla città, osservai per bene il Troione
Rosso. Era tappezzata di carminio, e sul cruscotto trionfava
un - Jim Bob - in caratteri argentei a rilievo. Il volante era
ricoperto da una volgarissima falsa pelle di ghepardo, con attaccato
un “pomello del suicida” color smeraldo che sembrava
il batacchio di una porta. Jim Bob amava guidare con la sinistra
sul pomello e la destra sul poggiatesta. Nello specchietto retrovisore
gli scorgevo parte del viso. Sembrava su di giri come un ubriaco.
- Come facciamo a disseppellirlo? - chiesi. M'era balenato nella
mente che non avevo visto nessuna pala, il che mi rendeva ancor
più nervoso.
- Ho dei badili e altra roba nel baule. Ogni genere di attrezzo.
Ci tengo mezzo mondo là dietro, tranne un'altra auto.
-
Forse era meglio prenderne un'altra - fece Russel. - Questa
qui non passa proprio inosservata. -
- Perché dovremmo passare inosservati? Stiamo andando
in macchina. Non è un crimine. Accidenti, avevo un furgone
e me lo sono dimenticato. -
- Non scherzare. -
Jim Bob guardò Russel e sogghignò. - Vuoi vedere
come semino il piedipiatti? -
Anche Russel sorrise. - Pensavo stessi perdendo il tuo smalto.
L'ho notato quando siamo usciti dall'Holiday Inn. Hanno scambiato
le macchine. -
Seppure tentati, Ann e io non ci girammo per individuare la
presunta macchina inseguitrice.
- Siete sicuri che sia un poliziotto quello che ci segue? -
domandai.
- Certo - rispose Jim Bob.
- Non ci può costringere ad accostare? -
- Per cosa, per guida di una Caddy rossa? Non è un reato.
-
- Forse con questa Caddy lo è - disse Ann.
Jim Bob rise. - Signora, lei mi piace, veramente. -
- Se scappiamo, poi la polizia non ci verrà a rompere
le scatole? - feci io.
Be', non è che scappiamo, li semineremo in modo legale.
Ma prima perché non mi dite dov'è questo accidenti
di cimitero? -
- Nella direzione opposta - io informo Russel.
- Figurarsi - commento Jim Bob sterzando a sinistra nel parcheggio
del Safeway proprio davanti a un'enorme motrice con rimorchio.
L'auto che ci pedinava proseguì. O almeno credevo fosse
quella. […]
la fine…
Risi. - Sembra proprio degna di Jim Bob. -
- Price non ha detto nulla. Gli ha spifferato il nome. E’
possibile che sospetti che c'entriamo in qualche maniera con
la storia della casa, ma non credo che gliene freghi niente.
Penso che sia contento che è finita e che quel pezzo
di merda abbia avuto il fatto suo. Non e più compito
suo aiutare l'FBI a coprire qualcuno. -
- Come sta Jim Bob? -
- Bene. Non c'è nulla che lo riesca a stendere a lungo.
Mi sa che è sul serio il superuomo che crede di essere.
E’ sotto le cure della messicana che abbiamo salvato,
e sta già cominciando a gironzolare per casa. La prossima
settimana rimanda la ragazza in Messico, e le regala anche una
discreta sommettina. -
- Anche questo è da Jim Bob. E ora tu che farai? -
- Non mi resta più niente da fare. Un uomo che è
capace di uccidere il proprio figlio, qualunque cosa abbia combinato,
è già andato in pezzi. Nell'anima. O come la vuoi
chiamare. Ho messo le sue fotografie assieme a quel nastro maledetto
e gli ho dato fuoco, cercando di bruciare anche tutto quello
che provo per lui. Ma non ci sono riuscito. Tanto lo so, gli
voglio ancora bene persino dopo quello che ha fatto, e poi non
l'ho mai conosciuto veramente. Non significherà molto,
Richard, ma se avessi potuto scegliere il figlio che volevo,
l'avrei voluto esattamente come te. -
- Significa molto per me. -
- Vorrei tanto non averti coinvolto in questo casino.-
- Non saresti riuscito a impedirmelo. -
Mi abbracciò, e io risposi alla sua stretta. Ripensai
all'ultima volta che avevo visto mio padre, prima che se ne
andasse a infilarsi la canna in bocca.
Quando ci staccammo aggiunse: - Questo è tutto quel che
mi rimane dentro. -
Tremava lievemente. Era difficile parlare.
Salì in macchina e abbassò il finestrino. - Ho
portato questo per Jordan. - Prese dal sedile il modellino di
un carro rosso dei pompieri e me lo consegnò. Non gli
devi dire che viene da un altra persona. Forse, quando sarà
più grande, se si ricorda di quella notte... be', gli
puoi dire... diglielo, va bene? -
- Si. -
- Tieniti alla larga dalle ombre, Richard. -
- Farò del mio meglio, Ben. -
Fece manovra con la Rambler e si allontanò lungo il vialetto.
Salutai l'auto che se ne andava, senza sapere se Ben mi vedesse
nello specchietto retrovisore. Mi voltai per rientrare in casa.
Un fragoroso ritorno di fiamma mi smosse il sangue, e riprovai
l'esaltazione della notte della sparatoria. Mi girai di scatto,
capendo subito che la detonazione proveniva dalle candele della
vecchia Rambler. Poi l'eccitazione sparì. Allora provai
paura, perché per un momento il rumore, così simile
a uno sparo, mi aveva travolto con un'ondata di limpidissima
euforia. E adesso che l’onda era passata, mi sentivo deluso.
Fu questo a spaventarmi di più. La delusione.
- Alla larga dalle ombre - proclamai ad alta voce, e poi, mentre
varcavo la porta d'ingresso, ripetei quella frase come se fosse
un incantesimo contro il male.
- Alla larga dalle ombre. -
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