Joe R. Lansdale

 

Bad Chili
Einaudi, pag.262


 

 

l' inizio…

Era metà aprile quando tornai dal mio lavoro in mare e scoprii che il mio buon amico Leonard Pine aveva perso il posto di buttafuori all'Hot Cat Club, perché in un momento di rabbia, dopo aver cacciato un attaccabrighe fuori dal locale, mentre quello era ancora a terra, Leonard aveva tirato fuori l'uccello e gli aveva pisciato sulla testa.
Poiché un buon numero di clienti del club era fuori a guardare quella testa di cazzo rimbalzare come una pallina da ping-pong tra le mani di Leonard, e poiché Leonard non era stato neppure abbastanza discreto da voltarsi di spalle, quando aveva deciso di annaffiare la testa del babbeo, la direzione del locale era stata incline a credere che avesse esagerato.
Leonard non capiva perché. Anzi, secondo lui era stata un'ottima idea. Disse ai gestori che se si fosse sparsa la voce della sua impresa, i potenziali attaccabrighe si sarebbero detti: - Se crei dei problemi all'Hot Cat Club, ti arriva addosso quel bastardo di un negro frocio, e ti piscia sulla testa.
Tenendo conto della generale omofobia e del razzismo della popolazione locale, Leonard considerava che una cosa del genere avesse una capacità deterrente maggiore della pena di morte. La direzione non fu d'accordo. Erano desolati, dissero, ma dovevano proprio licenziarlo.
Se questo non fosse stato abbastanza, più o meno nello stesso periodo, Leonard aveva perso ancora una volto il suo grande amore, Raul, ed era dell'umore giusto per volermene parlare. Ci dirigemmo verso il campo di un amico a bordo dell'ultimo catorcio di Leonard, una vetusta Rambler bianca con una molla sporgente sotto il culo del passeggero. Una volta arrivati, sistemammo una serie di lattine su un tronco marcio e facemmo un po' di tiro al bersaglio con un revolver, chiacchierando allo stesso tempo sotto un cielo blu completamente sgombro di nuvole.
Andò cosi: Leonard buttò giù un'intera fila di lattine con pochi colpi ben mirati, e mentre camminavamo verso il tronco per rimetterle su, mi stava raccontando come lui e Raul ultimamente avevano iniziato a litigare spesso (il che non era affatto una novità) e Raul alla fine se n'era andato. Neppure questa era una novità. Ma stavolta non era tornato, e questo si che era nuovo.
Pochi giorni dopo Leonard aveva scoperto che Raul si vedeva con un tizio tutto vestito di pelle, con barba e Harley Davidson. Erano stati visti nei dintorni di La Borde, stretti insieme sul sedile della moto. Così stretti, spiegò Leonard, che Raul - doveva avere l'uccello infilato nel culo di quel bastardo -.
Avevamo soltanto un revolver tra tutti e due, e mentre parlava, Leonard me lo passò. Iniziai a caricarlo, e avevo già sistemato nel tamburo quattro proiettili quando dal bosco emerse uno scoiattolo impazzito, che saltava come un ossesso.
Se non avete mai visto uno scoiattolo arrabbiato, avete visto poco, e udito ancora meno, perché il verso di uno scoiattolo incazzato è qualcosa che non si dimentica. E’ così acuto e forte da farti scappare i coglioni nel buco del culo.
Per un momento, Leonard e io restammo paralizzati dallo stupore e dal rumore. Tutti e due conoscevamo i boschi fin da bambini, e da ragazzo io andavo a caccia di scoiattoli: la mia famiglia li aveva mangiati fritti, stufati, conditi con la senape e con contorno di insalata. Eppure in tutta la mia vita, e sono sicuro che lo stesso valeva anche per Leonard, non avevo mai visto una scena del genere.
Mi chiesi all'improvviso se l'informazione sui miei gusti carnivori fosse stata tramandata lungo generazioni di scoiattoli, ed ecco che ora arrivava il vecchio Bibo a vendicare la morte di un parente. Quell'animale faceva salti di un metro e mezzo, e in pochi secondi era uscito dal bosco e schizzava direttamente verso di noi.
Ci demmo subito alla fuga, ma lo scoiattolo non mollava. Voltandomi a guardare, vidi che stava guadagnando terreno. Le imprecazioni di Leonard non avevano nessun effetto, a parte quello di far arrabbiare ancora di più l'animale, che forse aveva tendenze battiste.
Arrivammo alla macchina, ma non ci fu il tempo di aprire le portiere. Balzammo sul cofano, e poi sul tetto, ma non servì a nulla. Lo scoiattolo salì senza sforzo sul cofano, poi, con la spuma alla bocca, mi si avventò contro.
Leonard mi salvò, sbattendolo via con il dorso della mano. Lo scoiattolo cadde a terra, fece una specie di danza sulle zampe posteriori, recuperò l'equilibrio e iniziò a correre in cerchio freneticamente. Un attimo dopo si fermò e caricò di nuovo la macchina.
Aprii il fuoco su quel figlio di puttana. Tre colpi in rapida successione, ma si muoveva così rapidamente, con tutte quelle tattiche da commando, saltando e zigzagando, che riuscii soltanto a sollevare un po' di terra.
Poi lo scoiattolo riguadagnò il cofano e il tetto dell'auto, e fu chiaro che io ero stato il suo obiettivo fin dall'inizio. Mi piantò i denti nell'avambraccio destro, rimanendoci attaccato, e lasciatemi dire che gli scoiattoli hanno dei denti realmente affilati. Forse non saranno come quelli dei leoni o delle tigri, ma quando te li senti piantati addosso la differenza non sembra così importante.
Saltai giù dal tettuccio e iniziai a correre, con lo scoiattolo appeso al braccio come una zecca gigantesca.
Lo colpii con la canna del revolver, ma non mi lasciò andare. Allungai il braccio, puntai l'arma e gli sparai […]


 

 

il prossimo libro è  Il mambo degli orsi


Joe R.LANSDALE -
gli altri SCRITTORI - HOME