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Siamo nella Los Angeles degli anni '30.
Il detective privato Philip Marlowe viene assunto da Guy Sternwood,
generale a riposo, vecchio, molto malato e proprietario di un
patrimonio di quattro milioni di dollari, per risolvere una
questione delicata: qualcuno cerca di ricattare il vecchio generale
con del materiale compromettente che riguarda una delle sue
due figlie, la minorenne Carmen, viziosa e instabile.
Ma mentre si occupa di questa faccenda, che si dimostra sempre
più intricata e che non tarda a causare anche delle vittime,
Marlowe si accorge che un problema più grave assilla
il vecchio generale: il marito dell'altra sua figlia, la intelligente
e conturbante Vivian, è scomparso misteriosamente. Benché
il generale non glie l'abbia chiesto esplicitamente, Marlowe
decide d'indagare anche su questo caso.
***
l'inizio...
Erano
pressappoco le undici del mattino, mezzo ottobre, sole velato,
e una minaccia di pioggia torrenziale sospesa nella limpidezza
eccessiva là sulle colline. Portavo un completo blu polvere,
con camicia blu scuro, cravatta e fazzolettino assortiti, scarpe
nere e calzini di lana neri con un disegno a orologini blu scuro.
Ero corretto, lindo, ben sbarbato e sobrio, e me ne sbattevo
che lo si vedesse. Dalla testa ai piedi ero il figurino del
privato elegante. Avevo appuntamento con quattro milioni di
dollari. [...]
***
la fine...
[…]
Salii in macchina, e scesi la collina.
Cosa importa dove si giace quando si è morti? In fondo
a uno stagno melmoso o in un mausoleo di marmo alla sommità
di una collina? Si è morti, si dorme il grande sonno
e chi se ne fotte di certe miserie. L’acqua putrida e
il petrolio sono come il vento e l’aria per noi. Si dorme
il grande sonno senza preoccuparsi di esser morti male, di esser
caduti nel letame. Quanto a me, ne condividevo una parte pure
io, di quel letame, ora. Una parte anche più grande di
quella di Rusty Regan. Ma il vecchio, no, non doveva: lui riposava
tranquillo nel suo letto a baldacchino, le mani esangui intrecciate
sul lenzuolo, in attesa. Il suo cuore emetteva appena brevi
sussulti incerti. I suoi pensieri erano grigi come la cenere.
E di lì a poco anche lui, come Rusty Regan, avrebbe dormito
il grande sonno.
Ridiscendendo in città, mi fermai a un bar e mandai giù
un paio di doppi whisky. Ma non mi servirono a un accidenti.
Riuscirono solo a farmi ricordare Parrucca d’Argento.
Davvero, non l’ ho più rivista.
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